Omelia nella S. Messa per i giubilei sacerdotali (Basilica della Salute - 31 maggio 2007)
31-05-2007

Visitazione della Beata Vergine Maria
Festa dei Giubilei sacerdotali
Basilica della Salute, 31 maggio 2007

Ringraziamo il Signore che ci ha raccolti ancora una volta, insieme al nostro Patriarca, davanti all’immagine della Madonna della Salute, in una convocazione che celebra la nostra comunione presbiterale: un grande dono da custodire gelosamente e da far crescere ogni giorno.
Siamo qui alla conclusione di un anno pastorale, che ha visto non solo il proseguimento della Visita Pastorale, ma che è stato segnato anche dalla grazia della Visita del nostro Patriarca ‘ad limina Apostolorum’: a Roma lo ha accompagnato un numeroso pellegrinaggio che, a nome della nostra Chiesa, ha onorato la tomba degli apostoli Pietro e Paolo e ha goduto della benedizione del Santo Padre.
Incontrandoci oggi nella carità ‘ anzi nella sua espressione suprema che è la celebrazione dell’Eucaristia ‘ noi partecipiamo alla grazia del mistero della visitazione della Madre di Gesù ad Elisabetta. Anche quello è stato un incontro di carità e di comunione, intorno a una presenza, ancora nascosta ma reale, del Figlio di Dio incarnato nel grembo di Maria.
In un umile gesto di amore e di servizio un grande mistero si compie: l’Antico Testamento – la profezia, personificata in Giovanni – si incontra con il Nuovo, con l’adempimento di tutte le Scritture, che è Gesù. E Giovanni sussulta di gioia nel grembo di sua madre: è il Regno che viene.
Elisabetta, piena di Spirito Santo, è illuminata sul mistero che sta compiendosi ed esclama a gran voce: ‘Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento della parola del Signore’.
Anche il nostro incontro eucaristico, intorno al Patriarca, è un mistero di presenza del Signore che deve riempirci di gioia: la gioia della comunione, quella che Gesù ha chiesto al Padre per i suoi discepoli durante la preghiera sacerdotale al termine dell’ultima cena. Una comunione che esprimeremo anche partecipando, se ci sarà appena possibile, all’ordinazione sacerdotale di don Alberto Vianello nel pomeriggio del 16 giugno e che troverà una espressione bella ed evangelicamente significativa nel pranzo che consumeremo insieme dopo questa celebrazione eucaristica.
Il Papa Benedetto XVI, che in un Angelus domenicale di un anno fa aveva chiamato il viaggio di Maria dalla Galilea alla Giudea ‘la prima processione eucaristica’ della storia della Chiesa, alla fine dell’enciclica ‘Deus Caritas est’, indugia nel contemplare Maria nel mistero della Visitazione: ‘Nel Vangelo di Luca, scrive, la troviamo impegnata in un servizio di carità alla cugina Elisabetta, presso la quale resta ‘circa tre mesi’ (1,15)… ‘Magnificat anima mea Dominum’ dice in occasione di questa visita’ed esprime con ciò tutto il programma della sua vita: non mettere se stessa la centro, ma fare spazio a Dio incontrato sia nella preghiera che nel servizio al prossimo: solo allora il mondo diventa buono. Maria è grande proprio perché non vuole rendere grande se stessa, ma Dio. Ella è umile: non vuole essere altro che l’ancella del Signore (Lc 1,38.48). Ella sa di contribuire alla salvezza del mondo non compiendo una sua opera, ma solo mettendosi a piena disposizione delle iniziative di Dio. E’ una donna di speranza: solo perché crede alle promesse di Dio e attende la salvezza di Israele, l’angelo può venire da lei e chiamarla al servizio decisivo di queste promesse. Essa è una donna di fede: ‘Beata sei tu che hai creduto’, le dice Elisabetta (Lc 1,45)”(n.41).
Al termine di un anno pastorale che ha conosciuto la gioia e le fatiche della semina e della coltivazione di quanto avevamo seminato, mentre celebriamo i giubilei di confratelli che hanno speso la vita nella vigna del Signore ‘ settanta, sessanta, cinquanta e venticinque anni di ministero sacerdotale – noi sentiamo quanto queste parole ci interpretano profondamente.
Abbiamo lavorato per il Signore, non cercando noi stessi ma la sua volontà e la salvezza di quanti Lui ci aveva affidati. Per questo anche noi, oggi, diciamo: ‘l’anima mia magnifica il Signore’. Egli non ha disdegnato la piccolezza dei suoi servi, ma si è servito di noi, umili strumenti per operare le sue grandi cose. E così la salvezza del Signore si estende di generazione in generazione.
Nelle difficoltà del nostro ministero dobbiamo essere anche noi, come Maria, uomini di fede e di speranza: allora Dio assumerà i suoi poveri strumenti e, proprio mediante essi, compirà le sue grandi opere di salvezza: ‘perché nessuno possa gloriarsi davanti a Dio’, ma chi si gloria, si glori nel Signore.
Il Papa continua indugiando sul ‘Magnificat’: ‘Maria parla e pensa con la Parola di Dio: la Parola di Dio diventa parola sua, e la sua parola nasce dalla Parola di Dio. Così si rivela, inoltre, che i suoi pensieri sono in sintonia con i pensieri di Dio, che il suo volere è un volere insieme con Dio. Essendo intimamente penetrata dalla Parola di Dio, ella può diventare madre della Parola incarnata’.
Il ‘Magnificat’, interpretato dal Papa, diventa la parafrasi più bella del nostro ministero pastorale, in particolare del ministero della Parola. E questo ci deve dare una grande fiducia.
Non viviamo in tempi facili, l’aria che si respira, oggi, non è omogenea al Vangelo. Ma noi sappiamo che nel nostro lavoro il Risorto è con noi. E’ con noi, perché egli è sempre con la sua Chiesa. ‘tutti i giorni finché il tempo non sia compiuto’; è con noi anche perché ‘è in noi’: ‘Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità’. Questo mistero delle nostra unione con il Signore Gesù, che giunge al punto di consentirci di dire che noi agiamo ‘in persona Christi’, deve essere per noi sorgente costante di forza e di speranza. ‘Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?’ è la parola che lo Spirito sussurra continuamente nel nostro cuore.
Mentre ci rallegriamo con i confratelli che celebrano i loro giubilei e facciamo loro gli auguri più belli, ricordiamo il giorno in cui noi stessi siamo partiti da questa Basilica e dal nostro seminario per ricevere l’ordinazione sacerdotale. Eravamo trepidi per quanto ci attendeva, ma anche sereni e fiduciosi. In quel giorno abbiamo deposto l’offerta della nostra vita davanti alla Vergine. Oggi rinnoviamo la nostra offerta per noi, per la nostra Chiesa e tutto il nostro presbiterio, in particolare per i confratelli che celebrano i loro giubilei; per don Alberto che prossimamente sarà ordinato e per tutti i seminaristi, perché procedano con generosità e con grande, immensa fiducia.
Il Signore è fedele e non ci lascerà mai soli.