Omelia ai funerali di don Carlo Fassetta (Venezia, 16 marzo 2009)
16-03-2009

Ai funerali di don Carlo Fassetta

 

San Giovanni Crisostomo, 16 marzo 2009

 

(Gb 1.23-27; Rm 8,31-35.37-39; Mc 15,33-39.16,1-6)

 

 

Don Carlo Fassetta ci ha lasciato, passando da questo mondo al Padre. Un prete buono e semplice, è stato segnato dalla sofferenza fin da bambino, perdendo molto presto il papà e mentre frequentava la prima media, la mamma.

 

Una anziana zia prenderà il posto dei genitori, circondandolo di affetto: con lei molti gli vollero bene, consentendogli  una crescita serena, sostenuta anche dalla buona riuscita negli studi.

Ordinato sacerdote il 18 ottobre 1953, all’età di 23 anni, dal Patriarca Angelo Giuseppe Roncalli, a Venezia da meno di un anno, svolse il ministero pastorale come vicario parrocchiale prima a San Zaccaria, poi a San Donato di Murano e ai SS. Apostoli.

 

Dal luglio del 1968 è stato rettore vicario di San Benetto e, dalla fine dell’85, di San Giovanni Crisostomo.

 

Per molti anni lavorò in diversi uffici di Curia, specialmente come notaio dell’Ufficio Matrimoni e ultimamente come responsabile dell’Ufficio Legati.

 

Un prete buono, sereno, amabile e da tutti amato, geloso dei suoi hobby.

 

 

            La Chiesa in questo periodo sta camminando verso la Pasqua, il cuore della nostra fede. Ed è in questa luce pasquale di speranza che noi vogliamo celebrare il commiato cristiano da Don Carlo.

 

Le parole di Giobbe, lette nella fede della Chiesa, hanno proclamato la nostra fede nella risurrezione: ‘Io so che il mio Redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà distrutta’io vedrò Dio, io stesso, e i miei occhi lo contempleranno non da straniero’ (Gb19,23-279.

 

 

San Paolo nella lettera ai Romani ha proclamato la sicura speranza cristiana:’Chi ci separerà dall’amore di Cristo?…. Gesù Cristo è morto per noi, anzi è risuscitato e sta alla destra del Padre e intercede per noi’Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo?…Io sono persuaso che né morte né vita, né angeli..né alcuna altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù, nostro Signore’ (Rm 8,31-35.37-39).

 

 

Abbiamo poi proclamato l’evangelo della morte e risurrezione di Gesù, perché crediamo che la nostra morte, accettata nella fede, è partecipazione al mistero della morte di Cristo e, quindi, essa ha in sé la speranza sicura della risurrezione.

 

Le parole dell’angelo, seduto sulla destra della tomba di Gesù, il crocifisso, proclamano la nostra identità di fede e sono la grande certezza che ci raccoglie ora in questa Eucaristia di commiato: ‘Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, crocifisso. E’ risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto’ (Mc 15,33-39.16,1-6).

 

 

Noi speriamo, e per questo preghiamo, che la Pasqua del Signore Gesù abbia già avvolto della sua luce l’anima di don Carlo: per la bontà umile che ha sempre avuto verso tutti, per la cura amorosa delle persone coinvolte nei suoi impegni pastorali, per la sofferenza purificatrice che ha segnato gli ultimi anni della sua vita.

 

Lo accolga in Paradiso la santa Madre di Gesù, gli vengano incontro i suoi genitori, insieme alle tante persone che in questa vita don Carlo ha aiutato col suo ministero mite e che gli hanno voluto bene.

 

E tu, Don Carlo, con Gesù intercedi per noi presso il Padre e ottienici la grazia di celebrare una Pasqua ricca di speranza per noi e di pace per il mondo intero. Intercedi per il nostro Patriarca, per tutti noi, tuoi fratelli nel ministero, per il seminario, perché il Signore lo benedica con la grazia delle vocazioni.

 

Un grazie pieno di riconoscenza l’intero Presbiterio rivolge a quanti gli hanno voluto bene e nella malattia lo hanno aiutato e gli sono stati vicini.