Omelia del Patriarca nella solenne Veglia di Pasqua (Venezia / Basilica Cattedrale di San Marco, 11 aprile 2020)
11-04-2020

Solenne Veglia di Pasqua

(Venezia / Basilica Cattedrale di San Marco, 11 aprile 2020)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

 

Carissimi fedeli,

“il Signore è risorto e ci precede in Galilea”.

L’annuncio dell’Evangelista è per noi oggi, in questa notte, nella giornata di domani e nelle giornate che seguiranno.

Il Signore ci precede in Galilea: ognuno di noi ha la sua Galilea, ha il suo incontro con il Signore. Ognuno di noi e ogni comunità – soprattutto in questo periodo segnato così pesantemente dalle morti per la pandemia che stiamo ancora dolorosamente vivendo – ha l’appuntamento con il Signore. Ognuno di noi ha la sua Galilea, dove il Signore lo attende.

Questa Veglia, decurtata di tanti elementi importanti, in ossequio alle disposizioni liturgiche che sono state date, ci ha fatto ripercorrere in pochi tratti quella che è la storia dell’umanità: Dio crea, Dio si sceglie un popolo in Abramo, Dio salva quel popolo, Dio diventa la passione di ogni uomo.

Passione nel senso di sofferenza, perché in questi giorni di sofferenza la Chiesa ci ha ricordato che Lui ha sofferto, ha sofferto per noi, ha portato la sua sofferenza vicino alla nostra. E questa Veglia – con la luce del cero pasquale, le promesse battesimali che tra pochi istanti rinnoveremo e l’Eucaristia pasquale – ci ricorda che la vita è più forte della morte.

A tutti l’augurio di una Pasqua che nasca dall’incontro con il Signore.

Lo ripeto: ognuno di noi ha la sua Galilea. Là il Risorto attende, ci precede e ci indica una mèta che è Dio, Dio trovato nei fratelli, soprattutto nei più poveri e negli ammalati.

Vogliamo in questa Messa ricordare i morti, soprattutto coloro che sono morti da soli, abbandonati. Vogliamo ricordare i medici e gli operatori della sanità. Vogliamo chiedere al Signore che questa Pasqua sia per tutti, ma soprattutto per loro, un incontro con la luce che non si spegne.

Buona Pasqua a tutti!