Intervento del Patriarca durante l'incontro “Laudato si’. Nella vita delle nostre comunità e delle nostre città” (Marghera / Chiesa parr. Ss. Francesco e Chiara, 3 ottobre 2020)
03-10-2020

 “Laudato si’. Nella vita delle nostre comunità e delle nostre città”

(Marghera / Chiesa parr. Ss. Francesco e Chiara, 3 ottobre 2020)

Intervento del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia

 

 

 

Ringrazio innanzitutto chi ha ideato ed organizzato questo dialogo – la Fondazione Marcianum, con la Pastorale sociale e del lavoro del Patriarcato e il Centro Stili di Vita / Laudato si’ – e gli ospiti che interverranno: Antonietta Potente, il prof. Luigino Bruni, mons. Fabiano Longoni. E, infine, la parrocchia dei Ss. Francesco e Chiara che ci accoglie.

 

Con questo incontro desideriamo far maturare una riflessione ed, anzi, quella conversione che il Santo Padre sollecita in particolare attraverso (ma non solo) il testo della “Laudato si’” sulla cura della casa comune. Rispondiamo al suo appello quando dice: “Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti… Tutti possiamo collaborare come strumenti di Dio per la cura della creazione, ognuno con la propria cultura ed esperienza, le proprie iniziative e capacità” (Papa Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, n. 14).

 

Ci disponiamo ora ad accogliere la nuova enciclica, “francescana” in tutti i sensi, dai contenuti al contesto, fino alla stessa citazione che ne ispira il titolo. Proprio oggi, infatti, ad Assisi il Santo Padre ha appena promulgato “Fratelli tutti”.

In attesa di conoscerla e approfondirla, sappiamo intanto che tratta di fraternità e amicizia sociale (questioni al centro dello storico incontro di Abu Dhabi e su cui proprio qui a Marghera abbiamo svolto un bel dialogo interreligioso); in essa si tratta delle diseguaglianze e delle ingiustizie sociali ed economiche del mondo che devono essere corrette e, ancora, della cura del creato a partire dal contesto attuale che è pesantemente condizionato dagli effetti della pandemia con le sue molteplici e drammatiche implicazioni.

Come evidenzia bene il titolo scelto per l’odierno appuntamento – “Laudato sì. Nella vita delle nostre comunità e delle nostre città” – l’impegno è portare i temi e le “provocazioni” dell’enciclica dentro l’oggi, nel nostro quotidiano come cittadini e credenti. Le nostre comunità e le nostre città ne sono sempre più implicate ed è urgente, perciò, suscitare una riflessione e alcune “linee” che consegno al vostro saggio discernimento.

Mi scuso sin d’ora con tutti Voi se, al termine dell’intervento, lascerò l’incontro per presiedere l’ingresso canonico al nuovo parroco del Sacro Cuore di Mestre.

Uno dei nostri principali “problemi”, oggi, è l’ideologia sottile e quindi più insidiosa del “riduzionismo”, un pensiero che porta ad isolare la parte dal tutto, considerandola come il tutto. E quindi non si “coglie” più il tutto che, invece, è essenziale percepire e perseguire con tenacia e che in sintesi possiamo definire il “bene comune”. Questo vale in ogni ambito – educativo, politico, economico, scientifico, tecnico ecc. – e oggi, in particolare, per la tutela e salvaguardia del creato che corre, più che mai, il rischio di non essere avvertita nella sua reale integralità.

Anche quando si affrontano le tematiche sull’ambiente (terra, acqua, atmosfera e biodiversità) è necessario ritornare alle domande fondamentali. È essenziale un’etica, una visione, un orizzonte e un cuore più grande. Per procedere verso un reale progresso a 360° bisogna – per usare un’immagine – saper “volare in alto”, ossia scorgere il tutto secondo la totalità, senza orizzonti limitati e, quindi, secondo una ecologia attenta a tutte le forme di vita, incominciando dalla tutela della vita umana sempre e in ogni sua fase.

