Omelia del Patriarca nella S. Messa in occasione della Festa del Creato (Chiesa parrocchiale Sant’Eliodoro di Altino - 23 settembre 2018)
23-09-2018

S. Messa in occasione della Festa del Creato

(Chiesa parrocchiale Sant’Eliodoro di Altino – 23 settembre 2018)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Cari amici,

ci ritroviamo insieme per celebrare questa Eucaristia in occasione dell’annuale Festa del Creato e fra pochi momenti un po’ di pane e un po’ di vino diventeranno lo stesso Signore Gesù. Sì, dei semplici frammenti di questa nostra creazione entreranno a far parte ed anzi renderanno possibile l’attualizzarsi – qui e ora – dell’evento salvifico che rigenera il mondo.

Il sacramento del battesimo – col quale diventiamo un tutt’uno con Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo – ci viene amministrato tramite l’acqua, elemento essenziale della vita, rilevatore della vita stessa, quell’acqua che Francesco d’Assisi chiamava “sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Gesù si è servito, quindi, di alcuni semplicissimi elementi ricavati dal creato (acqua) o dal creato e dal lavoro dell’uomo (vino) per fare alla sua Chiesa il dono più grande che potesse ricevere, ossia la vita divina. I sacramenti ci dicono, perciò, quanto gli elementi della natura sono degni di rispetto e considerazione, proprio per il fine che hanno.

Per il cristiano la natura non è un concetto astratto o impersonale che sta di fronte a noi e che si finisce per considerare un oggetto, una cosa che va riconosciuta e rispettata solo perché il suo uso improprio, smodato o sconsiderato potrebbe portare alla sua compromissione o definitiva consumazione.

Per il cristiano la natura è – e si chiama – “creazione” e così ritorna il francescanesimo autentico, quello del serafico Santo di Assisi e non quello di taluni suoi disinvolti interpreti. Il francescanesimo di Francesco è quello che il poverello di Assisi ci ha consegnato, una volta per tutte, nel Cantico delle Creature in cui il cielo, la terra, la luna e il sole sono considerate e sono chiamate “fratello” e “sorella” solo perché si è riconosciuta – e si riconosce – la comune paternità di Dio.

Nel messaggio inviato quest’anno, in occasione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato che, da qualche tempo, viene vissuta dalla Chiesa Cattolica in unione con i fratelli e sorelle ortodossi e con altre Chiese e Comunità cristiane, Papa Francesco non si mostra innanzitutto alla ricerca di nuove modalità di produzione e consumo ma – come egli stesso afferma – si pone come un fedele collaboratore di Dio, responsabile nei confronti del bene che è il creato, richiamando soprattutto il valore e la questione dell’acqua, “elemento tanto semplice e prezioso, a cui purtroppo poter accedere è per molti difficile se non impossibile” (Papa Francesco, Messaggio per la celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato – 1 settembre 2018).

Ma ecco alcune sue parole in cui invita a volgere lo sguardo più ampio a mari ed oceani: “È doveroso ringraziare il Creatore per l’imponente e meraviglioso dono delle grandi acque e di quanto contengono (cfr Gen 1,20-21; Sal 146,6), e lodarlo per aver rivestito la terra con gli oceani (cfr Sal 104,6). Orientare i nostri pensieri verso le immense distese marine, in continuo movimento, rappresenta, in un certo senso, anche un’opportunità per pensare a Dio che costantemente accompagna la sua creazione facendola andare avanti, mantenendola nell’esistenza (cfr S. Giovanni Paolo II, Catechesi, 7 maggio 1986)” (Papa Francesco, Messaggio per la celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato – 1 settembre 2018).

Custodire ogni giorno l’acqua – bene inestimabile – rappresenta oggi una responsabilità ineludibile, una vera e propria sfida. E ci vuole una fattiva cooperazione tra tutti gli uomini di buona volontà per collaborare all’opera continua del Creatore. Su questo tema di vitale importanza – sia per il presente sia, ancor più, per il futuro – nessuno può chiamarsi fuori.

