Pellegrinaggio dei giovani alla Salute: saluto finale del Patriarca alla Salute (20 novembre 2008)
20-11-2008

Basilica della Madonna della Salute

 

Venezia, 20 novembre 2008

 

 

Pellegrinaggio dei giovani alla Basilica della Madonna della Salute

 

 

 

Saluto del Patriarca, Cardinale Angelo Scola *

            È giunto il momento, dopo questo gesto, di un saluto finale. Il Patriarca vi dice tutto il bene che vi vuole e con lui il vescovo Beniamino e tutti i vostri sacerdoti e gli amici più grandi. E ve lo dice facendovi notare quale debba essere la conseguenza più naturale di questo gesto di libertà che insieme abbiamo compiuto uscendo dalle mura di un cuore chiuso per metterci in viaggio seguendo Maria.

            Il segreto ce lo ha detto il bellissimo verso di Shakespeare: «Non per l’incostante luna che ogni giorno muta». Giulietta non vuole un amore così. Ma allora per che cosa? ‘Per sempre’.

            Siete adesso in un’attitudine di silenzio di buon livello, un po’ meglio che lungo il cammino. Allora vorrei che scendesse nel vostro cuore il desiderio di un amore così perché mi sta a cuore – come sta a cuore a tutti noi che, per come siamo capaci, vi seguiamo tutti i giorni – la tua persona, voglio poterti dare del tu guardandoti negli occhi. E questa non può essere una mia capacità. È  solo perché ho da dirti il grande mistero della vita che questa donna ha portato nel grembo. Pensate che concretezza assume Dio, nel grembo di una donna..!

            Fedeltà. A chi? A lui, a Gesù. Attraverso Maria. Colei che media ogni tipo di grazia, come la veneriamo qui alla Salute. E come si vive questa fedeltà a Gesù di cui impariamo a dare del Tu a Lui ed impariamo a darci del Tu a noi? Nella fedeltà alla nostra compagnia cristiana, al tuo gruppo parrocchiale, all’associazione, al movimento, alla realtà a cui appartieni ‘ se non ce l’hai cercala. Fedeltà. Lì lentamente, lentamente, con il passare degli anni come è successo a me, come è successo a molti di noi qui, lentamente il cuore si apre sempre di più (anche se il corpo purtroppo si ottunde), il cuore si apre e la mente si allarga.

            Realmente uno si mette in viaggio. Realmente la vita è un pellegrinaggio cioè un tentare tutto ciò che la libertà sente alla sua portata. Nulla è impossibile a Dio. E la vergine Maria è qui a testimoniarcelo. Che questa fedeltà questa sera vi faccia compagnia: la fedeltà della Madonna.

            E affidiamoci a Lei in un consiglio pratico: prima di dormire la sera, tutti, ognuno personalmente un’Ave Maria di affidamento alla Madonna, come la preghiera del Papa che abbiamo recitato ora. Mettere nelle mani di Maria Santissima il nostro cammino di vita, la nostra vocazione.

            Vi richiamo anche il dovere ‘ la parola giusta è questa, ma il dovere realizza la felicità ‘ di prepararvi bene al Santo Matrimonio cristiano; il dovere di accogliere la chiamata alla consacrazione se Dio ve la dà. Vi richiamo il compito bello del costruire comunità larghe, aperte, in cui si possa dire a chiunque, a chiunque ‘vieni e vedi’. Gesù è venuto per i malati, è venuto per tutti. Non c’è un tuo compagno di scuola che non sia potenzialmente uno dei nostri. Solo che devi dirglielo. Se non glielo dici, se non lo inviti mai, se non gli proponi mai questa esperienza’ Ma per proporla bisogna fare una esperienza bella, eh! Uno propone solo la bellezza. Ma voi avete tutti delle facce bellissime, si vede guardandovi da qui.

            Quindi fedeltà, in tutte le forme di amore. Ragazzi e ragazze, fedeltà. Non intraprendere niente per un fulmine a ciel sereno, ma puntare realmente alla fioritura del germoglio. E la Madonna, in questo, è una compagnia dolcissima. Io capisco che a sedici anni, a venticinque anni si possa far fatica a capire questo. Fino ad un certo punto lo capisco. Ma voi che siete seri certamente lo state già vivendo.

            Allargare il cuore: per esempio la nostra Chiesa ha bisogno di due giovani in gamba che siano disposti a passare due anni ad Ol Moran, nella nostra missione. Ci vuole un geometra, ci vuole uno che sappia tenere i conti, ci vuole uno che sappia dare una mano in infermeria. La nostra amica Elisa è tornata, adesso tornerà anche don Giovanni, e il nostro carissimo don Giacomo che è giovane come voi, ha 29 anni, è giù da solo. Lo possiamo lasciarlo da solo? Forza. Qualche anno fa l’Elisa si fece avanti, si faccia avanti qualcuno.

            Quindi allarghiamo gli orizzonti. Siamo nella città più universale del mondo: non possiamo vivere meschinamente. Non possiamo vivere chiusi a Caorle, Jesolo o a Quarto d’Altino, che roba è? Quella là è una radice di partenza. Bisogna vivere per il mondo. Venezia è la chiave per vivere per il mondo. E poi amate la Chiesa. Tocca a voi. In questi giorni affluiscono in questa Basilica decine di migliaia di persone. Accendono il cero: cosa avranno nel cuore? Hanno nel cuore l’attesa, l’attesa della felicità. Voi siete la strada per questa attesa.

            Fedeltà vuol dire fecondità. «Questo germoglio d’amore sarà uno splendido fiore», dice Giulietta. Se sei fedele, ogni germoglio d’amore sarà uno splendido fiore.

Siate prudenti nel guidare l’auto tornando a casa. Mi raccomando. Grazie (seguono gli Avvisi).

 

Ringrazio di cuore don Renato e tutta l’equipe della Pastorale Giovanile, la comunità del Seminario che ci ha accolto, il coro di Chirignago, insomma tutti quelli che ci hanno dato una mano. Bisogna riprodurre questo fervore, consapevole dell’amore, riprodurlo in tutte le nostre realtà.

E ora la benedizione finale, insieme al Vescovo Ausiliare Beniamino.

 


* Testo non rivisto dall’autore.