Intervento del Patriarca all'ordinazione episcopale di mons. Michele Tomasi, Vescovo eletto di Treviso (Bressanone, 14 settembre 2019)
14-09-2019

Ordinazione episcopale di mons. Michele Tomasi, Vescovo eletto di Treviso

(Bressanone, 14 settembre 2019)

Intervento del Patriarca di Venezia e Presidente della Conferenza Episcopale Triveneto Francesco Moraglia

 

 

Il nostro pensiero di gratitudine va subito a Papa Francesco che ha tratto da questa Chiesa che è in Bolzano – Bressanone e donato alla Chiesa che è in Treviso un nuovo Vescovo. Rivolgo un saluto cordiale al Vescovo Ivo e, sin d’ora, un particolare ringraziamento all’Arcivescovo Gianfranco che ha servito la Chiesa trevigiana con vero amore e piena dedizione; a Lei, Eccellenza carissima, la gratitudine e la stima di tutti i Vescovi del Triveneto. Grazie!

Caro Vescovo Michele, a te va il nostro augurio perché tu possa sempre sentire la presenza del Signore Gesù; è Lui che ti ha scelto, che ti chiede di seguirlo e che ti donerà la virtù cristiana, ossia quella fortezza serena e pacata che è propria del discepolo del Signore che, mai, separa amore e verità. Dio è sempre Amore e Logos (ragione).

Il ministero episcopale non è carica onorifica; viene attribuito perché c’è una Chiesa che lo richiede e di tale Chiesa il Vescovo diventa il primo servitore.

Mi piace qui citare un passo tratto da “La Sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa”, un recente documento della Commissione Teologica Internazionale: «Tutto il Popolo di Dio è il soggetto dell’annuncio del Vangelo. In esso, ogni Battezzato è convocato per essere protagonista della missione poiché tutti siamo discepoli missionari. La Chiesa è chiamata ad attivare in sinergia sinodale i ministeri e i carismi presenti nella sua vita per discernere le vie dell’evangelizzazione in ascolto della voce dello Spirito» (n. 53).

Il ministero episcopale è tutt’altra cosa rispetto ad un ufficio politico / civile (un prefetto o un sindaco); è, invece, un servizio essenzialmente pastorale. Il Vescovo è l’apostolo, ossia colui che è mandato da Gesù per servire, guidando; così deve anche esporsi in prima persona, sapendo di poter confidare sui tanti doni di grazia, di umanità, di santità e di competenze della sua Chiesa.

Gesù, duemila anni fa, sulle rive del lago di Tiberiade, ha chiesto a Simone di Giovanni soltanto una cosa: «…mi ami più di costoro?» (Gv 21,15). Nulla di più, ma neanche nulla di meno! Non gli ha chiesto se era più colto, più intelligente o più preparato ma, semplicemente, se lo amava più degli altri; in altre parole, se era disposto a donarsi a Lui più degli altri. E questo glielo chiese per ben tre volte.

La corsa di Pietro e Giovanni, il mattino di Pasqua, al sepolcro è poi la bella immagine dell’unica competizione legittima nella Chiesa: arrivare per primi all’incontro col Signore.

Caro Vescovo Michele, questo è il criterio semplice e disarmante di Dio: andare verso Gesù, amando Lui e le persone che ti ha affidato. È una logica diversa da quella degli uomini che, invece, per risultare graditi, si arruolano, di volta in volta, sotto l’insegna del vincitore del momento. E questa per molti è la virtù di chi sa “mediare”. In realtà, è voler piacere agli uomini per realizzare se stessi, perdendo la propria libertà.

Anche noi Vescovi siamo uomini e, quindi, vale per noi quanto scrive l’apostolo Paolo ai Corinti: «…chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere» (1Cor 10,12).

La vita di san Benedetto qui ci aiuta capire; Benedetto fu maestro insigne e guida spirituale di tanti che cercavano Dio. La sua prima biografia, scritta da Papa Gregorio Magno, ci fa capire che i tre anni vissuti in solitudine con Dio a Subiaco furono un tempo di purificazione, in cui Benedetto sconfisse il suo io, riuscì a dominare la sensualità e il desiderio di vendetta. Solo dopo questo tempo di purificazione, Benedetto fu pronto per fondare i primi monasteri e per guidare gli altri.

Caro Vescovo Michele, con l’ordinazione episcopale sei chiamato a servire il nuovo popolo che ti viene affidato. Un popolo è fatto di persone e di gruppi differenti; ognuno ha attese, progetti, doni e fragilità, santità e peccato. Guarda insieme a loro, sempre, il Signore Gesù!

Il servizio episcopale si esercita poi in modo sinodale, tanto nella Chiesa universale quanto in quella particolare; richiede capacità d’ascolto e di discernimento evangelico ma anche assunzione di responsabilità personale. Come Vescovo non aver altro criterio che il Signore Gesù; l’unità si fa a partire da Lui e con Lui. Ogni sera l’esame di coscienza non lo facciamo dinanzi alle agenzie stampa ma al Crocifisso!

Gesù deve essere detto in modo accessibile all’uomo di oggi, ma sempre nel chiaro linguaggio della fede. L’apostolo Pietro scrive ai cristiani di Roma e li esorta ad essere «pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza» (1Pt 3,15-16).

Caro Vescovo Michele, ricco della tua storia personale e di quella della Chiesa di Bolzano – Bressanone in cui hai vissuto sinora, tra pochi giorni entrerai in un’altra Chiesa, quella di Treviso, che ha a sua volta una grande storia, carica di fede e di carità, una Chiesa dotata di profondo senso di Dio e dell’uomo che possiede tanti doni e di carismi. Sappili riconoscere. Certo, vi troverai anche ferite e sofferenze ma, nel respiro dello Spirito Santo, percepirai come essa sia popolo di Dio e sacramento di Cristo.

Nel cenacolo, attorniata dai discepoli e in attesa della grande effusione dello Spirito Santo, c’era Maria, la madre; è attorno a Lei che, nella preghiera, si raccoglie la Chiesa nascente. Maria è personificazione della Chiesa orante. Mi piace pensare ora alla Madre della Chiesa che – unitamente alla numerosa comunità dei santi della Chiesa di Bolzano-Bressanone, di Treviso e di tutte le nostre Chiese del Triveneto – sta innanzi a Dio ed intercede chiedendo al suo Figlio di mandare nuovamente il suo Santo Spirito per guidare i tuoi primi passi di pastore.

Auguri, di tutto cuore, da chi ti è fratello e amico in Cristo!