Intervento del Patriarca all'apertura del ponte votivo del Redentore (Venezia, Sagrato della Basilica del Santissimo Redentore - 20 luglio 2019)
20-07-2019

Festa del Redentore – Apertura del ponte votivo

(Venezia, Sagrato della Basilica del Santissimo Redentore – 20 luglio 2019)

Intervento del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

 

Sig. Presidente del Senato, Sig. Sindaco, Autorità, veneziani, turisti,

saluto e ringrazio tutti della presenza all’inaugurazione del ponte votivo, nella sera della vigilia della “venezianissima” festa del SS. Redentore.

Guardando proprio al ponte appena inaugurato e attraversato, mi piace considerarlo la “cifra” o il simbolo di un’alleanza. Tra le differenti alleanze, vorrei soffermarmi su una che indico senza escludere le altre, ossia l’alleanza tra le generazioni per il bene di una città che deve oggi pensare, senza tergiversare, il suo futuro.

La nostra città ha bisogno, come ogni città e ancor più di altre, di riscoprire l’alleanza tra le generazioni. Quando si dice che a Venezia ci sono pochi bambini e che i giovani si sposano (quando si sposano) e vanno ad abitare altrove, siamo di fronte a notizie preoccupanti per il presente e il futuro della nostra città.

Dimenticarsi che il futuro si scrive nel presente e non tenerne conto vuol dire o non capire o non amare Venezia.

Venezia non può essere nello stesso tempo tutto e il contrario di tutto; bisogna avere il coraggio di scegliere un futuro possibile e sostenibile in cui il bene comune, di tutti, venga prima di quello particolare.

Venezia deve essere sempre conscia della sua unicità: tutte le città del mondo sono belle, ma Venezia ha una sua tipicità che la rende unica anche nella sua estrema fragilità.

Nessuno vuole che Venezia diventi una sorta di Disneyland a cielo aperto; adoperiamoci perché questo non avvenga. Bisogna, allora, rispettare le sue fondamenta, i campi, i campielli, le calli, piazza San Marco ecc. Il rispetto è la prima declinazione della parola “amore”; amiamo la nostra città se la rispettiamo e se non la sovraccarichiamo di eventi e di flussi di visitatori. Certo, la città deve essere aperta perché è bene dell’umanità, ma non può essere aperta a tutto e diventare spazio di conquista di nessuno.

La città deve, quindi, fare i conti con le sue dimensioni, risorse e limiti; deve essere capace di progettarsi con ottimismo, sapendo osare, con intelligenza ma riconoscendo sempre la sua strutturale fragilità:

“Prestare attenzione alla bellezza e amarla – leggo dall’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco – ci aiuta ad uscire dal pragmatismo utilitaristico… Allo stesso tempo, se si vogliono raggiungere dei cambiamenti profondi, bisogna tener presente che i modelli di pensiero influiscono realmente sui comportamenti. L’educazione sarà inefficace… se non si preoccupa anche di diffondere un nuovo modello riguardo all’essere umano, alla vita, alla società e alla relazione con la natura. Altrimenti continuerà ad andare avanti il modello consumistico trasmesso dai mezzi di comunicazione e attraverso gli efficaci meccanismi del mercato” (Papa Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, n. 150).

Concludendo questo mio augurio per la festa del SS. Redentore, non posso non sottoporre – con fiducia- all’attenzione di chi ha facoltà di decidere, i due recenti gravissimi scampati pericoli susseguitisi, nel breve volgere di 40 giorni, proprio intorno a queste acque e ringrazio il Signore perché non si sono trasformati in irreparabili tragedie anche se molto, anzi, troppo si è rischiato.

Tito Livio, storico latino, nato qui in Veneto, a Padova, ha una frase notissima che mi piace richiamare: “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”, ossia “Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata” (Tito Livio, Storie, XXI, 7, 1).

È questo l’amarissimo commento di Tito Livio, a proposito della vicenda della città spagnola di Sagunto, alleata di Roma, che – dopo un assedio durato otto mesi – sarà espugnata e rasa al suolo dai nemici; Tito Livio commenta appunto, con tristezza, che mentre a Roma si continuava a discutere Sagunto veniva espugnata.

Mi auguro che Venezia sappia riscoprirsi sempre più spazio di vita “vivibile” per i suoi abitanti, iniziando dai bambini e dagli anziani, spazio di crescita di una comunità reale che abita e sente suo un territorio veramente unico e, per questo, lo vuole difendere con l’intelligenza e il cuore.

Venezia più che mai ha bisogno di pensarsi e progettarsi a misura ancora più umana delle altre città, proprio perché è bene di tutti, in cui tutti devono potersi ritrovare; sì, tutti, i veneziani e i sempre graditi visitatori.

Buona festa del SS. Redentore a tutti!