Omelia nella solennità dell'Epifania (Venezia, 6 gennaio 2009)
06-01-2009

Basilica Patriarcale di San Marco

 

Solennità dell’Epifania del Signore

 

Is 60, 1-6; Sal 71; Ef 3, 2-3.5-6; Mt 2, 1-12

 

 

Omelia del Patriarca Angelo Card. Scola

Venezia, 6 gennaio 2009

1. «Abbiamo visto spuntare la sua stella, e siamo venuti ad adorarlo» (Mt 2,2). Dio ha interpellato i Magi, questi astrologi pagani, mediante una stella insolita in mezzo alle stelle consuete. Un segno, fragile anche se straordinario, ha prodotto in loro un sussulto e li ha messi in cammino.

 

Il popolo dei Suoi, invece, forse troppo abituato alla parola di Dio, si è chiuso: «All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme» (Mt 2,3). Spesso accade la stessa cosa anche a noi cristiani, nuovo popolo di Dio. Quando la nostra esistenza è attraversata da un segno non previsto (una testimonianza di fede, di giustizia e di pace, un incontro significativo, una prova di dolore o di amore’) anziché lasciarci provocare lo rimuoviamo, ci chiudiamo nell’acqua cheta di un abitudinario quotidiano.

2. Così la domanda fatta da questi stranieri agli abitanti di Gerusalemme: «Dov’è il re neonato?», crea imbarazzo, anzi spavento. Ancora una volta potremmo riconoscere che la stessa cosa succede spesso a noi cristiani, spesso spiazzati dalla domanda: ‘Chi è Gesù?’, rivoltaci in modo esplicito o implicito dai nostri fratelli uomini. La conseguenza sarà, per Erode, un piano diabolico di morte celato con bieco calcolo. Ma i Magi, guidati dalla stella, giungono alla loro meta, adorano il Bambino, Gli rendono omaggio e ritornano colmi di una sana inquietudine alle loro terre, senza pericolo.

 

Più di una volta Gesù troverà nei pagani (il centurione, la cananea’) una fede più grande che in Israele. Anche lungo la storia della Chiesa spesso sono i convertiti ad aprire vie nuove e feconde. Nel giorno dell’Epifania, cioè della manifestazione che il Salvatore è destinato a tutti gli uomini e a tutti i popoli, preghiamo con fervore per coloro che con cuore sincero cercano Dio.

 

 

3. Con l’episodio dei Magi a confronto con Erode, Matteo mette in evidenza come già dall’inizio, dalla sua nascita, il destino paradossale di Gesù sia quello di urgere la libertà alla decisione. Un destino di accettazione o di rifiuto percorrerà tutta l’esistenza del Salvatore. Il dono dell’unità e della pace universale portato da Gesù non è mai a buon mercato. Così per ogni cristiano, nell’impatto con il reale, in ogni circostanza o rapporto, è sempre in gioco l’atto, splendido e drammatico, della libertà che è chiamata a dire sì o no a Gesù Cristo.

 

4. «Viene la tua luce, sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore» (Is 60, 5): coi Magi la profezia di Isaia inizia a realizzarsi. Sorge un nuovo popolo di credenti il cui compito è essere luce del mondo. Cade la barriera del particolarismo e si afferma l’universalità della salvezza che è offerta a tutti senza distinzione alcuna. è il mistero rivelato da Paolo nella Seconda Lettura: Israele si aprirà verso tutti popoli, chiamati «a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della stessa promessa» (Ef 3,6).

Di tale mistero affidato a Paolo in nostro favore, siamo resi partecipi in ogni celebrazione eucaristica. Lo siamo in modo del tutto particolare oggi. Per una bella tradizione, infatti, la nostra Chiesa si rivolge con intenso affetto ai missionari (sacerdoti, religiosi, religiose e laici), figli di Venezia e delle terre venete, che rispondendo all’invito del Salvatore universale, spendono la loro vita in tutti i continenti per annunciare la dolce persona di Cristo a coloro che ancora non Lo conoscono o chiedono il nostro aiuto per consolidare comunità di vita cristiane di recente costituzione. È commovente il bel gesto che in questo momento si ripete: tutti i missionari della nostra diocesi sparsi in vari Paesi sono ora collegati via radio con noi per partecipare a questa solenne azione eucaristica. Siamo pieni di riconoscenza per loro e siamo molto grati al Centro missionario del Patriarcato che tiene desta in noi la coscienza missionaria universale.

Cogliamo inoltre l’occasione per invitare i giovani a rischiare, almeno temporaneamente, una scelta missionaria. Nella nostra missione di Ol Moran (Kenya), ad esempio, c’è bisogno di un aiuto nel campo economico, infermieristico, scolastico. Come non vedere la possibilità di donare uno o due anni della propria vita per questo nobile scopo?

 

5. Il messaggio universale dell’Epifania porta Gesù Cristo al centro della nostra vita, della storia e del cosmo. L’enigma dell’uomo è sciolto. Uomini e popoli possono sostenere il dramma dell’esistenza personale e sociale conoscendo non certo i singoli passi ma di sicuro la direzione del loro cammino. Tutti i nostri limiti, fragilità e peccati, nel rapporto con noi stetti, con i nostri fratelli uomini e con Dio possono essere affrontati dalla nostra libertà con responsabilità rinnovata. Il Salmo responsoriale ci ha fatto chiedere diritto, giustizia e pace. Per realizzarli occorre lasciarci pazientemente educare nella prospettiva richiamata. Il Santo Padre, nel Messaggio per la Giornata della Pace di quest’anno (1.1.2009), così si pronuncia: «Nell’attuale mondo globale è sempre più evidente che si costruisce la pace solo se si assicura a tutti la possibilità di una crescita ragionevole: le distorsioni di sistemi ingiusti, infatti, prima o poi, presentano il conto a tutti. Solo la stoltezza può quindi indurre a costruire una casa dorata, ma con attorno il deserto o il degrado’ La globalizzazione va vista come un’occasione propizia per realizzare qualcosa di importante nella lotta alla povertà e per mettere a disposizione della giustizia e della pace risorse finora impensabili» (n° 14). È qui offerto il criterio principe per affrontare la crisi economico-finanziaria che stiamo attraversando.

6. In questo momento inoltre vogliamo pregare incessantemente con i Patriarchi ed i Capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme che oggi, in tutte le Chiese della Terrasanta, invitano i fedeli a pregare per la fine del conflitto nella striscia di Gaza e implorare giustizia e pace per la loro terra, ricordando le vittime, i feriti, quanti hanno il cuore spezzato, chi vive nell’angoscia e nel timore, perché Dio li benedica con la consolazione, la pazienza e la pace che vengono da Lui. In proposito ascoltiamo, ancora una volta, l’invito del Papa. Lo ascoltino soprattutto i governi ed i potenti di questo mondo: «La guerra e l’odio non sono la soluzione dei problemi. Lo conferma anche la storia più recente. Preghiamo, dunque, affinché ‘il Bambino nella mangiatoia’ ispiri le autorità e i responsabili di entrambi i fronti, israeliani e palestinese, a un’azione immediata per porre fine all’attuale tragica situazione’» (Angelus Domenica 4 gennaio 2009).

 

7. «Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra» (Mt 2,11). Guardiamo ai Magi e impariamo da loro. Non solo dalla loro semplicità nel seguire il segno della salvezza, ma anche dalla magnanimità con cui risposero all’incontro con il Bambino Gesù. Riconoscere in quel Bimbo, amorevolmente custodito da Maria e Giuseppe, il Salvatore del mondo ci riempie di speranza. E non saremo mai più confusi. Amen