Presentazione dello Studium Generale MarcianumDiscorso del Card. Angelo Sodano Segretario di Stato
Basilica di Santa Maria della Salute - Venezia, 24 aprile 2004
24-04-2004

Il lievito del Vangelo
nella cultura dei popoli

Discorso del Card. Angelo Sodano,
Segretario di Stato,
per l’apertura dello
‘Studium Generale Marcianum’ di Venezia

(Venezia, 24 aprile 2004)

Vi è una parabola del Vangelo che ben potrebbe spiegare il senso dell’istituzione di questo nuovo centro di studi: è la nota parabola del lievito, con la quale Gesù, sulla riva del mare di Galilea, volle spiegare ai suoi discepoli la natura del suo Regno.
‘Il Regno dei cieli ‘ ci ha insegnato il Maestro ‘ si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti’ (Mt 13, 33).
Immersi nella civiltà rurale del loro tempo, i presenti compresero bene ciò che il Signore voleva loro insegnare. In ogni casa vi era il lievito per preparare il pane nel piccolo forno domestico e tutti conoscevano il potere trasformante di questo organismo piccolissimo, capace di sollevare la farina impastata dalla donna di casa e dare così un sapore nuovo al cibo quotidiano.

1. Il dinamismo del Vangelo

Il paragone usato da Cristo per indicarci la natura trasformante del suo Regno ben può spiegarci la capacità del messaggio cristiano di elevare e nobilitare l’impegno dell’uomo, in ogni campo della sua presenza nel mondo.
Duemila anni di storia ci dimostrano come il Vangelo di Cristo abbia permeato la nostra civiltà, apportandovi quei valori che sono caratteristici del messaggio cristiano. Quando studiavo teologia a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana, mi aveva molto colpito un libro d’uno studioso gesuita tedesco, il Padre Karl Prumm, dal titolo Il Cristianesimo come novità di vita (Brescia, Morcelliana, 1955). L’autore passava in rassegna l’opera innovatrice e trasformatrice del messaggio cristiano all’interno del mondo greco-romano. Fu un messaggio che apparve subito come un potente generatore di vita nuova, una realtà non statica, ma dinamica, destinata ad elevare il senso dell’esistenza umana.
Nel corso dei secoli, la Chiesa di Cristo ne ha continuato quest’opera, immettendo nel cuore del mondo quei valori di vita che Cristo ci ha svelato. Non altra, infatti, è la ragion d’essere della Chiesa nel mondo, se non quella di continuare l’opera del suo Signore. Essa, infatti, è stata ben definita come il Cristo diffuso e prolungato nei secoli.
È ciò che ha messo bene in luce il Concilio Ecumenico Vaticano Il, nella nota Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo attuale, la Costituzione Gaudium et spes del 7 dicembre 1965.
Lì ben si illustra come la Chiesa sia chiamata ad essere ‘il fermento e quasi l’anima della società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo ed a trasformarsi in famiglia di Dio’ (ibidem, n. 40).
Erano parole che provenivano dall’eco lontana dei primi secoli della Chiesa, allorquando l’autore dell’Epistola a Diogneto scriveva: ‘ciò che l’anima è nel corpo, questo siano i cristiani nel mondo’ (n. 6).
‘Certo ‘ ci ricordava il Concilio Vaticano Il ‘ la missione propria che Cristo ha affidato alla sua Chiesa non è di ordine politico, economico o sociale: il fine, infatti, che le è prefisso è di ordine religioso. Eppure proprio da questa missione religiosa scaturiscono compiti, luce e forza, che possono contribuire a consolidare la comunità degli uomini secondo la legge divina.
‘Così, pure, dove fosse necessario, a seconda delle circostanze di tempo e di luogo, anch’essa (la Chiesa) può, anzi deve, suscitare opere destinate al servizio di tutti, ma specialmente dei più bisognosi, come, per esempio, opere di misericordia ed altre simili’ (Gaudium et spes, n. 42).

