Omelia del Patriarca ai funerali della mamma Elena Domenica Cazzaniga Moraglia (Genova - Chiesa parrocchiale di Nostra Signora delle Grazie e San Gerolamo, 21 gennaio 2021)
21-01-2021

Funerali di Elena Domenica Cazzaniga in Moraglia

(Genova – Chiesa parrocchiale di Nostra Signora delle Grazie e San Gerolamo, 21 gennaio 2021)

Omelia del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia

 

 

Saluto in modo particolare l’Arcivescovo di Genova mons. Marco Tasca. Eccellenza carissima, il Signore dispone spesso in modi diversi rispetto a quanto noi uomini proponiamo. Tu, infatti, avevi previsto di far visita alla mamma – e me lo avevi confidato, nell’ultimo Consiglio Permanente della Cei -, ma il Signore aveva altri progetti. Oggi ti ringrazio per la tua presenza.

Ringrazio anche Sua Eminenza il Cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere Maggiore, che ha lasciato gli impegni romani ed è qui come antico viceparroco della chiesa di Nostra Signora del Carmine, la parrocchia a cui apparteneva la mamma.

Desidero, innanzitutto, spiegare come mai è stato scelto il Vangelo appena proclamato (Mt 11,25-29). In esso vi sono due affermazioni di Gesù in cui ho sempre ravvisato la spiritualità, l’animus, di mamma (e nonna) Elena.

La prima affermazione è: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25). La mamma, la nonna, ci ha trasmesso una fede semplice, quella che lei viveva; ci ha parlato, o meglio, ci ha indicato Dio con la sua vita; ne ha ispirato, in noi, la confidenza, e ha saputo “mettere” in noi il desiderio di Dio.

La mamma – nata e cresciuta nella Chiesa di Milano, la Chiesa ambrosiana, alla scuola dell’indimenticabile arcivescovo, il cardinale Ildefonso Schuster – esprimeva una fede genuina, viva, “popolana”, ossia di popolo; la fede che esprime un apostolato che non produce parole ma fatti.

Si era laureata in lettere all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano e subito aveva iniziato ad insegnare, presso le Suore Canossiane di Monza, agli studenti delle classi superiori. Qui conobbe Santa Giuseppina Bakhita, battezzata a Venezia, nella chiesa di Rio Terà dei Catecumeni, a poche centinaia di metri dal Seminario Patriarcale e dalla Basilica della Salute che Giuseppina poteva vedere dalla finestra della sua camera. La Madonna della Salute è, per noi veneziani, il corrispettivo di quello che per voi (noi) genovesi è la Madonna della Guardia.

L’11 novembre dell’Anno Santo 1950, la mamma si era sposata e aveva scelto la famiglia, i figli. Oggi si parla tanto di alleanza tra le generazioni; lei ce l’ha insegnata vivendo a lungo con i nonni. Il vostro bisnonno Francesco (uomo semplice che si era fatto da sé), una volta, mi disse: “Ricorda che la grande fortuna di tuo padre è stata aver sposato la mamma Elena”. E poi aggiunse: “Sai, quando ero bambino, una volta mi sono inginocchiato e ho detto «Signore, fammi trovare un milione». Il milione non me l’ha fatto trovare ma mi ha fatto trovare tua madre, la mamma Elena.

Per noi tutti queste ultime settimane sono state faticose e di sofferenza, ma sono stati anche giorni di grazia in cui, ancora una volta, la nostra carissima mamma è stata lo strumento di cui Dio si è servito per unirci e per farci crescere.

La mamma, per noi fratelli ormai diventati adulti, ha continuato ad essere punto di riferimento, una persona significativa. So che era così anche per alcuni di voi; parlo dei nipoti maggiori ma so che anche per i più piccoli andare dalla nonna era una gioia che attendavate e avete usufruito delle sue ripetizioni di latino e di analisi logica fino allo scorso ottobre.

Mamma Elena ha trasmesso ai suoi figli l’amore di Dio, il senso della Chiesa, la bellezza della domenica, il giorno del Signore, il valore della Messa quotidiana. Ricordo – negli anni in cui sono stato viceparroco e aiuto pastorale nella parrocchia di Castelletto – che veniva ogni giorno a Messa, prendeva posto nelle panche là in fondo e, ogni volta che entrava in chiesa, era solita appoggiare la testa sui piedi del crocifisso posto all’ingresso centrale, entrando a destra, e Gli chiedeva: “Signore, fate che non perda il senno”. E il Signore l’ha esaudita e fino alla fine è stata saggia, equilibrata, lucidissima.

