Omelia del Patriarca e Presidente della Cet nella S. Messa in occasione dei 30 anni di Telechiara nel Santuario mariano di Monte Berico (Vicenza, 20 novembre 2020)
20-11-2020

S. Messa in occasione dei 30 anni di Telechiara nel Santuario mariano di Monte Berico (Vicenza, 20 novembre 2020)

Omelia del Patriarca di Venezia e Presidente della Conferenza Episcopale Triveneto Francesco Moraglia

 

 

La bella circostanza del trentesimo compleanno di Telechiara ci fa ritrovare oggi insieme a celebrare l’Eucaristia, l’atto più grande e carico di significativo per la nostra fede. Davanti al nostro unico Signore e Salvatore vogliamo così portare e offrire, nel ricordo e con gratitudine, il lavoro e l’impegno svolto in tutti questi anni nel mondo della comunicazione del nostro Nordest e soprattutto le molte persone che, a vario titolo, vi hanno contribuito con passione e professionalità, senza poi dimenticare anche quanti – nel semplice ma importante ruolo di telespettatori – hanno fin qui usufruito del servizio reso da Telechiara.

Lo facciamo in questo Santuario mariano, intitolato a S. Maria di Monte Berico, e in tal modo vogliamo porci di nuovo sotto la cura materna e carica di misericordia di Colei che continuamente ci “porta” e ci indica il suo Figlio Gesù, nostra autentica “Salute” e “Salvezza”. Invochiamo perciò con umiltà e fiducia, anche con la necessaria costanza e insistenza, l’intercessione della Madonna perché ci sostenga tutti in questo tempo difficile e di grande prova per gli effetti della pandemia; accompagni, sorregga e conforti soprattutto chi è malato e i loro familiari, gli operatori sanitari e tutti coloro che, in diverse modalità, sono gravemente toccati e soffrono per le conseguenze di tale situazione.

Il trentesimo compleanno di Telechiara – che deve la sua nascita ad una diretta azione delle Chiese del Triveneto, a seguito di quanto emerso e stabilito nel primo Convegno ecclesiale di Aquileia svoltosi proprio nel 1990 – diventa una provvidenziale opportunità per cercare di richiamare a tutti noi alcuni elementi fondamentali (e oggi più che mai preziosi) nel fare comunicazione e informazione, in particolare a servizio di un determinato territorio ed avendo nel carattere “locale” un preciso segno distintivo.

Fare comunicazione – una “buona” comunicazione – vuol dire certamente essere pronti ad “esporsi”, con determinazione e coraggio, per raccontare a tutti  la realtà di oggi e quindi aiutare – con onestà, limpidezza e il massimo di obiettività possibile – ogni persona ad orientarsi nelle questioni più rilevanti, nelle vicende e nei fatti della vita e della storia, cercando di relazionarsi bene con gli altri e senza trattare nessuno come nemico – anche se ci sono in ballo concezioni della vita o, semplicemente, opinioni differenti – ma considerando ognuno come interlocutore prezioso e da rispettare.

Soprattutto in questa fase delicata del nostro tempo fare buona comunicazione e buona informazione richiede la capacità di essere equilibrati e saggi, senza essere perciò superficialmente “tranquillizzanti” o tantomeno propensi a terrorizzare ed instillare sensazioni e sentimenti di carattere negativo o ansiogeno. Non si tratta, insomma, di nascondere nulla ma di raccontare i fatti, le vicende, le questioni con sincerità e obiettività, con libertà (specialmente da tante possibili sudditanze politiche ed economiche).

Anche e specialmente dai media, infatti, oggi abbiamo più che mai bisogno di poter attingere – come una rugiada mattutina – delle sorsate di acqua limpida e salutare, i segnali di una speranza non campata in aria ma fondata e portata avanti concretamente dall’operosità e dalle volontà buone di tante donne e di tanti uomini dei nostri territori. Il bene costruisce, rialza e fa guardare avanti; guardiamoci sempre, quindi, da un’informazione o da una comunicazione tutta (o quasi) al negativo! Bando anche alle eccessive semplificazioni, che non aiutano mai, e largo invece alla possibilità e alla capacità di aiutare tutti a “leggere” meglio l’attuale complessità del reale.

È anche così che si aiuta un territorio – e questo vale sommamente per un’emittente che ha nel bacino locale il suo riferimento e il suo tesoro principale – a crescere, valorizzando le eccellenze (talora nascoste) ed aiutandole ad emergere dall’anonimato, ponendo le basi per relazioni comunitarie e per un tessuto sociale di migliore qualità.

I media (la televisione e la carta stampata ma oggi specialmente tutto ciò che entra nella “rete”), in questo ambito, hanno la loro responsabilità e devono fare la loro parte – nel contesto di una società plurale come è la nostra società veneta – perché contribuiscono in modo rilevante a costruire, favorire o smontare mentalità. E sappiamo pure quanto sia importante, spesso, non lasciarsi catturare o avvolgere ideologicamente da ciò che è pensiero dominante o semplicemente “di moda” e politicamente corretto.

