Saluto del Patriarca Francesco Moraglia durante l'incontro con il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo (Venezia - Palazzo Patriarcale, 16 novembre 2018)
16-11-2018

Incontro con il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo

(Venezia – Palazzo Patriarcale, 16 novembre 2018)

Saluto del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia

 

Santità,

Venezia è per il mondo la città di San Marco, perché vi si conservano e soprattutto si venerano le spoglie dell’Evangelista; è un privilegio grande per cui eleviamo il nostro grazie a Dio.

La Chiesa che è in Venezia – dal 1451 sede patriarcale – è erede del patriarcato di Grado, a sua volta storicamente connesso con quello di Aquileia. E proprio da Aquileia, per la prima volta, è riecheggiato l’annuncio del Vangelo nelle terre fra l’Adriatico, le Alpi, l’Istria e le pianure dell’Europa centrale; queste sono le nostre radici.

Con vera gioia porgiamo a Lei il più cordiale saluto e, con Lei, salutiamo Sua Eminenza il Metropolita, Arcivescovo Gennadios, e tutte le persone che La accompagnano in questi giorni di visita e preghiera in città.

Venezia, con la sua storia e nei suoi segni anche pubblici – e tuttora visibili soprattutto nelle sue chiese ma anche nei palazzi e lungo le sue strade di terra e d’acqua -, rappresenta un forte richiamo all’azione potente che il Vangelo di Gesù Cristo, il Signore Risorto, ha immesso anche nelle pieghe più dolorose e faticose della vita del mondo con frutti abbondanti e sempre più indispensabili di amore e di pace, di giustizia e riconciliazione.

Venezia, da sempre, risplende e risalta come luogo privilegiato d’incontro, di convivenza e dialogo tra popoli, comunità e persone segnate da differenze – anche nel loro credo religioso – ma non per questo lontane e tantomeno ostili.

Avvertiamo, oggi, in un tempo segnato da diffusa secolarizzazione, come in modo particolare le Chiese cristiane siano chiamate sempre più ad offrire al mondo una testimonianza credibile e credente, amorevole, della Verità e dei doni di grazia che hanno, non per loro merito, ricevuto.

“L’amore del Cristo ci possiede” (2 Cor 5,14), afferma l’Apostolo Paolo, è più grande di tutto e ci spinge davvero a far risuonare continuamente il primo annuncio cristiano, ossia Gesù Cristo, il Figlio eterno del Padre che, risorto da morte, dona lo Spirito per il perdono dei peccati e ci rivela e dona l’infinita misericordia del Padre.

La fede e la vita “in Cristo” ci possiedono e spingono a mostrare come la dimensione religiosa sia arricchimento vero per la vita di una società e stimolo continuo a ricercare le strade dell’unità, della pace e della riconciliazione, anche di fronte a ferite e conflitti.

Rivolgiamo una preghiera per le tante sofferenze che salgono da varie parti del mondo, da chi è perseguitato per la sua fede a chi è vittima della fame, dei conflitti e della precarietà assoluta o scappa altrove alla ricerca, semplicemente, di un futuro.

Anche in questo nostro incontro sperimentiamo la bellezza di vivere in una Chiesa che è una “in Cristo” – perché così voluta dal suo Signore, pur nelle nostre differenze – e chiamata a vivere non per sé ma per Colui che è morto e risorto per noi e, così facendo, operiamo per il bene del mondo e ci impegniamo realmente per il bene comune, ossia di tutti.

La città di Venezia, con la sua bellezza ma anche con la sua fragilità – che abbiamo sperimentata di recente con l’acqua alta eccezionale -, ci suggerisce inevitabilmente l’importanza di una visione globale dell’uomo, nella sua relazione con Dio, con gli altri e con il creato. Cura e custodia dell’ambiente (“casa comune”), animate da un’autentica sensibilità ecologica e secondo un utilizzo intelligente delle conoscenze e delle risorse (fede e ragione camminano insieme), vanno così sempre di pari passo con il rispetto della dignità e del valore di ogni persona e di ogni vita.

Sono certo che questi giorni veneziani regaleranno a Vostra Santità numerose testimonianze di come l’amore di Dio e la carità degli uomini si siano incarnate nel nostro territorio.

Nella comune preghiera, chiediamo di mantenere vivo il profondo senso di Dio. Stare alla presenza di Dio vuol dire riporre in Lui la nostra fiducia e lasciare che sia Lui a plasmarci, acconsentendo ai suoi tempi e ai suoi modi.

La Santa Madre di Dio, qui a Venezia invocata dal popolo come Madonna della Salute, accompagni tutti all’incontro col Suo Divino Figlio.

La Santissima ed indivisa Trinità sia il termine di ogni nostro atto di fede e d’amore!