Intervento del Patriarca all'inizio del Convegno internazionale di studi “San Lorenzo da Brindisi, doctor apostolicus nell’Europa tra Cinque e Seicento” (Venezia / Studio Teologico Laurentianum, 17 ottobre 2019)
17-10-2019

Convegno internazionale di studi “San Lorenzo da Brindisi, doctor apostolicus nell’Europa tra Cinque e Seicento”

(Venezia / Studio Teologico Laurentianum, 17 ottobre 2019)

Intervento del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Saluto, in particolare, il Ministro Generale e il Ministro Provinciale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini nonché Sua Eccellenza l’Ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede mentre ringrazio l’Ordine e la Provincia Veneta – per questo convegno che mette a fuoco la bella figura di san Lorenzo da Brindisi di cui, quest’anno, ricordiamo il IV centenario della morte, avvenuta a Lisbona nel 1619, e il 60° anniversario della proclamazione a “dottore della Chiesa” da parte di Giovanni XXIII (1959).

È significativo che questo Convegno internazionale si tenga in Venezia, sua “naturale” collocazione perché la nostra città e Chiesa sono state importanti nella vita di san Lorenzo. Venezia fu decisiva per il proseguimento dei suoi studi, grazie allo zio sacerdote, e per la sua formazione personale e spirituale, permettendogli di scoprire la sua vocazione cappuccina e presbiterale. Ma Venezia ritornerà ancora nella sua vita, specialmente quando assunse l’officio di Provinciale.

Teologo e predicatore, intelligente e colto (parlava molte lingue), fu protagonista nelle vicende italiane ed europee del tempo, intessendo rapporti – non facili – con i potenti del tempo; svolse missioni diplomatiche delicate, su incarico di Papi e sovrani cattolici, in un’azione infaticabile per la pace e la concordia tra le diverse comunità.

Nella catechesi che Papa Benedetto XVI dedicò a san Lorenzo da Brindisi il 21 marzo 2011 è stato sottolineato come “in mezzo a tanti lavori, Lorenzo coltivò una vita spirituale di eccezionale fervore, dedicando molto tempo alla preghiera e in modo speciale alla celebrazione della Santa Messa, che protraeva spesso per ore, compreso e commosso nel memoriale della Passione, Morte e Risurrezione del Signore”. E, ancora, il Santo Padre rilevava che “tutta la sua attività è stata ispirata da un grande amore per la Sacra Scrittura, che sapeva ampiamente a memoria, e dalla convinzione che l’ascolto e l’accoglienza della Parola di Dio produce una trasformazione interiore che ci conduce alla santità” (Benedetto XVI, Catechesi durante l’udienza generale del 21 marzo 2011).

Lorenzo fu uomo d’azione e contemplazione, a dimostrazione che la santità personale – esplicitata dalle virtù teologali della fede, dell’amore e della speranza, che fioriscono dal sacramento del battesimo e si sviluppano nel singolare percorso vocazionale di ciascun cristiano – genera un fecondo e originale circolo virtuoso da cui, potenzialmente, tutto e tutti possono essere arricchiti e beneficati. In lui fede, amore e speranza – grazie al suo intelligente e intenso zelo apostolico – hanno rotto lo schema autoreferenziale che accompagna le relazioni umane e le rende complicate e difficili.

Nella preghiera, nell’ascolto della Parola di Dio, nel vivere con intensa partecipazione l’evento eucaristico, il “nostro” dottore ci ha indicato la strada per vincere il primo e fondamentale peccato, quello che impedisce di amare, pensare e vivere secondo Dio che è, sempre ed insieme, Amore (agàpe) e Verità (logos). E così ha saputo accompagnare e guidare i fratelli nelle intricate vicende della sua epoca con una testimonianza credibile, generosa ed efficace portando Cristo nei diversi ambiti di vita.

Questi suoi pensieri costituiscono precisi punti di riferimento:

  • il valore di una vita segnata dalla preghiera, al punto che Lorenzo esclamava: “Oh, se considerassimo questa realtà! Cioè che Dio è davvero presente a noi quando gli parliamo pregando; che ascolta veramente la nostra orazione… E che non solo è presente e ci ascolta, anzi può e desidera accondiscendere volentieri e con massimo piacere alle nostre domande”;
  • l’importanza di ascoltare ed accogliere la Parola del Signore che, affermava, “è luce per l’intelletto e fuoco per la volontà…, è pane e acqua, ma pane più dolce del miele e acqua migliore del vino e del latte… È un maglio contro un cuore duramente ostinato nei vizi. È una spada contro la carne, il mondo e il demonio, per distruggere ogni peccato”;
  • la centralità dell’Eucaristia, di cui diceva: “Come in Cristo c’è tutto Dio…, e lo stesso Cristo, Verbo del Padre, esprime e manifesta tutta la natura del Padre, la sua eterna potenza e la sua divinità; così in questo sacramento c’è tutto Cristo, Dio e uomo; perché in questo sacramento è contenuto il vivo corpo di Cristo e il suo vivo sangue. Esso rivela tutta la sua divinità, la sua bontà, la sua misericordia, la sua carità e la sua forza onnipotente”;
  • la fiducia costante nell’amore e nella misericordia di Dio perché, sono parole sue, “dalla bontà divina nasce l’amore e la compassione verso di noi, come le mammelle dal petto della madre… La divina bontà è come nostra madre. Con queste due mammelle, dell’amore e della misericordia, ci nutre”;
  • l’autentica devozione mariana che lo muoveva nel riconoscimento del compito di Maria nel disegno divino di salvezza.

Nell’augurare a tutti un proficuo lavoro, sottolineo che riportare alla nostra attenzione oggi la figura di Lorenzo da Brindisi – “doctor apostolicus” – è certamente un valido aiuto per la crescita della santità nella Chiesa e per dare anche nuova vitalità all’Europa, sempre più bisognosa di ritrovare un’ “anima” e una spinta ideale – più forte e incisiva – per ricercare e affermare la pace, la giustizia e il bene comune di tutti i suoi cittadini.