Importante, allora, consapevoli anche dei propri limiti e dei limiti che ogni realtà umana – anche quella dell’informazione e della comunicazione che pure può sembrare o ritenersi, a volte, onnipotente e onnisciente… – è saper trovare il linguaggio giusto e accessibile a tutti, secondo le modalità più congeniali e adeguate, e che il tutto venga svolto con un’anima, un senso di responsabilità ed un’attenzione etica – che è questione personale ma anche di deontologia professionale – mai sopprimibili e che non possono essere messi da parte.

Ho ripreso nei giorni scorsi alcuni testi di Giovanni Paolo II sulle comunicazioni sociali risalenti proprio agli anni ’90, quando Telechiara muoveva i primi passi. Nei messaggi per l’annuale Giornata delle Comunicazioni Sociali il Santo Padre osservava tra l’altro: “La comunicazione ha il compito di unire le persone e di arricchire la loro vita, non di isolarle e di sfruttarle. I mezzi di comunicazione sociale, utilizzati in maniera corretta, possono contribuire a creare e a mantenere una comunità umana basata sulla giustizia e sulla carità, e, nella misura in cui lo fanno, divengono segni di speranza” (Giovanni Paolo II, 24 gennaio 1998). E ancora invitava a “garantire che la promessa prevalga sulla minaccia, la comunicazione sull’alienazione. Ciò farà sì che il mondo dei mezzi di comunicazione sociale diventi sempre più presenza amica per tutte le persone, presentando loro “notizie” degne del ricordo, una informazione ricca di saggezza e uno svago che sia sorgente di gioia; e assicurerà un mondo nel quale la Chiesa e i mezzi di comunicazione sociale potranno operare insieme per il bene dell’umanità. Ciò è necessario se si vuole che il potere dei mezzi di comunicazione sociale non sia una forza distruttiva, ma un amore creatore” (Giovanni Paolo II, 24 gennaio 1999).

Nell’occasione del trentennale di Telechiara mi permetto di invitare, dunque, soprattutto chi di voi ora sta portando avanti questa realtà multimediale della nostra regione, a porsi quotidianamente la domanda: come possiamo essere veramente a servizio del bene comune del nostro territorio di riferimento? Con la programmazione, con i contenuti e il modo di fare comunicazione ed informazione di questa giornata abbiamo dato un contributo positivo in aggiunta a tutto quello che c’era già e che abbiamo cercato di raccontare?

“Il positivo sviluppo dei media a servizio del bene comune – scriveva ancora san Giovanni Paolo II – è una responsabilità di tutti e di ciascuno. Per i forti legami che i media hanno con l’economia, la politica e la cultura, è necessario un sistema di gestione che sia in grado di salvaguardare la centralità e la dignità della persona, il primato della famiglia, cellula fondamentale della società, ed il corretto rapporto tra i diversi soggetti” (Giovanni Paolo II, Lettera apostolica «Il rapido sviluppo» inviata nel 2005 ai responsabili delle comunicazioni sociali sui nuovi mezzi di comunicazione sociale a 40 anni dalla «Inter mirifica», n. 10).

Cari amici di Telechiara, sappiate valorizzare e far crescere sempre più quel tratto “locale” – di emittente a servizio di questo territorio – che costituisce la vostra “risorsa storica” e che può divenire preziosa anche oggi, pur in un contesto evidentemente e radicalmente molto cambiato rispetto a trent’anni or sono.

Raccogliete al meglio anche le concrete esortazioni che il magistero di Papa Francesco ci offre di giorno in giorno. Ne raccolgo solo una e ve la offro in questa speciale occasione; è tratta da un’intervista resa nel 2016 ad un settimanale cattolico del Belgio.

“I mezzi di comunicazione – diceva hanno una responsabilità molto grande. Al giorno d’oggi hanno nelle loro mani la possibilità e la capacità di formare un’opinione: possono formare una buona o una cattiva opinione. I mezzi di comunicazione sono costruttori di una società. Di per se stessi, sono fatti per costruire, per inter-cambiare, per fraternizzare, per far pensare, per educare…”. Ma, aggiungeva subito, “i mezzi di comunicazione hanno le loro tentazioni” e le elencava, dal modo di (mal)trattare le persone e le loro vite al pericolo della disinformazione che “orienta l’opinione in una direzione, tralasciando l’altra parte della verità”. I media, però, concludeva, sono essenzialmente “costruttori di opinione e possono costruire, e fare, un bene immenso, immenso….” (Papa Francesco, Intervista al settimanale belga “Tertio”, 7 dicembre 2016).

Vi auguro di poter realizzare ogni giorno – con il vostro lavoro di comunicazione ed informazione – un po’ di questo “bene immenso” nel proseguimento dell’avventura di Telechiara, in modo che il seme gettato trent’anni or sono continui a produrre buoni frutti e possiate contribuire a far crescere il Nordest del nostro Paese nel senso di una cittadinanza sempre più solidale, di una democrazia sempre più partecipata, di una sincera e reale ricerca della verità sui fatti, sulle cose e primariamente sull’uomo.