Intervento del Patriarca all'incontro dei Comitati Privati per la Salvaguardia di Venezia (Palazzo Ducale / Venezia, 5 aprile 2017)
05-04-2017

Incontro dei Comitati Privati per la Salvaguardia di Venezia

(Palazzo Ducale / Venezia, 5 aprile 2017)

Intervento del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia

 

 

Stimate autorità e membri dei Comitati Privati per la Salvaguardia di Venezia, sono lieto di partecipare e prendere la parola in questo importante incontro.

Desidero esprimere sincera gratitudine per i contributi che, a seguito del disastroso evento dell’alluvione e dell’Aqua Granda del 1966, sono stati da voi offerti in termini economici e culturali e che hanno inciso in modo rilevante nell’opera di salvaguardia della città, risollevandola in molte sue “parti” dal degrado, dall’incuria e dagli effetti degli eventi atmosferici.

Anche la costanza e il rilievo di quest’impegno hanno certamente fatto sì che Venezia, città “liquida” per antonomasia, abbia potuto e possa tuttora risplendere – per usare la magistrale immagine del Santo Padre Benedetto XVI durante la sua visita del 2011 – come città “della vita e della bellezza”, ovvero “una città che rinnova costantemente la sua bellezza attingendo dalle sorgenti benefiche dell’arte, del sapere, delle relazioni tra gli uomini e tra i popoli” (Benedetto XVI, Discorso nell’incontro con il mondo della cultura e dell’economia nella Basilica della Salute, Venezia 8 maggio 2011).

Tutta la città di Venezia – come Voi ben sapete – è un grande, splendido ed anche complicato tesoro e patrimonio artistico, architettonico, culturale. E tali tesori e patrimoni sono spesso di natura ecclesiale, toccano quindi la comunità cristiana di questa città, riguardano tante opere e tanti edifici sacri utilizzati per il culto e che hanno beneficiato, da allora, di questa ondata benefica così essenziale per la tutela e la conservazione di tale ingente patrimonio.

Di tutto questo, ancora, Vi ringrazio e soprattutto per il fatto di ricordarci ogni volta che Venezia è davvero città del mondo e “casa comune” – luogo che appartiene ai veneziani e a tutti – e come tale va vissuta, salvaguardata, difesa e fatta crescere, trattando con delicatezza e rispetto, con amore ed impegno attivo, questa nostra città.

Ma non può sfuggire il fatto che in questi 50 anni Venezia abbia progressivamente e notevolmente cambiato volto, per una serie di fenomeni ben noti: la forte riduzione della popolazione residente, l’incremento esponenziale della mobilità e del turismo con tutta la serie di benefici ma anche di problematiche che comportano, la profonda trasformazione post-industriale del suo territorio circostante ecc.

Tutto ciò ha inciso e determina di continuo conseguenze importanti per la vita della città, per la vita della nostra Chiesa ed anche, quindi, sulla tutela e salvaguardia del nostro patrimonio e dei luoghi di culto.

Come Patriarcato di Venezia siamo da qualche tempo impegnati in un processo di rinnovamento pastorale che interessa perciò, in modo significativo, le modalità di presenza e di intervento della comunità ecclesiale sul territorio – di cui fa parte ed è responsabile – nonché sulla gestione e sulla valorizzazione delle risorse e dei beni a nostra disposizione e sotto la nostra responsabilità, in primis (in particolare nella città storica) quelli di natura artistico e culturale.

La Chiesa di Venezia è, infatti, decisamente orientata verso la costituzione – anche nel centro storico della realtà lagunare – delle cosiddette “collaborazioni pastorali interparrocchiali” che permetteranno (in certi casi già sta avvenendo) di condividere – sostenendosi a vicenda e mettendo in comune forze e risorse (anche umane) – ambiti ed impegni pastorali nei quali, da soli, ormai non è più possibile operare in modo efficace.

Il valore di tale processo di collaborazione e maggiore sinergia tra parrocchie diventa evidente e vitale in una città come Venezia dove il numero di edifici sacri è enorme per quantità e notevolissimo per qualità dei tesori – spesso degli autentici capolavori – in essi custoditi.

Restiamo convinti che non ci può essere restauro di una chiesa senza (prima) una comunità “viva” che se ne faccia carico, che ne custodisca la bellezza e la valorizzi nel culto e non solo. Un edificio senza vita non è mai tutelato e valorizzato ed è destinato all’abbandono. Come lo è un edificio che non ha, alle spalle, una comunità reale che se ne fa carico.

Come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, è importante ricordare che, a Venezia, vi sono problemi conservativi urgenti che riguardano molte chiese e che il loro numero (un centinaio in città e oltre 200 nell’intera Diocesi) richiede di riflettere su una razionalizzazione del loro ruolo liturgico e pastorale, spesso anche a fronte dell’innegabile flessione demografica (specialmente del centro storico).

Sarà quindi necessario individuare gli edifici che, effettivamente, non rispondono più a specifici bisogni pastorali ed è compito della Chiesa locale individuare soluzioni e proposte per rendere “utili” – ad esempio in ambito culturale e caritativo – alla stessa collettività quei luoghi, senza far perdere mai la loro dimensione simbolica in nome di un funzionalismo o “polivalenza” che non solo li impoverisce ma addirittura li snatura.

Il cammino di collaborazione pastorale tra le comunità parrocchiali della città che iniziamo ad attivare ha presente questa istanza e punta, quindi, sia a far crescere la sensibilità comune tutelando e valorizzando il patrimonio sia garantendo la presenza di persone preparate quali interlocutori affidabili – specialmente in fase di progettazione e gestione degli interventi – nei confronti di chiunque sia interessato e disponibile ad offrire contributi e risorse in tal senso.

Le necessità del patrimonio ecclesiastico risultano – come si diceva – ingenti e i contributi, specie quelli pubblici, sono assai ridotti. Anche alcuni strumenti fiscali – lo rileviamo con rammarico – spesso non sono applicabili al patrimonio ecclesiastico che, seppur di fruizione pubblica, viene considerato proprietà “privata” e quindi escluso da benefici fiscali che molto gioverebbero ai fini della sua corretta salvaguardia.

In tale contesto, dunque, il generoso supporto dei Comitati Privati per la salvaguardia di Venezia è non solo molto prezioso ma anche decisivo, come esempio di gratuità nella tutela di una bellezza che racconta di noi e delle nostre radici e che, nel suo contenuto più profondo, mostra il genio e la creatività dell’uomo nel custodire ed anche continuare e sviluppare “l’opera della creazione” che ci è consegnata, posta nelle nostre mani e affidata alla nostra sensibilità e responsabilità.

Confido, in conclusione, che sempre grazie a Voi tale ondata benefica di solidarietà economica e culturale possa continuare a svilupparsi – magari con le modalità nuove che i nuovi tempi richiedono – e a generare ulteriori e splendidi segni di attenzione e di concreto impegno per far sì che Venezia continui, ogni giorno di più, a brillare come città “della vita e della bellezza” dai tratti unici e inconfondibili.