Omelia del Patriarca nella S. Messa durante il pellegrinaggio mariano al Santuario di S. Maria Assunta (Borbiago di Mira, 6 maggio 2017)
06-05-2017

S. Messa nel pellegrinaggio mariano al Santuario di S. Maria Assunta

(Borbiago di Mira, 6 maggio 2017)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

 

Partiamo, innanzitutto, dal Vangelo e poi faremo anche una riflessione mariana.

Molte volte Pietro da noi viene messo dopo il teologo Paolo e dopo il mistico Giovanni ma, se osserviamo bene il Vangelo, scopriamo che Pietro ha un rapporto particolarissimo con il Signore ed è un rapporto che potremo sintetizzare nelle tre virtù teologali.

“«La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?» (…) Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»” (Mt 16, 13.16). Ecco la fede.

“«Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene»” (Gv 21, 17). Ecco l’amore.

Oggi abbiamo ascoltato la risposta di Pietro di fronte ad un discorso di fede difficile. Molti se ne vanno e Gesù pone la domanda: “«Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna…»” (Gv 6, 67-68). Ecco anche la virtù teologale della speranza.

Pietro è colui che viene scelto dal Signore e che il Signore vuole costruire come uomo di fede, speranza e carità. Lui, il primo, colui che deve guidare la Chiesa, deve essere un uomo di fede, di speranza e di carità.

Nei giorni scorsi la Diocesi, con l’Unitalsi, è stata in pellegrinaggio a Lourdes e ora già guardiamo verso Fatima dove il Papa si recherà, fra una settimana, per canonizzare Francesco e Giacinta.

La Madonna – che porta in sé lo stile di Dio – sceglie due villaggi. E non sono Parigi o Lisbona, ma Lourdes e Fatima, anzi una frazione di Fatima. Non parla ai teologi di Parigi ma sceglie dei bambini; né Bernadette a Lourdes né Francesco, Giacinta e Lucia a Fatima sapevano leggere. La Madonna a Lourdes, addirittura, parla a Bernadette in dialetto perché Bernadette non conosceva il francese.

Ciò che conta di fronte a Dio non è la condizione sociale; anzi, sembra che il Signore privilegi chi viene dopo gli altri. Pensate un po’ quanti ragazzini dell’età di Bernadette, di Giacinta, Francesco e Lucia c’erano a quei tempi in Francia e in Portogallo. Ragazzini della società che contava e che, magari, parlavano più lingue, erano educati secondo il galateo dell’epoca, colti e abituati a viaggiare… Eppure la Madonna ha scelto questi ragazzi analfabeti, in questi villaggi dimenticati da tutti.

Ciò significa che, di fronte alla grazia di Dio, di fronte alla chiamata di Dio, nessuno di noi può dire: ma forse io non sono adatto, ma forse io sono troppo giovane… La Madonna ha parlato a dei bambini; non è andata a parlare al Papa, all’arcivescovo di Parigi, al patriarca di Lisbona, ma a dei bambini.

Quando nella nostra proposta diocesana parliamo dei “cenacoli” mettiamo in evidenza una cosa: che la Chiesa non può fare a meno dei preti, il Signore l’ha pensata così. Il prete per eccellenza è il vescovo che partecipa il suo sacerdozio ai presbiteri e poi ci sono anche i diaconi. La Chiesa ha bisogno del vescovo, del presbitero e del diacono ma la Chiesa non si riduce e non si identifica con la figura del prete, del vescovo, del diacono.

La Madonna, a Lourdes e a Fatima, per parlare alla Chiesa parla a dei ragazzini. E stiamo parlando di rivelazioni riconosciute dalla Chiesa e non possiamo dire se sono vere o meno perché la Chiesa ha detto che lì quello che è stato attestato è proprio successo, è vero.