La mamma ci ha sempre insegnato che anche da chi meno pensiamo abbiamo molto da imparare; che mai si usa supponenza o disprezzo verso alcuno; con l’esempio ci ha detto che la costanza e il senso del dovere sono “scelte” di vita e, in lei, abbiamo visto costanza e senso del dovere in ogni stagione della sua vita; questo stile si concretizzava nel fare le cose per il Signore e col Signore ed è questa la seconda ragione per cui abbiamo scelto il Vangelo di Matteo. Diceva infatti che, alla fine, è Lui la vera pace; non gli uomini, non le cose.

“Venite a me, voi tutti…” (Mt 11,28); sì, quante volte ce lo ripeteva: “Ricordatevi: Gesù dice che quando siete ‘stanchi e oppressi’ andare da lui vuol dire ricevere la pace, il ristoro e scoprire che il suo peso è leggero”.

La mamma ha testimoniato nelle situazioni concrete della vita, anche nelle più difficili, la fiducia in Dio. Dio è Dio, Dio rimane sempre, anzi… solo Dio rimane. Ma era solita anche dirci, perché era molto concreta: “Attenzione, perché Dio lascia fare agli uomini, ma non li lascia mai strafare”; ci ha insegnato a lottare sempre, sino alla fine, e poi affidare tutto a Dio.

Ognuno di noi avverte la mancanza della mamma perché lei non si limitava a darci consigli, ad indicarci una strada, ma l’ha sempre percorsa con noi; nella vita di un bambino, di un adolescente, di un giovane, quanti momenti difficili… Noi, però, in tali circostanze, l’abbiamo sempre sentita vicina, camminare con noi al nostro fianco e, sempre, a rincuorarci, dicendo che Dio vede e provvede. Così come era solita chiudere un discorso quando si accorgeva che diventava inutile, troppo lamentoso o troppo umano.

Poi anche le grandi querce invecchiano, si curvano, cadono. Per la mamma un primo segnale è stato la morte di papà nel 2012; proprio in quell’anno lasciavo la Diocesi della Spezia per quella di Venezia.

Dopo la morte di papà, la mamma, ormai vedendoci tutti autonomi, ha iniziato, progressivamente, a guardare il mondo sempre più dall’alto; spessissimo pensava alla morte, alla fine della vita terrena; era come se avvertisse che il suo tempo stava giungendo al termine.

Non ha mai banalizzato la morte di cui, al contrario, avvertiva tutta la drammaticità. Diceva però: “Sarà un passaggio morbido e sereno perché Dio è buono, perché Dio ci ama, perché Dio è misericordioso”.

Riporto uno dei tanti messaggi che, in questi giorni, mi avete inviato su Whatsapp. Io ero a Venezia e le condizioni della mamma si stavano progressivamente aggravando. Uno dei tanti messaggi – nella chat “Uniti per la nonna Elena” – dice: “Ricordiamoci la grande fede che la mamma (la nonna) aveva nella divina Provvidenza, come l’ha alimentata in noi fin da quando eravamo piccolissimi, davvero aveva una grande fiducia nel Signore e nella Madonna. Di fronte alle prove più dure ci incoraggiava perché non venissimo meno. Ci ricordava, e lo ripeteva spesso, Gesù che nel Vangelo insegna che <<Dove due, uniti insieme, pregano, il Padre concede>> e, quindi, ci esortava a pregare con fiducia”.

Papà Enrico sarà stato, certamente, fra i primi che l’avrà accolta in Paradiso; sì, a papà e a mamma, che ora sono riuniti nel Signore, chiediamo di accompagnare e sostenere ciascuno di noi nell’avventura della vita cristiana, una vita magnifica perché corre verso il Signore Gesù che ha vinto la morte. Teniamo ferma, in noi, della nostra carissima mamma (nonna) questa serena fiducia in Dio, in Gesù, nella Vergine Santissima.

La vita del cristiano, per lei, era esattamente questo fidarsi di Dio. Ed è proprio questo il messaggio che la mamma ci lascia: fidiamoci di Dio, non perché le cose vanno bene, ma perché Dio è buono, perché Dio non abbandona mai, perché Dio è Dio!

Mamma e papà ci hanno voluto indicare e dare, prima di ogni altra cosa, Colui che era la ragione stessa della loro vita: un Dio di cui fidarsi, di cui sentire l’amore, un Dio d’amare.

A tutti grazie della presenza e della preghiera per mamma Elena.