Omelia del Patriarca nella S. Messa per tutti i volontari che partecipano alla Giornata nazionale della Colletta alimentare (Venezia / Chiesa degli Scalzi, 22 novembre 2019)
22-11-2019

S. Messa per tutti i volontari che partecipano alla Giornata nazionale della Colletta alimentare

(Venezia / Chiesa degli Scalzi, 22 novembre 2019)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Carissimi,

ormai è una tradizione consolidata ritrovarci – alla vigilia della Colletta alimentare – per celebrare l’Eucaristia, il più alto rendimento di grazie, di lode e di adorazione all’unico Dio e Signore.

Non a caso il momento culminante dell’intera celebrazione è la preghiera del canone in cui chi presiede termina con l’acclamazione: “Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli”.

Abbiamo appena pregato il Salmo responsoriale: “Tua, Signore, è la grandezza, la potenza, lo splendore, la gloria e la maestà: perché tutto, nei cieli e sulla terra, è tuo… Da te provengono la ricchezza e la gloria. Tu domini tutto; nella tua mano c’è forza e potenza, con la tua mano dai a tutti ricchezza e potere” (1Cr 29,11-12).

Sì, tutto è veramente del Signore; è dalle sue mani che provengono i beni e le risorse che noi oggi abbiamo, a cui possiamo attingere e che spesso definiamo, impropriamente, “nostre”. Tutto allora è chiamato – per vocazione intrinseca ed oggettiva e anche alla luce di una realistica considerazione dei fatti – ad essere condiviso e speso nel bene e a beneficio di tutti, nessuno escluso.

Quest’anno viviamo la celebrazione in una città ancora profondamente toccata e ferita dagli eventi eccezionali degli ultimi giorni, così difficili. I disagi, per il centro storico e le isole, sono ancora palpabili e spesso abbiamo invocato l’ausilio e il sostegno di Maria con il titolo, a noi caro, di “Madonna della Salute” dove “salute” significa – propriamente e prima di tutto – “salvezza”.

Anche la vostra presenza qui, oggi, e quella che garantirete nelle prossime ore durante il servizio volontario di raccolta di beni e generi alimentari nei vari luoghi della città rappresenta un segno di sicura speranza, di ripresa e di ripartenza nel segno di una solidarietà umana e carità cristiana concrete e di una vicinanza che, anche nei momenti più bui dei giorni scorsi, non sono mai mancati da parte di tante persone (giovani soprattutto).

Nella lettera che ho scritto qualche giorno fa per ringraziare quei ragazzi e giovani – “veri angeli dell’acqua alta” – che si sono resi disponibili per aiutare, sottolineavo alcuni pensieri che sento di dover rinnovare e ripetere a voi, oggi, perché corrispondono bene anche al vostro prezioso servizio: “Il vostro gesto (…) fa bene a tutti, a voi che lo state compiendo, a chi ne beneficia, a chi vi osserva, a tutta la città… il vostro è un gesto che va oltre ciò che materialmente realizza ed è importantissimo per il significato che riveste. I gesti, talvolta, parlano più di mille parole; voi ci dite che l’altro vi sta a cuore. Sì, attenzione all’altro ma non solo. Con questo gesto ci aprite alla speranza di una nuova convivenza sociale, più aperta alle necessità altrui e ad una reale condivisione, non volendo lasciare indietro nessuno”.

Sant’Agostino – come sapete – amava ricondurre (e raffigurare) la storia e la vita dell’uomo come due distinte città che rimandano a due differenti tipi di persone e, soprattutto, di amori; due atteggiamenti e modi, insomma, radicalmente diversi nell’affrontare la realtà.

“Due amori (…) hanno costruito due città: l’amore di sé spinto fino al disprezzo di Dio ha costruito la città terrena, l’amore di Dio spinto fino al disprezzo di sé la città celeste. In ultima analisi, quella trova la gloria in se stessa, questa nel Signore. Quella cerca la gloria tra gli uomini, per questa la gloria piú grande è Dio, testimone della coscienza”.

E ancora, più avanti nello stesso brano, che è abbastanza conosciuto, il grande Padre della Chiesa dettaglia ulteriormente questa distinzione: “L’una (città), nei suoi capi e nei popoli che sottomette, è posseduta dalla passione del potere; nell’altra prestano servizio vicendevole nella carità, chi è posto a capo provvedendo e chi è sottoposto adempiendo. La prima, nei suoi uomini di potere, ama la propria forza; la seconda dice al suo Dio: Ti amo, Signore, mia forza. Nella prima città, perciò, i sapienti, che vivono secondo l’uomo, hanno cercato i beni del corpo o dell’anima o tutti e due; oppure quanti hanno potuto conoscere Dio non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa… Nell’altra città invece non v’è sapienza umana all’infuori della pietà, che fa adorare giustamente il vero Dio e che attende come ricompensa nella società dei santi, uomini e angeli, che Dio sia tutto in tutti” (Agostino d’Ippona, De civitate Dei, 14,28).

Carissimi, sappiate essere – con il vostro gesto umile e insieme consapevole – testimoni e anticipatori di questa seconda e decisiva città. E ricordate che non si tratta mai solo, o tanto, di una questione di altruismo o di benevolenza sociale/sociologica.

Si tratta, piuttosto, di lasciare aperto il cuore e lasciarlo parlare, di spalancare la propria coscienza a quell’amore di Dio che ci spinge a fare quasi a gara nel “servizio vicendevole nella carità”, che ci porta a compiere atti concreti per provvedere al bene di tutti e ad adempiere puntualmente i nostri doveri nella vita familiare e nel contesto sociale, economico, culturale e politico di cui siamo pienamente parte.

Un gesto in cui per il cristiano si fondono sia le virtù teologali – fede, speranza e carità – che le virtù umane/morali: giustizia, prudenza, fortezza e temperanza. L’accorgersi dell’altro in difficoltà è sempre un atto di carità ma anche di intelligenza e – proprio in questa unità – l’uomo, nel suo agire, diventa icona del Dio di Gesù Cristo che è sempre ed inseparabilmente Agape e Logos, ossia Amore e Verità.

Così – nello stesso tempo – renderemo e renderete, cari volontari della Colletta alimentare, un degno servizio di gloria e lode all’unico Dio e Signore ponendo le basi, qui ed ora, nella nostra bella e così fragile città di Venezia, per una convivenza più umana e dignitosa per tutti.