Ebbene, per parlare alla Chiesa e ai preti, a Lourdes ed a Fatima la Madonna si rivolge a questi ragazzi e dice loro: andate a dire ai preti che costruiscano qui una Chiesa, andate a dire ai preti, ai vescovi, ai diaconi, a chi guida la Chiesa. che debbono percorrere questa strada…

Lourdes e Fatima sono realtà molto diverse ma che presentano anche tratti identici tanto che si potrebbe dire che a Fatima e a Lourdes la Madonna dice quasi le stesse cose. A Bernadette dice per tre volte: penitenza, penitenza, penitenza… pregate per la conversione del mondo. A Fatima: se non vi pentirete, farete un’esperienza più triste di quella che l’Europa sta facendo oggi.

Voi sapete, infatti, che la prima apparizione di Fatima avviene il 13 maggio 1917 – era una domenica – e dice: se non vi convertirete, finirà la guerra attuale ma ne inizierà una peggiore. Andate a vedere la vita di Pio XII, che è il Papa della seconda guerra mondiale. Quando è stato consacrato vescovo? Domenica 13 maggio 1917, proprio mentre la Madonna appariva a Fatima, alle ore 12… La Madonna a Fatima tratteggia la storia dell’Europa.

L’altro grande insegnamento di Lourdes e Fatima è questo: il Paradiso e la Terra si toccano, hanno a che fare l’uno con l’altra. La sintesi spirituale che dobbiamo realizzare nella nostra vita è proprio questa: o la grazia di Dio entra nella nostra vita di tutti i giorni e riusciamo a far entrare la nostra fede, la nostra speranza, la nostra carità nella nostra quotidianità, nella nostra ferialità oppure… possiamo parlare solo di devozionismo che non è la devozione. La devozione è l’espressione della fede; una persona devota – una comunità devota – esprime e vive la sua fede mentre il devozionismo, invece, è staccare alcuni gesti “esteriori” dalla realtà della vita di fede.

Un’altra cosa che colpisce di Fatima è la pedagogia della Madonna che carica le spalle di tre bambini di un compito inaudito. Lucia era nata nel 1907, Francesco nel 1908, Giacinta nel 1910; la Madonna appare loro nel 1917 e quindi hanno rispettivamente 10, 9 e 7 anni. Se poi andate a vedere l’apparizione del 13 luglio, in quell’occasione la Madonna fa vedere a questi bambini la sorte di chi rifiuta coscientemente Dio. È una visione di cui Lucia dirà: Giacinta (la più piccolina) era talmente pallida ed ammutolita che sembrava morta…

E la giaculatoria che noi recitiamo e che è universalmente recitata quando si prega il Rosario – “Gesù mio, perdonate le nostre colpe…” – è quella che la Madonna insegna proprio il 13 luglio 1917.

La Madonna – come dicevo – sceglie chi vuole; sceglie soprattutto i semplici. E questo vuol dire che se possiamo leggere, scrivere, studiare ringraziamo allora il Signore… ma se abbiamo l’ideale di essere uomini, preti, vescovi di cultura siamo fuori strada… Dobbiamo essere uomini, donne, preti, vescovi di fede, speranza e carità.

La Madonna sceglie i semplici, sceglie le cose semplici, e l’unica vera democrazia che esista è il rapporto con Dio. La santità non è legata a cosa si è chiamati a fare nella Chiesa e quando – chiediamo al Signore oggi che per tutti noi ci sia questa possibilità! – entreremo in paradiso ne vedremo di sorprese… L’unica gerarchia che rimarrà in paradiso è la santità, cioè la vita di fede, di speranza e di carità.

Non è retorica dire che l’analfabeta, chi non ha raggiunto molto nella vita o chi era nascosto a tutti sarà più vicino a Dio e sarà più ricco di gloria rispetto al Patriarca, al Vescovo ausiliare, al Presidente della Repubblica, magari di provenienza cattolica… Quello che conterà sarà la vita di fede, di speranza e di carità. E la Madonna a Lourdes e a Fatima a questi bambini ha chiesto semplicemente la fede, la speranza e la carità.

A Bernadette, a Lourdes, ha detto: non ti prometto di essere felice in questo mondo ma nel prossimo… La terra ed il cielo si toccano. Quando diciamo che uscendo da questo mondo non portiamo via nulla, diciamo una cosa vera e una cosa completamente sbagliata. È vero che noi, uscendo da questo mondo, non portiamo di là nulla ma è anche vero che portiamo di là tutto; anche un bicchiere d’acqua, dato a chi ce lo chiedeva, scopriremo di averlo dato al Signore.

