Intervento del Patriarca in occasione dell'apertura della seconda edizione del corso “Il servizio della Chiesa verso le famiglie ferite” (Zelarino - Centro pastorale Cardinale Urbani, 13 ottobre 2018)
13-10-2018

Apertura della seconda edizione del corso

“Il servizio della Chiesa verso le famiglie ferite”

(Zelarino – Centro pastorale Cardinale Urbani, 13 ottobre 2018)

Intervento del Gran Cancelliere mons. Francesco Moraglia

 

 

Carissimi docenti e uditori,

dopo gli echi favorevoli che il corso “Il servizio della Chiesa verso le famiglie ferite” ha registrato nella precedente edizione, auguro anche per quest’anno il medesimo e positivo riscontro.

Il corso è frutto di una sinergia fra istituti accademici che sono espressione delle Chiese del Nordest: la Facoltà di Diritto Canonico San Pio X di Venezia e la Facoltà Teologica del Triveneto, ad essi si uniscono il Tribunale Ecclesiastico Regionale Triveneto e l’Osservatorio Giuridico-Legislativo della Regione Ecclesiastica Triveneta.

Ringrazio, quindi, i Presidi mons. Giuliano Brugnotto e mons. Roberto Tomasi, il Vicario Giudiziale mons. Adolfo Zambon e l’Avv. Prof. Giuseppe Comotti per l’impegno profuso.

Auspico che sul piano filosofico, teologico, giuridico e pastorale maturi una weltanschauung intrinsecamente rispondente alla Rivelazione cristiana, in grado di tradurre in termini di intelligentia fidei una pedagogia dell’amore uomo/donna, a partire da situazioni di fragilità e in grado di dialogare con le culture contemporanee.

Il corso – come sappiamo – si articola in relazioni teoretiche e laboratori, proponendo un cammino interdisciplinare a quanti, nelle nostre Chiese, desiderano impegnarsi nell’accompagnamento pastorale di chi si prepara al matrimonio e lo vive affrontando situazioni di debolezza.

Ricordo quanto Papa Francesco – proprio domenica scorsa, 7 ottobre – ha detto alla preghiera dell’Angelus, commentando il Vangelo del giorno (cfr. Mc 10, 2-16) in cui l’evangelista Marco riporta le parole di Gesù sul matrimonio.

Questo insegnamento di Gesù – dice il Santo Padre – è molto chiaro e difende la dignità del matrimonio, come unione di amore che implica la fedeltà. Ciò che consente agli sposi di rimanere uniti nel matrimonio è un amore di donazione reciproca sostenuto dalla grazia di Cristo. Se invece prevale nei coniugi l’interesse individuale, la propria soddisfazione, allora la loro unione non potrà resistere. E – continua il Papa – è la stessa pagina evangelica a ricordarci, con grande realismo che l’uomo e la donna, chiamati a vivere l’esperienza della relazione e dell’amore, possono dolorosamente porre gesti che la mettono in crisi. Gesù non ammette tutto ciò che può portare al naufragio della relazione. Lo fa per confermare il disegno di Dio, in cui spiccano la forza e la bellezza della relazione umana. La Chiesa, da una parte non si stanca di confermare la bellezza della famiglia come ci è stata consegnata dalla Scrittura e dalla Tradizione; nello stesso tempo, si sforza di far sentire concretamente la sua vicinanza materna a quanti vivono l’esperienza di relazioni infrante o portate avanti in maniera sofferta e faticosa” (Papa Francesco, Angelus del 7 ottobre 2018).

Così, l’accompagnamento e il discernimento pastorale delle persone in situazioni di fragilità è, oggi, per la Chiesa, una scelta ineludibile e prioritaria che deve continuamente confrontarsi col progetto di Dio sull’uomo e sulla donna e che non può essere posta sotto la cifra della soggettività.

Alcuni “passi” del citato discorso indicano proprio una tale direzione. Papa Francesco, infatti, dice che Gesù “difende la dignità del matrimonio“ e vuole “confermare il disegno di Dio”, poi, afferma che “la Chiesa … non si stanca di confermare la bellezza della famiglia come ci è stata consegnata dalla Scrittura e dalla Tradizione “.

Quindi “dignità del matrimonio”, “disegno di Dio”, “famiglia ci come è stata consegnata dalla Scrittura e dalla Tradizione”, sono criteri irrinunciabili dell’accompagnamento materno e del discernimentouindi Quindi della Chiesa segnato sempre da tenerezza, amore, gioia e in cui pedagogia, psicologia e conoscenza empatica delle persone e delle loro storie aiutano a mantenere vivo il riferimento oggettivo al Vangelo.

Fare discernimento non significa stemperare o ridurre il Vangelo del matrimonio ma, piuttosto, avvicinare con tenerezza e prendere per mano chi vive momenti di fragilità per giungere alla Misericordia di Gesù; l’apostolo Paolo ricorda che “agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a Lui, che è il capo, Cristo” (Ef 4, 15) e che la carità “non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità” (1Cor 13,6)

Infine, un ricordo e una preghiera particolari per il Sinodo: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. E’ essenziale che essi trovino spazi di dialogo e formazione – fin dalla prima adolescenza – sulla vita affettiva, sul rispetto dell’altro, sul valore della differenza sessuale, sul senso del pudore. Non si tratta di schemi educativi del passato; essi sono riferimenti che appartengono all’orizzonte dell’uomo e della donna di ogni tempo anche del nostro; e se conosciuti e vissuti aprono ad una nuova alleanza fra l’uomo e la donna in grado di rigenerare quella che è la relazione fondante la convivenza umana ad ogni livello.

Ancora ringrazio chi con l’impegno e la partecipazione ha reso possibile la seconda edizione del Corso e sono convinto che i temi affrontati con competenza e fede da parte di cultori delle scienze umane, teologiche e giuridiche, saranno di giovamento per le nostre Chiese.

Chiedo a Maria Santissima, Madre e sposa nella casa di Nazareth, che accompagni e illumini tutti docenti e uditori.