Istruzione d'inizio anno pastorale ai sacerdoti e ai diaconi della Diocesi di Venezia (Basilica S. Marco, 3 ottobre 2013)
03-10-2013
Istruzione del Patriarca mons. Francesco Moraglia ai sacerdoti e ai diaconi
nell’incontro d’inizio anno pastorale 2013/14
(Basilica S. Marco / Venezia, 3 ottobre 2013)
 
 
 
Carissimi confratelli nel sacerdozio, carissimi diaconi,
iniziamo, oggi, il nuovo anno pastorale con un momento di preghiera comune. La preghiera è un modo d’esprimere la concretezza della nostra fede. Siamo qui come pastori e, quindi, rappresentiamo e portiamo in noi anche le nostre comunità.
Ringraziamo, innanzitutto, il Signore di questo momento.
Perché si è scelta questa forma per aprire l’anno pastorale? Semplicemente perché si è voluto privilegiare l’essenziale ed essere cristianamente ‘concreti’; per questo, appunto, iniziamo con la preghiera.
A ben guardare, l’Agenda dell’anno pastorale 2013/14 non è astratta, ha solo tre impegni o, meglio, tre percorsi; tre sentieri comuni sui quali vogliamo incamminarci con generosità apostolica, seguendo da vicino il Signore Gesù.
I sentieri sono la ‘trasmissione della fede ai giovani’, l’ ‘evangelo della famiglia’, la ‘dottrina sociale della Chiesa’. Vogliamo camminare insieme e, se qualcuno di noi dovesse attardarsi, di volta in volta ci aspetteremo.
Col progetto pastorale 2013/14, si è voluto dar seguito all’Anno della fede camminando con Papa Francesco e in sintonia con la Chiesa italiana, il decennio sull’educazione e la 47^ Settimana Sociale dei cattolici italiani; in tal modo, pastori e comunità, ci sentiamo uniti e coinvolti in questo cammino ecclesiale.
Chiedo di riflettere con attenzione, all’inizio del nuovo anno pastorale, sulle parole chiave dell’Agenda pastorale, incominciando dall’ordine in cui sono proposte. A partire dalle prime, vale a dire: ‘Vita in Cristo’, ‘Eucaristia e Parola di Dio’, ‘Comunione’ e ‘Comunione ecclesiale’. Qui c’è il metodo e ci sono delle risorse.
 Per essere fedeli a questa logica si è preferito alla conferenza un momento di adorazione eucaristica comune così da porre, concretamente, al centro, Lui, il Signore Gesù. Anche questo appartiene alla concretezza della visione di fede del cristiano e, soprattutto, del pastore. 
La meditazione che segue vuol essere, prima di tutto, un’esortazione a non lasciarci scoraggiare dinanzi alle difficoltà e agli insuccessi della missione, oggi più che mai difficile in un clima di forte secolarizzazione e relativismo.
Ci aiuteranno, in questo percorso, testi dell’Antico e del Nuovo Testamento, insieme a passi di omelie e discorsi del nostro amatissimo Papa Francesco. 
Lo stare insieme dei presbiteri e del vescovo richiama la realtà e il  senso della Chiesa particolare che si struttura a partire proprio dal vescovo e ha nel presbiterio uno snodo particolare, riscoprendo e valorizzando sempre più il ministero dei diaconi e la funzione essenziale dei consacrati e delle consacrate, dei laici e delle laiche. Si tratta di un tema che è insieme teologico, spirituale e pastorale; un tema che non si improvvisa e che dovrà essere approfondito.
Viviamo, allora, questo incontro con animo grato al Signore! E iniziamo col chiederci – proprio innanzi a Lui, Gesù eucaristia – in che modo vivere al meglio – con le nostre comunità, come pastori – l’ultimo tratto di strada dell’Anno della Fede.
Siamo sulla soglia del nuovo anno pastorale che è, prima di tutto, un dono del Signore – dobbiamo concepirlo così – che, anche oggi, ‘passa’ e ci ‘invia’ alle nostre comunità, come un giorno passava per le strade della Palestina e incontrava Zaccheo.
Ogni inizio, in quanto tale, si pone come opportunità e possibilità. Così l’inizio è – o almeno può essere – sinonimo di rinnovamento. Ma nell’ottica della storia della salvezza, l’inizio rimanda al grande principio,  ossia all’atto creatore di Dio da cui tutto deriva.
Ciò che è all’origine della nostra vita, non è quindi il caso – la casualità – ma piuttosto una relazione, anzi, la relazione che ci costituisce nell’essere e – se non frapponiamo ostacoli – ci permette di diventare quello che Dio ha progettato per ciascuno di noi, quello che da noi vuole e da noi aspetta.
 Ma la vocazione – o chiamata di Dio – mi interpella continuamente e mi chiede, non solo all’inizio della vita, di mettermi in ascolto di Dio e di quanto Egli intende dirmi ogni giorno, più volte al giorno. Questa è la concretezza della nostra fede….

(Il testo completo è nel file allegato in calce)