Il Papa, al n. 137 della “Laudato si’” – non lo cito integralmente, ma facilmente lo potete rileggere –,in maniera felice parla proprio di ecologia integrale e mette a fuoco la necessità di cogliere il tutto attraverso il legame che unisce fra loro le singole realtà umane e sociali, ovvero – cito Papa Francesco – secondo “una ecologia integrale che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali”.

Poco prima, al numero 136, Papa Francesco afferma e qui lo cito integralmente: “D’altro canto, è preoccupante il fatto che alcuni movimenti ecologisti difendano l’integrità dell’ambiente, e con ragione reclamino dei limiti alla ricerca scientifica, mentre a volte non applicano questi medesimi principi alla vita umana. Spesso si giustifica che si oltrepassino tutti i limiti quando si fanno esperimenti con embrioni umani vivi. Si dimentica che il valore inalienabile di un essere umano va molto oltre il grado del suo sviluppo. Ugualmente, quando la tecnica non riconosce i grandi principi etici, finisce per considerare legittima qualsiasi pratica. Come abbiamo visto in questo capitolo, la tecnica separata dall’etica difficilmente sarà capace di autolimitare il proprio potere” (Papa Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, n. 136).

Sottolineo poi la peculiare “responsabilità” nei confronti del nostro territorio che ci viene dall’abitare e dal vivere in un ambiente umano e naturale singolare quale è quello di Venezia e della sua terraferma (o del suo territorio “metropolitano”, come ora si dice): una città che nasce, si sviluppa e vive grazie ad un equilibrio delicatissimo e fragilissimo – e che, a volte, purtroppo salta! – tra terra ed acqua, tra laguna e mare, tra residenti e turisti, tra esigenze del lavoro e del commercio, tra quelle della sostenibilità ambientale e della sicurezza e… l’elenco potrebbe continuare a lungo.

Per questo motivo Venezia, Mestre, Marghera e il Litorale hanno un peculiare profilo “ambientale”, risultato di storie uniche che vanno ripensate in un’ottica di “bene comune” e attenzione reale alla cura di queste aree.

Con Venezia, Mestre, Marghera e il Litorale tutto il nostro territorio ha la necessità quotidiana di porre a tema – non solo in modo episodico ma in varie forme e nei diversi livelli (istituzionali e informali, internazionali e locali, ecclesiali e civili ecc.) – la questione ambientale, mettendo insieme saperi, competenze e sensibilità culturali per favorire un adeguato discernimento e consentire di giungere a decisioni, scelte e politiche globali che ne garantiscano la sostenibilità, non solo nell’oggi ma anche per le future generazioni nei confronti delle quali noi siamo e restiamo debitori. Per le questioni ambientali non è sufficiente la molteplicità delle scienze ma si richiede interdisciplinarietà.

Il tutto sempre – lo ribadisco – alla luce di una “ecologia integrale” che abbia al centro l’uomo inteso come parte dell’ecosistema, anche in termini di responsabilità etica, e facendo crescere – nel contempo – sia una maggiore e diffusa consapevolezza delle sempre più urgenti problematiche attuali, sia una rinnovata modalità di “stili di vita” con comportamenti e pratiche personali e comunitari consone.

Il posto singolare che Venezia e il suo territorio hanno nel mondo (e non solo nelle nostre vite), i tumultuosi cambiamenti climatici e gli eventi straordinari che toccano e sconvolgono la nostra quotidianità ed esistenza (come è successo e succede ancora per il Covid-19) interpellano con maggiore forza tutti coloro che – dal mondo del lavoro alla cultura, dalla politica all’economia, dalle realtà associative alla comunità ecclesiale ecc. – hanno competenze e sensibilità da mettere insieme e in circolo per trovare le strade più opportune e più giuste da percorrere.

Si tratta, dunque, di aiutarci a vicenda, e così – cito ancora il Papa – “riconoscere la grandezza, l’urgenza e la bellezza della sfida che ci si presenta” per arrivare a “proporre un’ecologia che, nelle sue diverse dimensioni, integri il posto specifico che l’essere umano occupa in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che lo circonda” (Papa Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, n. 15).