2. Dal cuore della Chiesa

Ed in realtà, furono queste opere caritative che per prime sorsero nella Chiesa per portare il lievito della carità evangelica nel mondo dei sofferenti. Basta pensare all’istituzione del diaconato già nell’epoca apostolica per sovvenire alle necessità dei poveri.
Con il passare dei secoli, si vide poi anche la necessità di portare il lievito della verità evangelica nel mondo dei giovani, particolarmente bisognosi di luce sul loro cammino.
Nacquero così nella Chiesa scuole ed università, sorsero istituzioni culturali di vario genere, per aiutare le nuove generazioni alla scoperta del vero, del buono e del bello, e cioè di quanto corrisponde alle esigenze più profonde dell’animo umano.
Si, molte istituzioni culturali sono nate dal cuore della Chiesa, come ben scrisse il Papa Giovanni Paolo Il nella Costituzione Apostolica sulle Università cattoliche, recante appunto il titolo significativo Ex corde Ecclesiae, ‘Dal cuore della Chiesa
Lo stesso potremmo dire di tutte le Istituzioni scolastiche create dalla Chiesa, come ben ci ricorda un altro importante documento conciliare, la Dichiarazione sull’Educazione Cattolica Gravissimum educationis momentum, e cioè ‘La gravissima importanza dell’educazione’, del 28 ottobre 1965.
Lo scopo è di far sì che ‘si realizzi una presenza pubblica, costante ed universale del pensiero cristiano in tutto lo sforzo dedicato a promuovere la cultura superiore, ed inoltre a formare tutti gli studenti, in modo che diventino uomini e donne veramente insigni per sapere, pronti a svolgere compiti impegnativi nella società ed a testimoniare la loro fede di fronte al mondo’ (ibidem, n. 10).

3. I centri di studio nel Medioevo

Volgendo lo sguardo all’origine di tanti centri di studi superiori, notiamo appunto che essi sono sorti ‘dal cuore della Chiesa’, così come oggi nasce dal cuore della Chiesa di Venezia lo ‘Studium Generale Marcianum’.
Basti pensare all’attuale Università di Roma, la Sapienza, creata proprio sette secoli fa, nel 1303, dal Papa Bonifacio VIII con il nome di ‘Studium Urbis’. Allora le Facoltà erano cinque: teologia, diritto canonico, diritto civile, arti e medicina. La concessione dei gradi accademici era riservata allora al Papa ed al suo Vicario generale.
Ciò mi spinge a fare una digressione in merito al titolo accademico che per ora potrà dare la Facoltà di Diritto Canonico, creata in questo Centro di studi. Non si meraviglino gli studenti se questo Studium Generale non può ancora dare il titolo di Dottore, perché nel 1200 e 1300 le incipienti ‘Universitates magistrorum et alumnorum’ non avevano di per sé la ‘potestas doctorandi’, la potestà di dichiarare Dottori. Questa era un privilegio che poteva concedere solo il Papa o l’Imperatore. Lo ricordava già, alla fine del 1300, il grande giurista Baldo degli Ubaldi, in un suo commentario al Digesto, in un’opera pubblicata poi postuma qui a Venezia nel 1599 (Commentarium in Corpus iuris civilis, I, Venetiis, 1599).
Terminata questa digressione, vorrei anche aggiungere a quanto detto sull’origine ecclesiastica dello ‘Studio dell’Urbe’, che anche la famosa Università della Sorbona a Parigi nacque per opera della Chiesa. L’ho ricordato recentemente ad un politico francese che stentava a riconoscere l’apporto dato della Chiesa al progresso dell’Europa. Gli dicevo a bruciapelo: ‘Ella viene da Parigi e saprà, quindi, chi abbia fondato la Sorbona’. Mi confessò di non esserne al corrente, ed allora mi fu facile dirgli che la celebre Università portava quel nome perché fondata dal Canonico Robert Sourbon nel 1257!
Dalla classica opera di Hastings Rashdall, The Universities of Europe in the Middle Ages (Oxford, 1936), apprendiamo poi che delle 75 Università istituite tra il 1100 ed il 1500, ben 47 ricevettero la Bolla papale di fondazione, mentre molte altre, sorte spontaneamente o per decisione del potere secolare, ricevettero posteriormente la conferma pontificia, con la concessione della Facoltà di Teologia o di Diritto canonico (cf. op. cit., vol. I, p. xxix).