A Fatima, nelle prime apparizioni, la Madonna dice: se volete offrirvi per la conversione del mondo dovrete soffrire. Sapete qual è il primo dialogo che intercorre tra Lucia e la Madonna? Anche nei veggenti – sapete – ci sono vocazioni diverse: Lucia vede la Madonna, sente quello che dice e parla con Lei; Giacinta vede la Madonna, ascolta e sente ciò che Ella dice ma non parla con Lei; Francesco vede la Madonna, ma non capisce le cose che Lei dice e non parla con Lei.

Tre bambini – due fratellini e una cuginetta – che sembrano così uguali, anche nella comune vocazione di essere dei veggenti, hanno in realtà dei ruoli diversi. Francesco e Giacinta, poi, moriranno presto, pochi anni dopo; Lucia, invece, arriverà a vivere oltre 97 anni. Differenti vocazioni: la Madonna sa, ci conosce, ci vede uno ad uno.

Anche le cose più insignificanti possono essere – nello spirito di fede, speranza e carità – motivo di grazia per noi, per le nostre persone care ed anche per il mondo intero. Molte volte noi siamo persone di preghiera ma non sopportiamo molti disagi: il trascorrere dell’età, il passare dei compiti e dei ruoli, i contrattempi nella vita in famiglia e nei rapporti con gli altri…

La preghiera è prima di tutto offrire la nostra vita al Signore. Poi, certo, ci sono quei momenti di preghiera in cui noi preghiamo ma devono tutti cucirsi con quel primario atteggiamento. Perché, molte volte, le nostre preghiere non ottengono? Perché manca la consegna della vita e la preghiera rimane solo un muovere le labbra. E invece è importante muovere le labbra e muovere il cuore; così la nostra preghiera diventa preghiera vera, piena, reale. Anche quando, se non altro, accettiamo la penitenza di dire: Signore, è la Tua volontà, mi sta un po’ stretta, mi è un po’ scomoda, mi è un po’ ruvida… Però la mia preghiera è: sia fatta la Tua volontà. Nel Padre nostro abbiamo non solo una formula – nel senso più nobile del termine – ma anche un’indicazione sostanziale di che cos’è la preghiera.

Mettiamo questo mese di maggio nelle mani della Madonna e cerchiamo di vivere bene questo primo sabato del mese. Riscopriamo il sacramento della confessione perché non è scontato andare in Paradiso, ma abbiamo speranza e fiducia di andarci. La confessione non è solo fare una lista di peccati ma è anche chiedere al Signore: dove inizia il mio peccato? Qual è la radice, dove inizia il mio peccato? Ed è da lì che bisogna cominciare a convertirsi.

E poi l’Eucarestia. Nel Vangelo della Messa di ieri c’era quel bel versetto del capitolo sesto di san Giovanni: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno” (Gv 6, 57-58). E prima ancora Gesù aveva detto: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Gv 6, 54-56)

L’Eucarestia è vita; in un certo senso, “risolve” il problema dell’invecchiamento. Nella seconda lettera di Paolo ai Corinzi è scritto infatti: “… se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno” (2Cor 4,16). Di giorno in giorno sto invecchiando, non ho più l’agilità, la memoria e la salute di prima ma, invece di reagire in modo sbagliato a questa situazione, vai a cercare la vita dov’è! E così l’uomo interiore cresce e si fortifica.

E, infine, raccomando la meditazione e la preghiera del santo Rosario.

Riscopriamo dunque il primo sabato del mese, la confessione, l’eucaristia / la comunione riparatrice, la preghiera del Rosario e, quando ci capita qualche ruvidezza nella vita, invece di arrabbiarci – c’è sempre tempo per arrabbiarci! – rimandiamo l’arrabbiatura e vedremo, forse qualche ora dopo, che è anche possibile non arrabbiarsi… Quando capita qualche cosa del genere offriamo tutto al Signore come fioretto e come penitenza.

Buon mese di maggio a tutti!