Intervento / testimonianza ai funerali di don Luigi Zane (Venezia, 18 agosto 2009)
18-08-2009

Ai funerali di Don Luigi Zane

 

SS. Apostoli (Venezia), 18.VIII.09

 

 

Mi è caro ricordare Don Luigi Zane, soprattutto come uomo di grande fede e in questa chiave vorrei leggere anche la sua morte alla vigilia dell’Assunta. È bello pensarlo chiamato con Maria a entrare nella luce della Pasqua.

 

La sua biografia è molto lineare: ordinato sacerdote nel giugno del ’44, per oltre un decennio è rimasto cappellano nella parrocchia natale di San Martino, accanto al suo vecchio parroco; poi per due anni circa cappellano del carcere maschile di S. Maria Maggiore, una esperienza forte; e dal 1957 per 47 anni è stato parroco ai Santi Apostoli.

 

La precarietà della salute, che lo ha accompagnato in tutto il suo ministero con vicende alterne, ha, in qualche modo, positivamente condizionato la sua attività, indirizzandola soprattutto su un piano formativo, senza impedirgli una normale attività pastorale.

Si dedicò con grande impegno alla predicazione della Parola di Dio, attendendo, anche aldilà dell’ambito strettamente parrocchiale, a ritiri spirituali, specialmente per anime consacrate.

 

Certamente ebbe in dono una singolare attitudine al consiglio spirituale e al ministero della Riconciliazione e vi si applicò con esemplare dedizione. Chi non ricorda le sue prolungate soste in chiesa, pregando e leggendo, disponibile per chiunque avesse bisogno d’un consiglio, d’una parola di conforto o della consolazione del perdono? Le persone lo sapevano e se ne avvalevano, facilitate anche dal fatto che la chiesa dei Santi Apostoli è collocata in un posto strategico di passaggio.

 

Anche negli ultimissimi anni, ritirato ormai dalla parrocchia e molto debilitato, con le poche forze che gli rimanevano, godeva di poter aiutare quanti a lui si rivolgevano con la sapienza mite del consiglio, maturato nella lunga esperienza pastorale e nella sofferenza, spezzando il pane della Parola e del perdono.

 

Personalmente conservo in cuore il ricordo di quando, nelle visite pastorali, mi accompagnava dagli ammalati: una fatica penosa per lui salire le ripide scale di Venezia. Ma non voleva mai rinunciare a un ministero che, con la visita alle famiglie, gli era molto caro. Ricordo la dolcezza del suo approccio alle persone, che denotava consuetudine e confidenza, sempre con la parola buona che apriva il cuore alla speranza e poi la preghiera fatta insieme.

 

Don Luigi è stato veramente il buon pastore che ha guidato la comunità che gli era stata affidata con la forza della fede nella Parola di Dio, la mitezza di Cristo e con l’esemplare testimonianza di unione con il Signore nella preghiera e di dedizione, al di là delle sue stesse forze. Per questo la comunità dei Santi Apostoli lo ha molto amato e lo ha sempre aiutato e sostenuto.

 

Provenendo da una famiglia molto numerosa, nella sua salute malferma ha sempre avuto il dono di una assistenza amorosa, soprattutto da parte delle due sorelle che sono vissute con lui, alle quali, oggi, vogliamo dire tutta la nostra riconoscenza.