Omelia del Patriarca nella solenne Veglia pasquale (Venezia, Basilica Cattedrale di San Marco - 15 aprile 2017)
15-04-2017

Solenne veglia pasquale

(Venezia, Basilica Cattedrale di San Marco – 15 aprile 2017)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Carissimi fratelli e sorelle, sia lodato Gesù Cristo!

Non si può, nella liturgia della notte più santa dell’anno, non dire: sia lodato Gesù Cristo!

La liturgia ci ha, infatti, messo di fronte alla realtà vera della storia: dal momento della creazione al compiersi di tutto nella Risurrezione di Cristo che anticipa le nostre risurrezioni.

Il battesimo  – che è, con Cristo, protagonista di questa notte di veglia – è il seme della grazia e ciò che trasforma il tempo dall’essere semplice svolgimento cronologico di giorni, mesi ed anni a tempo di grazia. In poche ore, in questa veglia, noi possediamo la realtà del tutto.

Con le letture dell’Antico Testamento ci è stato ricordare e rivivere l’evento della creazione – “E fu sera e fu mattina… Dio vide che era cosa buona” (cfr. Gen cap.1); l’alleanza con Abramo, perché quell’uomo e quel popolo esercitassero una funzione sacerdotale nei confronti di tutta l’umanità, con Isacco che prefigura il sacrificio di Cristo; l’alleanza, l’esodo e le grandi cose che il Signore compie per il suo popolo; il messaggio dei profeti e la ricostituzione della piccola Gerusalemme terrena dopo l’esilio di Babilonia; l’umanità riconciliata in Cristo con Dio; il tema della salvezza universale predicato dal profeta Isaia; la grazia che ci ha ricordato il profeta Baruc.

In poche ore, attraverso i segni della liturgia, siamo passati dal buio silenzioso dell’inizio della veglia – l’umanità lontana dal Cristo, bisognosa del Cristo – al canto del Gloria con la luce, i suoni e l’armonia.

Questa veglia ci è consegnata perché, se tenuta fedelmente nella nostra vita cristiana, ci dischiude il senso di tutto quello che c’è nelle nostre vite; ognuno di noi ha la sua vita e questa veglia contiene, comunque, tutto quello che può accadere in molteplici esistenze, lunghe anche – ve lo auguro! – fino ai cento anni.

Ma quello che abbiamo celebrato in questi momenti è la realtà vera, più vera delle portaerei americane e delle bombe siriane, più vera dell’euro e del dollaro, più vera delle potenze – almeno credute tali – degli uomini; è la grande forza di Cristo, tenerezza di Dio per l’umanità, salvezza per ogni uomo; è il senso e il significato della storia, perché la storia da Lui procede e a Lui è indirizzata.

E’ Lui il giudice degli uomini, dei secoli, degli imperi, delle brutture e delle carità infinite di cui l’uomo è capace.

Portiamo a casa l’esperienza grande della liturgia della Chiesa, che non è ricordo ma è “memoriale”, che non è segno umano ma gesto di Dio in favore del suo popolo.

Esaminiamoci su quanto spazio, tempo, significato ha la domenica nella nostra vita: nella nostra vita personale, nella vita delle nostre famiglie, delle nostre relazioni umane.

La domenica è il giorno del Signore che, se vissuto, ci permette di vivere umanamente nel senso vero e pieno della parola, gli altri sei giorni della settimana.

Buona Pasqua a tutti!