Saluto del Patriarca al Convegno internazionale “Mechitar e i Mechitaristi. Una Scuola dei Lumi cristiana” (Venezia - Isola di S. Lazzaro degli Armeni, 4 maggio 2018)
04-05-2018

Convegno internazionale “Mechitar e i Mechitaristi. Una Scuola dei Lumi cristiana”

 (Venezia / Isola San Lazzaro degli Armeni, 4 maggio 2018)

Saluto del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia

 

 

Nel salutare i presenti e gli illustri relatori che, provenendo da vari Paesi, daranno vita a questo prestigioso Convegno internazionale inserito nelle celebrazioni del Tricentenario del Monastero Mechitarista di San Lazzaro, rivolgo un fraterno saluto a Sua Eccellenza Monsignor Levon Zekiyan – Delegato pontificio per la Congregazione Mechitarista e Arcieparca degli Armeni cattolici di Istanbul e della Turchia -, Mons. Grigor Arciv. Tchiftchian – Arcivescovo della Diocesi di Tabriz, Iran – Catholicossato della Grande Casa di Cilicia, al Priore della comunità di S. Lazzaro– padre Serafino Jamourlian, e ai reverendi rappresentanti del Patriarcato di Etchmiatzin e del patriarcato armeno-cattolico Bzommar.

Vi sono certamente note le parole con cui papa San Giovanni Paolo II ha saputo evidenziare, con lineare genialità, il nesso indispensabile e indissolubile tra fede cristiana e cultura, tra fede cristiana ed esistenza quotidiana (personale e sociale):

“La sintesi fra cultura e fede – diceva nel 1982 – non è solo una esigenza della cultura, ma anche della fede… Se, infatti, è vero che la fede non si identifica con nessuna cultura ed è indipendente rispetto a tutte le culture, non è meno vero che, proprio per questo, la fede è chiamata ad ispirare, ad impregnare ogni cultura. È tutto l’uomo, nella concretezza della sua esistenza quotidiana, che è salvato in Cristo ed è, perciò, tutto l’uomo che deve realizzarsi in Cristo. Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta” (Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al Congresso nazionale del Movimento ecclesiale di impegno culturale, 16 gennaio 1982).

Il tema di fondo che verrà approfondito in questo Convegno internazionale – se non vedo male – è la testimonianza luminosa e storicamente fondata di quanto questo sia vero e di quanto tale fondamentale esigenza abbia attraversato la storia e le vicende ecclesiali nel tempo e si sia concretizzata in modo mirabile qui a San Lazzaro, qui a Venezia, città ponte da sempre protesa fra Occidente e Oriente, terra di scambi fra popoli e culture differenti.

In questi giorni sarete chiamati ad approfondire come il genio di Mechitar riuscì ad esprimersi in una singolare capacità di sintesi di monachesimo orientale e occidentale e cultura moderna, che portò il venerabile Abate ad arricchire la teologia sapienziale monastica della propria tradizione armena con una teologia sistematica necessaria per rispondere alle crescenti sfide del mondo moderno.

In tal senso – come evoca in modo perspicuo il titolo di questo Convegno – Mechitar inaugura di fatto “una Scuola dei Lumi cristiana”, perché la sua fiducia nella ragione si rivela come reale fiducia in una ragione illuminata dalla fede, in una ragione che non può perciò essere limitata in una chiave e in una visione riduttiva o parziale legata all’esperienza storica dell’Illuminismo.

Da sempre il magistero della Chiesa ci insegna, infatti, ad operare uno sguardo sulla realtà che è, ad un tempo, di fede e di ragione; ci si occupa dell’uomo affermandone e promuovendone le differenti dimensioni. L’uomo è persona, identità propria, irripetibile e insieme è relazione; nell’uomo non è possibile disgiungere la dimensione e il senso verticale (Dio) dalla dimensione e dal senso orizzontale (la relazione con il prossimo).

In Mechitar tutto ciò ha portato ad una rivalutazione dell’intero ventaglio delle scienze, secondo un vero spirito enciclopedico cristiano, sorretto dalla consapevolezza che tutto ciò che nutre lo spirito dell’uomo non può che arricchirlo nel suo stesso spessore propriamente umano, e, perciò, cristiano. Al punto che Mechitar stesso incoraggia i suoi giovani ad assecondare le proprie inclinazioni là dove li vede versati in tale o talaltra disciplina, senza disdegnare le scienze pure, naturali e applicate. Tutto – rettamente inteso – concorre a portare a Dio e a rendere la fede cristiana (per dirla con le parole di Giovanni Paolo II) più “pienamente accolta, interamente pensata, fedelmente vissuta”.

Emerge sempre più – in questo contesto e per l’opera mirabile del grande Abate Mechitar – il ruolo assunto ben presto dall’isola veneziana di San Lazzaro che diviene fucina di cultura – una cultura pervasa di spiritualità, come si addice all’identità armena – e punto di riferimento per gli armeni di tutto il mondo che offre alla cultura armena un impulso fondamentale per il rinnovamento, la riscoperta e la ridefinizione della propria identità.

Che tutto questo sia avvenuto qui a Venezia non è elemento accessorio ma è – come già ricordato – un ulteriore segno di continuità di sviluppo dell’identità profonda di questa città, ben ancora nel continente europeo ma sempre proiettata verso il Mediterraneo e l’Oriente in un costante e mai interrotto scambio culturale e scientifico, oltreché commerciale e… di civiltà.

Non stupisce, quindi, che proprio Venezia sia stata il luogo e l’alveo ideale per la maturazione di questa nuova e ricca sintesi, per il rinnovamento e il rilancio di una comunità, di una fede, di una cultura e di un popolo.

E riempie di gioia che a che a suscitare tutto questo sia stato un “Consolatore” (Mechitar), capace di sostenere, innovare e far fiorire una fede amica della ragione e, quindi, amica dell’uomo.

Rinnovo a tutti il mio saluto cordiale e auguro un lavoro proficuo, in questi giorni, nell’ambiente accogliente di S. Lazzaro e della nostra splendida Venezia!