Omelia del Patriarca nella S. Messa per i funerali di don Giovanni Favaretto (Venezia/Chiesa parrocchiale S. Giovanni in Bragora, 15 maggio 2021)
15-05-2021

S. Messa per i funerali di don Giovanni Favaretto

(Venezia/Chiesa parrocchiale S. Giovanni in Bragora, 15 maggio 2021)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Carissimi,

in modo inaspettato don Giovanni Favaretto ha concluso la sua vita terrena e come era già successo, anche di recente, un’altra volta il Signore della vita e della morte è passato, alle prime luci del giorno, in mezzo a noi ed ha chiamato a sé un nostro sacerdote per introdurlo nella casa del Padre.

Di fronte a questo avvenimento imprevisto, avvertiamo tutta la forza e la verità delle parole dell’apostolo Paolo che abbiamo ascoltato nella prima lettura di oggi: “Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi” (Rm 14,8-9).

Nella sua vita don Giovanni – che era prete da oltre 46 anni – si è speso nella pastorale parrocchiale e diocesana e negli ultimi tempi, con passione ed impegno, si era impegnato nella cappellanìa dell’ospedale civile di Venezia, in contatto quotidiano col mondo della sofferenza: i malati, i loro familiari, i medici, gli operatori sanitari e i volontari.

Aveva un carattere sensibile e a tratti emotivo che lo portava a vivere intensamente tutte le situazioni. Questo servizio, presso la cappellania dell’Ospedale, lo aveva intrapreso di sua iniziativa e vi si era applicato cercando di dare il meglio di sé nella cura dei malati e di chi, di volta in volta, incontrava.

Aveva anche iniziato una proficua collaborazione con il Cammino neocatecumenale dando e ricevendo molto; proprio per questo desidero ringraziare le sorelle e i fratelli del Cammino per l’accompagnamento cordiale che gli hanno saputo esprimere.

Nell’ultimo anno la sua salute è stata ripetutamente messa alla prova; dopo alcuni ricoveri, peraltro, sembrava aver ritrovato stabilità e vigore, ma, nonostante l’età “giovane” – aveva da poco compiuto 71 anni -, il Signore l’ha chiamato improvvisamente a Sé.

Mi piace pensare che, soprattutto, nei lunghi mesi di Covid-19, gli siano state di conforto le parole del salmo 22 che, poco fa, abbiamo pregato: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca l’anima mia, mi guida per il giusto cammino… non temo alcun male, perché tu sei con me”. Fino alla speranza e certezza finale: “…abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni”.

Ricordo un suo scritto – in data 21 gennaio 2021 – in cui mi diceva tutta la sua gratitudine per una telefonata che gli avevo fatto qualche tempo prima e a cui attribuiva il merito di un recupero di energie fisiche e psichiche; altri scritti dicono il suo animo e il suo desiderio di poter comunicare e di essere ascoltato.

Dopo essere stato parroco agli Alberoni, a Malamocco e, infine, qui alla Bragora, don Giovanni è stato cappellano dell’Arciconfraternita veneziana di S. Cristoforo e della Misericordia; ha seguito, inoltre, con gioia la prima comunità del Cammino neocatecumenale di Santa Maria Formosa.

Mi piace ancora ricordare come, ogni volta che gli era possibile, partecipava alla preghiera del vespro, alla domenica, nella basilica cattedrale di S. Marco. Proprio per questo mi è parso bene che fosse proclamata il Vangelo della Pasqua secondo l’evangelista Marco le cui spoglie sono custodite nella nostra chiesa Cattedrale dove lui veniva così volentieri.

Gli eventi riportati dall’Evangelista – le donne che si recano al sepolcro preoccupate per la pietra da ribaltare, la scoperta della pietra già rotolata via e il sepolcro vuoto – sono di conforto, perché ci attestano che la vita è più forte della morte.

In tale contesto, le donne ricevono l’annuncio della risurrezione: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui” (Mc 16,6).

Proprio per la nostra fede nel Crocifisso Risorto confidiamo, con certezza, che il nostro caro don Giovanni, ora, partecipi in modo pieno al mistero di morte e risurrezione per l’eternità.

Alla sorella, ai nipoti, ai confratelli e agli amici le nostre cristiane condoglianze e l’assicurazione della nostra preghiera.