Messaggio del Patriarca per il Natale 2017
22-12-2017

Messaggio di Natale 2017

 

 

Carissimi,

auguro a tutti coloro che, in questi giorni, ne hanno coltivato il desiderio di poter sperimentare la gioia profonda del Natale cristiano.

Dal cuore di Maria erompe il gaudio autentico e puro; un gaudio che riconosce e testimonia – con la saggezza e la lungimiranza che la fede introduce nell’intelligenza e nella ragione umana – che Dio agisce e mantiene le sue promesse, intervenendo nella storia e soccorrendo il suo popolo. Sì, Dio è capace di fare sempre “cose grandi”.

Nella notte del Natale – notte delle tenebre e delle difficoltà che ci circondano, notte delle nostre fragilità e dei nostri peccati – ci raggiunge di nuovo l’annuncio di “una grande gioia: oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2, 10-11).

Ma la notte di Natale ci offre soprattutto un volto inedito di Dio. Non un Dio onnipotente, ma un Dio bambino che ci viene incontro e tende le mani, bisognoso di tutto. Questa scelta di Dio mette in crisi non solo il nostro modo di vedere Dio ma anche il nostro modo d’esser uomini.

A Natale Dio mette in questione l’uomo, sempre alla ricerca di grandezza e potenza, così da ritenere che solo la grandezza e il potere consentano l’incontro con Dio. Chi, invece, vuole vedere Dio deve sapere che l’appuntamento è presso una stalla, con tutto ciò che ne deriva per il “politicamente corretto”, per lo stile, la pulizia, la privacy…

Chi risponde all’invito troverà alla grotta – chiamati dagli angeli – non uomini e donne di cultura, non opinion leader, non i sapienti o gli intelligenti e i potenti del tempo ma solo dei pastori che, all’epoca di Gesù, occupavano l’ultimo gradino della scala sociale.

La “compagnia” che Dio si sceglie entrando nel mondo è questa: gli ultimi, gli sconfitti e – come ricorda spesso Papa Francesco – gli scartati; tutta la vita di Gesù e il suo Vangelo, poi, saranno esplicitazione coerente della santa notte di Betlemme.

Per gli uomini essere grandi significa aver qualcosa più degli altri, qualcosa che gli altri non hanno, oppure far qualcosa contro gli altri. Invece, per Dio, la grandezza consiste nell’entrare nel profondo delle povertà umane facendosene carico e risanandole con l’Amore-Verità che rigenera.

Davvero il Dio bambino mette in questione sia il nostro modo d’intendere Dio sia il nostro modo d’esser uomini.

I pastori – gli ultimi – diventano la categoria privilegiata, i prescelti, coloro che partecipano alla gioia di questa nascita, prima degli altri, e ne diventano i primi annunciatori. I pastori – che rispondono alla chiamata degli angeli e vanno alla grotta di Betlemme – diventano, per ogni uomo, le guide al Mistero di Dio e invitano a rinnovare e a convertire i pensieri e i cuori.

Il Mistero è segno e presenza. Il segno svela e, insieme, protegge da sguardi indiscreti; ecco perché, se pensiamo di osservare il Bambino come chi già tutto sa e conosce, mai arriveremo a cogliere in Lui la presenza del Dio che salva ma, tutt’al più, una bella fiaba. Il Natale, però, non è una fiaba; è Dio che si dona e ci chiede la conversione, ossia di far nostro il Suo stile.

Così siamo chiamati ad assumere la logica di Dio e inserirla nel “nostro” tempo segnato da una grave crisi di fede, d’intelligenza, di cultura. La logica del Natale riconduce l’uomo a se stesso e ci domanda di chiamare le cose col loro nome: il bene bene e il male male.

L’augurio è cogliere fino in fondo la logica del Natale per vivere nuove relazioni personali e sociali, nello stile della santa notte di Betlemme.

Tutti possiamo godere di un tempo di festa sereno e in pace, vissuto nella gioia e nell’amore poiché il Dio bambino viene.

Vi benedico con affetto. Buon Natale a tutti!

 

Francesco Moraglia

patriarca di Venezia