4. Nell’epoca moderna

Questo stesso lievito evangelico fu, poi, immesso nel mondo della cultura, allorquando sorsero Università ed Istituti superiori per opera degli Stati moderni. Oltre ad essere presente in tali ambienti di studio e di ricerca; con l’opera e la testimonianza di tanti suoi figli, la Chiesa ritenne pure opportuno di creare dei propri Istituti di ricerca per le scienze umane, come degli Atenei propri per le scienze ecclesiastiche.
A Lovanio nel 1843 nasceva così in Europa la prima Università Cattolica dei tempi moderni. Già prima, nel 1789, era nata negli Stati Uniti d’America l’Università
di Georgetown. Nel secolo XIX vi fu poi tutto un fervore di iniziative per portare avanti tale forma di presenza cristiana nella realtà culturale di vari Paesi. In Cile, ad esempio, sotto il Pontificato di Leone XIII, nasce nel 1888, per iniziativa di alcuni benemeriti laici cattolici, l’Università Cattolica in Santiago. Gli esempi da citare sarebbero numerosi. Se poi volgiamo lo sguardo alla nostra Italia, vediamo sorgere, nel 1920, per opera del Padre Agostino Gemelli, l’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano.
Oltre alle Università, nel secolo appena trascorso, abbiamo avuto una fioritura di Istituti culturali, Facoltà, Cattedre, Scuole, Collegi, Università, Associazioni varie di professori e studenti. E sempre lo stesso spirito che ne ha animato l’origine:
contribuire, cioè, alla formazione della gioventù studiosa ed alla ricerca della verità.

5. Una nuova iniziativa

In questo mosaico si inserisce ora lo ‘Studium Generale Marcianum’, che oggi ho l’onore di inaugurare, come Inviato del Papa Giovanni Paolo Il.
Ciò che tale Studio intende offrire, pur in vari campi molto diversificati, è un servizio alla formazione della gioventù studiosa di questo bell’angolo dell’Italia, come ad altri studenti che qui potranno confluire dai vari Paesi mitteleuropei.
Sono lieto, in particolare, della creazione di un Istituto di Diritto Canonico, perché anche questa scienza giuridica è necessaria per lo sviluppo ordinato della società ecclesiale. La Chiesa, infatti, non è solo una realtà spirituale, ma è formata da uomini e donne, che, pur con la migliore buona volontà, hanno bisogno di regole chiare di vita, per il loro armonico accrescimento.
Talora si pensa ad una Chiesa primitiva, guidata solo dal fervore dei singoli suoi membri. Sappiamo però che anche la Chiesa apostolica aveva le sue norme, che anche la Chiesa dei primi secoli aveva bisogno dileggi al suo interno. Per la mia laurea in Diritto Canonico nella Pontificia Università del Laterano, in Roma, volli studiare come fosse organizzata la grande Chiesa orientale di Costantinopoli alla fine del quarto secolo, sotto la guida del Patriarca San Giovanni Crisostomo. Ebbene, vidi con grande interesse quale insieme di norme pratiche già esistesse a difesa del bene comune in quella pur carismatica comunità. Canoni sulla vita dei chierici e dei laici, sull’amministrazione dei Sacramenti, sull’uso dei beni ecclesiastici, sulle stesse pene medicinali da comminare a chi ha bisogno di un forte richiamo per ritornare alla fedeltà alla propria vocazione cristiana.
La storia ci ha poi fatto conoscere come all’interno della Chiesa, nel corso dei secoli, si sia sviluppata tutta una serie dileggi e decretali, fino a quando il Papa Pio X, un Pontefice donato alla Chiesa proprio da questa sede di Venezia, decise di riunire in un unico testo le norme ecclesiastiche allora vigenti, che furono quindi promulgate con il primo Codex Iuris Canonici nel 1917, per opera del Papa Benedetto XV.
San Pio X era un Papa eminentemente spirituale, eppure anch’egli, nella sua sapienza, era cosciente che nella vita della Chiesa vi devono essere dei principi validi per tutti i suoi membri, a garanzia della sua unità e della sua irradiazione apostolica nel mondo di oggi.
So bene che nel polo pedagogico-universitario di questo ‘Studium Generale Marcianum’ vi sono pure numerose altre realtà educative, dal Seminario Patriarcale all’Opera di Religione ‘Studium Cattolico Veneziano’ ed alla Fondazione Giovanni Paolo I. È però vivo l’auspicio che il nuovo Istituto di Diritto Canonico San Pio X possa costituire il fiore all’occhiello del centro di studi che oggi inauguriamo.

6. Conclusione

L’inaugurazione dello ‘Studium Generale Marcianum’ avviene nel quadro delle annuali celebrazioni in onore del grande Patrono della vostra città e ben si innesta organicamente nell’attività apostolica di quest’insigne Chiesa diocesana.
Nella vostra Basilica vi è il cosiddetto Tesoro di S. Marco, con preziosi oggetti artistici, che nella loro muta eloquenza ci parlano del genio creativo di tanti uomini di fede.
Da parte mia, vorrei augurarvi, cari amici di Venezia, che il nuovo Studio generale, dedicato a 5. Marco, costituisca un tesoro ancor più bello, il tesoro di un centro di sapienza cristiana!