Per questo è auspicabile, come ancora ricorda Papa Francesco all’inizio del suo messaggio, un autentico esame di coscienza personale e collettivo.

“Dobbiamo riconoscerlo – scrive il Santo Padre – : non abbiamo saputo custodire il creato con responsabilità. La situazione ambientale, a livello globale così come in molti luoghi specifici, non si può considerare soddisfacente. A ragione è emersa la necessità di una rinnovata e sana relazione tra l’umanità e il creato, la convinzione che solo una visione dell’uomo autentica e integrale ci permetterà di prenderci meglio cura del nostro pianeta a beneficio della presente e delle future generazioni” (Papa Francesco, Messaggio per la celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato – 1 settembre 2018).

Sì, in particolare e per il futuro, è essenziale ritrovare l’alleanza fra le differenti generazioni. E la casa comune da custodire e da amare è uno dei temi fondamentali da cui ripartire.

«L’acqua – continua il Papa – ci invita a riflettere sulle nostre origini. Il corpo umano è composto per la maggior parte di acqua; e molte civiltà, nella storia, sono sorte in prossimità di grandi corsi d’acqua che ne hanno segnato l’identità. È suggestiva l’immagine usata all’inizio del Libro della Genesi, dove si dice che alle origini lo spirito del Creatore ”aleggiava sulle acque (1,2)”» (Papa Francesco, Messaggio per la celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato – 1 settembre 2018).

È molto significativo questo richiamo alle origini; il ritornare all’inizio quando lo spirito di Dio creatore aleggiava sulle acque non ha soltanto valore cronologico ma reale, fondativo. Vuol dire, infatti, affermare che Dio viene al di sopra di tutto ed è sorgente di ogni dono. Dio viene prima dell’elemento considerato come necessario alla vita e prima dell’acqua, prima di ogni elemento da cui dipende la vita, c’è Dio che – con linguaggio biblico – “aleggia”, ossia sovrasta, viene prima.

Il Santo Padre, sulla stessa linea teologica, ribadisce poi: “Per noi cristiani, l’acqua rappresenta un elemento essenziale di purificazione e di vita. Il pensiero va subito al Battesimo, sacramento della nostra rinascita. L’acqua santificata dallo Spirito è la materia per mezzo della quale Dio ci ha vivificati e rinnovati, è la fonte benedetta di una vita che più non muore. Il Battesimo rappresenta anche, per i cristiani di diverse confessioni, il punto di partenza reale e irrinunciabile per vivere una fraternità sempre più autentica lungo il cammino verso la piena unità. Gesù, nel corso della sua missione, ha promesso un’acqua in grado di placare per sempre la sete dell’uomo (cfr Gv 4,14) e ha profetizzato: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva» (Gv 7,37). Andare a Gesù, abbeverarsi di Lui significa incontrarlo personalmente come Signore, attingendo dalla sua Parola il senso della vita” (Papa Francesco, Messaggio per la celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato – 1 settembre 2018).

Custodire e promuovere il creato vuol dire: dare gloria a Dio, entrare più profondamente nel progetto salvifico di Dio, far parte di quella umanità riconciliata che, dopo la ricomposizione della frattura del peccato originale, non solo persegue la comunione con Dio, con sé e il prossimo ma anche con il creato che ci circonda, dal quale dipendiamo e che – oggi più che mai – dipende molto dai nostri stili di vita.

Guardiamo con fede a quell’incanto della creazione che è la Santa Vergine Immacolata – tutta bella perché tutta santa, tutta pura perché in Lei non c’è macchia di peccato – e chiediamo a Lei, punta di diamante della creazione, che ci aiuti ad aprire gli occhi nella scoperta di Dio anche quando guardiamo la sua opera – il creato – e così di vivere nella sua lode e nel rispetto di tutti e di tutto, secondo i fini della creazione stessa.