Omelia del Patriarca nella S. Messa in occasione della giornata della Polizia locale regionale e della festa del patrono S. Sebastiano (Venezia / Basilica cattedrale di S. Marco, 20 gennaio 2022)
20-01-2022

S. Messa in occasione della giornata della Polizia locale regionale e della festa del patrono S. Sebastiano

(Venezia / Basilica cattedrale di S. Marco, 20 gennaio 2022)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Saluto le autorità e do il benvenuto alle donne e gli uomini delle Polizie locali della Regione Veneto. Sono lieto che l’incontro avvenga durante la celebrazione eucaristica, nel ricordo del patrono san Sebastiano, nella Basilica simbolo di Venezia nel mondo.

Vi affido, con le persone a voi care, a san Sebastiano che fu “tribuno” e comandante e godette della stima dell’Imperatore ma che seppe anche affrontare il martirio per difendere la fede e con essa la sua libertà di coscienza, bene fondamentale della persona e della comunità.

Portiamo qui, all’altare, la stima che i cittadini dei territori veneti nutrono per l’opera che svolgete ogni giorno, nelle città e nei paesi.

Le letture appena proclamate – sono state tratte dal secondo libro dei Maccabei (2Mac 7,1-2,9-14) e dal Vangelo di Luca (Lc 9,23-26) – illustrano il tema della fedeltà nel seguire il Signore Gesù e le sue leggi.

Appartenere al Corpo della Polizia locale vuol dire non solo possedere competenze per intervenire con le procedure richieste nel momento giusto. Di certo c’è bisogno di professionalità ma anche di una saggezza che non si improvvisano e accompagnano il vostro lavoro. E c’è, infine, bisogno della fedeltà al vostro servizio. Insomma, un impegno che si sviluppa nella responsabilità e nel lavoro di tutti i giorni.

Luogo emblematico del vostro lavoro è la città, le sue strade (o, come a Venezia, calli e campielli), la città nei suoi diversi spazi e, poi, il lavoro negli uffici ove si trattano le pratiche e sempre più ci si serve della tecnologia, dell’informatica.

Nonostante ciò, è la persona che rimane l’elemento decisivo e che fa la differenza nell’operare; sì, è l’elemento “umano” che sa come utilizzare al meglio gli strumenti e le risorse disponibili (dalla tecnologia informatica agli stessi mezzi di pronto intervento). Dietro lo strumento c’è sempre un uomo o una donna, chiamati a decidere.

Le strade sono il luogo abituale del vostro lavoro; esse sono un “osservatorio” privilegiato della nostra società e lo sono nel bene e nel male. Anche chi tra voi ha pochi anni di servizio nel Corpo di Polizia locale, ne ha – per il lavoro che svolge – esperienza.

Tutto ciò vi porta a toccare con mano le situazioni più difficili e di sofferenza della nostra società. Le cronache delle ultime settimane hanno registrato gravi violenze di gruppo – dette di “branco” – che sono avvenute a Milano in occasione di Capodanno ed hanno coinvolto ragazze e ragazzi. Pochi giorni fa, inoltre, si è avuto notizia di una maxi rissa sventata grazie alle forze dell’ordine nel Torinese tra centinaia di giovanissimi che si erano dati appuntamento attraverso i social per una sorta di regolamento di conti. E voi, ne sono convinto, potreste raccontare episodi analoghi, legati ai nostri territori.

Stare sulla strada vi pone dinanzi i drammi dell’umanità del nostro tempo, il contrasto fra bene e male, situazioni generate dalla vita quotidiana.

La Polizia locale è una garanzia ed è a servizio dei cittadini. Servizio vuol dire prendersi cura e per farlo serve professionalità e competenza, non bastano generosità e buona volontà; in pari tempo la competenza non è sufficiente se manca l’anima.

La vostra istituzione si pone a servizio dei cittadini in due modi: prevenendo e reprimendo.

Il prevenire chiama in causa la maturità, l’equilibrio, la saggezza; alcune povertà che si incontrano per strada e che, talora, degenerano sono dovute a carenze educative, culturali e sono risultato del venir meno di tanti gangli della società, a cominciare dalla famiglia e dalla scuola che non riescono ad essere in grado di svolgere la loro funzione.

Quanto al reprimere, è un’azione che fa parte dei vostri compiti e non va disattesa – anche se risulta non gradita -; richiede ovviamente la capacità di applicare e di far rispettare le leggi con giustizia ed equità, doti di chi sa vedere tutto, redarguendo al momento opportuno e sanzionando quando è necessario.

Il vostro patrono Sebastiano, secondo la testimonianza di sant’Ambrogio, era nato probabilmente a Milano nel terzo secolo ma le origini della famiglia – del padre – rimandano alla Francia del Sud (Narbona). Si trasferì poi a Roma e intrapresa la carriera militare divenne comandante nella corte pretoriana.

Sebastiano conosceva differenti ambienti ed era persona capace di guidare gli altri; quest’apertura all’universale e l’attitudine alla guida gli servirono molto nell’ambiente cosmopolita di Roma, capitale dell’Impero.

La grandezza di Sebastiano non si limita però al puro esercizio dei compiti che gli furono assegnati o a difendere l’ordine e la legalità; egli, infatti, si fece carico di soggetti deboli, come i perseguitati. I cristiani, in quel tempo, erano in posizione di fragilità sociale; erano imprigionati, torturati e messi a morte e Sebastiano arrivò a curarne anche la sepoltura, una delle opere di misericordia del cristiano.

La fedeltà fino al martirio, come situazione “ordinaria” per il cristiano di quel tempo, trovava forza dalla Rivelazione e anche dalle letture bibliche oggi proclamate. “Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri” (2Mac 7,2), aveva detto uno dei fratelli torturati e uccisi nella lettura dal libro dei Maccabei. E le parole di Gesù nel Vangelo sono nette: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà” (Lc 9,23-24).

San Sebastiano, martire, è stato un cristiano e un uomo a servizio della città e della Chiesa, fedele al giuramento e al dovere dell’ufficio, fedele al battesimo, in nome della dignità dell’uomo e del credente, in un’epoca in cui non era riconosciuto il principio della libertà religiosa.

Sebastiano seppe vivere con profonda umanità la sua vicinanza a chi era più debole, da uomo fedele allo Stato (all’istituzione) e insieme alla sua coscienza.

Grazie per il vostro servizio e abbiate sempre presente la luminosa figura del vostro patrono, soprattutto nell’esercizio fedele e saggio dei compiti quotidiani come agenti di Polizia locale.