Meditazione del Patriarca nella Via Crucis diocesana con i giovani dalla chiesa di S. Girolamo al Duomo di S. Lorenzo (Mestre, 24 marzo 2018)
24-03-2018

Via Crucis diocesana con i giovani  dalla chiesa di S. Girolamo al Duomo di S. Lorenzo

(Mestre, 24 marzo 2018)

Meditazione del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

 

All’inizio, davanti alla chiesa di S. Girolamo, il Patriarca ha introdotto così la Via Crucis:

 

Guardiamo alla croce del Signore Gesù per poter camminare con Lui e dietro a Lui. Solo guardando alla croce possiamo riconoscere quanto è grande l’amore di Dio per ciascuno di noi. Percorrendo la Via Crucis vogliamo riconoscere la fede che ci unisce ma anche vogliamo allargare questa nostra amicizia a tutti i giovani, iniziando da quelli più vicini fino a quelli di tutto il mondo. Ed ora, assieme, chiediamo perdono dei nostri peccati, dei peccati che feriscono l’amicizia con il Signore e tra di noi.

 

 

All’interno del Duomo di S. Lorenzo, il Patriarca ha offerto ai giovani questa riflessione:

 

Abbiamo camminato con Gesù, abbiamo camminato dietro la croce di Gesù, lungo le strade della nostra città. E la croce mi dice la logica di Dio.

La croce non è ancora compresa cristianamente fino a quando ci appare solo come un’ingiustizia, come un’assurdità. Se pensiamo che l’unico che non sarebbe dovuto salire sulla croce era proprio quello che è stato crocifisso, capiamo del resto che la croce è un’assurdità e che il peccato agli occhi di Dio è un’assurdità; è un atto che si ritorce contro se stessi perché il peccato, prima di andare contro Dio, va contro l’uomo.

Il male del mondo – il male che è nel mondo e del quale molte volte incolpiamo Dio – è l’espressione del peccato perché il peccato, prima di tutto, è ribellione dell’uomo contro se stesso.  Ma non basta comprendere la croce come assurdità; la croce è la logica di Dio, è l’amore infinito di Dio che si traduce nel dare la vita anche per chi lo rifiuta e per chi lo deride.

Il nostro perdono – che è una prova significativa del nostro essere discepoli del Crocifisso – è solo un mettere i nostri piedi dietro quelli del Signore, perché la croce è il grande perdono di Dio agli uomini, all’umanità. Allora io sono cristiano: quando Lo imito nel perdono. “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”: è la logica della croce.

Quando noi guardiamo la croce e la temiamo e speriamo di non incontrarla mai nella nostra vita… abbiamo dei pensieri umani che certo il Signore capisce e comprende, ma noi sappiamo che, nei Vangeli, ad un certo momento il Gesù dei miracoli, il Gesù seguito dalle folle e applaudito da migliaia e migliaia di persone, cede il passo al Gesù che dice ai suoi amici più intimi: il Figlio dell’uomo salirà a Gerusalemme, sarà deriso, umiliato e crocifisso ma il terzo giorno risusciterà.

La croce è la logica di Dio in un mondo che si è allontanato da Dio. La verità che dobbiamo recuperare come espressione di amore vero nella nostra vita – nelle nostre relazioni, nella nostra società, nella nostra cultura – è quella risposta che Gesù dà alla domanda di Pilato: «Dunque tu sei re?». E Lui: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Ma Pilato ribatte: «Che cos’è la verità?» (Gv 18,37-38). Ovvero, non so cosa farmene della verità… ma esiste la verità? E da quel momento Gesù non gli rivolge più la parola.

Quando nella vita di un uomo, di una donna, di un giovane o di una famiglia manca la verità, manca la condizione fondamentale perché l’amore non diventi una bugia. Il sacramento della riconciliazione inizia da un atto di verità umile: Signore ho peccato, perdonami!

Il discernimento di fronte a situazioni di peccato non è abbassare il Vangelo al mio livello ma innalzare la mia vita all’amore vero del Vangelo, alla verità caritatevole del Vangelo. San Paolo ritorna su questo binomio nella lettera ai Corinzi quando ricorda che la carità si “rallegra della verità” (1Cor 13,6). E, ancora, nella lettera agli Efesini dice di operare “secondo verità nella carità” (Ef 4,15).

La croce è la verità dell’amore, è l’amore che dice la verità; la croce è luogo di liberazione perché se non la temiamo e abbiamo la forza di chiedere al Signore di aumentare la nostra fede, allora la nostra vita cambia, risulta sanata, riconciliata, benvoluta, gioiosa. Senza aver sempre la preoccupazione di piacere agli altri, di essere benvoluti dagli altri, di essere ricercati dagli altri.

La croce è il luogo in cui si genera la risurrezione. Quando affrontiamo dei momenti di sofferenza e di croce pensiamo che, in quel momento, la salvezza si sta costituendo, si sta realizzando, sta crescendo. Avere uno sguardo cristiano sulla croce vuol dire aver messo a posto il tassello centrale del mosaico della bellezza, della gioia, della verità, della giustizia, della misericordia, della solidarietà.

Ci incamminiamo ora nella Settimana Santa dove grande protagonista è la croce; è Gesù che dona la sua vita per tutti. Non per qualcuno, non per chi gli è simpatico, ma per tutti. Anche per chi Lo deride, Lo insulta e rifiuta il suo atto d’amore, Lui continua a donare la sua vita.

Prendiamo il proposito di perdonare, perché questo diventa espressione chiara dell’ imitatio Christi, della croce che si dona e perdona.