Intervento del Patriarca alla Festa del Creato 2019 “Maestra è la Madre Terra. Niente di questo mondo ci è indifferente” (Isola di S. Francesco del Deserto - 29 settembre 2019)
29-09-2019

Festa del Creato 2019 “Maestra è la Madre Terra.

Niente di questo mondo ci è indifferente”

(Isola di S. Francesco del Deserto – 29 settembre 2019)

Intervento del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

 

Cari amici, vi ringrazio tutti per la vostra testimonianza odierna e, in particolare, dico il mio grazie agli organizzatori che hanno scelto questo itinerario che da Altino – luogo significativo per il nostro territorio e la nostra Chiesa – ha condotto all’isola di S. Francesco del Deserto in cui tutto, con la sua bellezza incontaminata, ci parla di Dio Creatore.

Qui il ricordo di Francesco – cantore del Dio Creatore e delle sue creature – è vivissimo e non possiamo non ricordare che proprio quest’anno cade l’ottavo centenario dell’incontro tra Francesco e il sultano Malik al-Kāmil, avvenuto in Egitto; un evento che ha segnato la storia delle relazioni tra cristianesimo e Islam.

Ammirando il panorama e lasciandoci catturare dalle particolarità e diversità dell’ambiente, sentiamo come la Terra – ad un tempo creatura e madre – susciti in noi pensieri e propositi di bene, di concordia, di pace.

Papa Francesco, in occasione del Messaggio per la Giornata del Creato di quest’anno, ci ha ricordato: “Alla radice, abbiamo dimenticato chi siamo: creature a immagine di Dio, chiamate ad abitare come fratelli e sorelle la stessa casa comune. Non siamo stati creati per essere individui che spadroneggiano, siamo stati pensati e voluti al centro di una rete della vita costituita da milioni di specie per noi amorevolmente congiunte dal nostro Creatore. È l’ora di riscoprire la nostra vocazione di figli di Dio, di fratelli tra noi, di custodi del creato. È tempo di pentirsi e convertirsi, di tornare alle radici: siamo le creature predilette di Dio, che nella sua bontà ci chiama ad amare la vita e a viverla in comunione, connessi con il creato” (Papa Francesco, Messaggio per la celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, 1° settembre 2019).

Parole che s’imprimono nel nostro cuore in questa bella giornata e, per noi, occasione di riflessione, esame di coscienza, impegno per il futuro.

Questo luogo così suggestivo ci ricorda anche che, mentre siamo sempre connessi con le varie “reti” e gli strumenti più sofisticati, abbiamo forse dimenticato o, meglio, trascurato e rinnegato la connessione essenziale della vita, quella che – sola – è garanzia di verità, bellezza e pienezza: la relazione fondamentale delle creature col Creatore e Redentore e, quindi, anche il nostro autentico rapporto con gli altri e con il creato, da vivere inscritto e mai separato dal rapporto con Dio.

Questa rottura dell’equilibrio fondamentale – che possiamo, senza troppe remore, chiamare con il nome di “peccato” – genera conseguenze e dissesti che sono sotto gli occhi di tutti e non sono solo di carattere ambientale ma anche economico, sociale, politico. In una parola, toccano l’umano in tutti i termini della sua esistenza.

Il fil rouge della lunga tradizione e dottrina sociale della Chiesa – tesoro prezioso da cui sarebbe bene attingere di più e a cui sarebbe umanamente opportuno ritornare più spesso – lo ha fatto sempre presente.

Paolo VI, più di mezzo secolo fa e in un’enciclica purtroppo rimasta inascoltata, osservava: “È un umanesimo plenario che occorre promuovere. Che vuol dire ciò, se non lo sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini? Un umanesimo chiuso, insensibile ai valori dello spirito e a Dio che ne è la fonte, potrebbe apparentemente avere maggiori possibilità di trionfare. Senza dubbio l’uomo può organizzare la terra senza Dio, ma senza Dio egli non può alla fine che organizzarla contro l’uomo. L’umanesimo esclusivo è un umanesimo inumano. Non v’è dunque umanesimo vero se non aperto verso l’Assoluto, nel riconoscimento d’una vocazione, che offre l’idea vera della vita umana” (Paolo VI, Lettera enciclica Populorum progressio, n. 42).

Tutto ciò è ancor più vero se pensiamo anche ai meravigliosi, ma pure inquietanti, passi in avanti che l’uomo ha fatto nel campo della scienza e della tecnica che – lungi dal farci sentire “padroni” di noi stessi e del creato – dovrebbero richiedere maggiore attenzione, sensibilità e carica etica per la responsabilità sempre più grave che ricade sulle decisioni e azioni, dalle più rilevanti per la vita a quelle quotidiane e (apparentemente) “ordinarie”.

Per questo – come già diceva Benedetto XVI – “la Chiesa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendolo deve difendere non solo la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di se stesso. È necessario che ci sia qualcosa come un’ecologia dell’uomo, intesa in senso giusto. Il degrado della natura è infatti strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana: quando l’«ecologia umana» è rispettata dentro la società, anche l’ecologia ambientale ne trae beneficio. Come le virtù umane sono tra loro comunicanti, tanto che l’indebolimento di una espone a rischio anche le altre, così il sistema ecologico si regge sul rispetto di un progetto che riguarda sia la sana convivenza in società sia il buon rapporto con la natura (…) Il libro della natura è uno e indivisibile, sul versante dell’ambiente come sul versante della vita, della sessualità, del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali, in una parola dello sviluppo umano integrale. I doveri che abbiamo verso l’ambiente si collegano con i doveri che abbiamo verso la persona considerata in se stessa e in relazione con gli altri” (Benedetto XVI, Lettera enciclica Caritas in veritate, n. 51).

Dobbiamo avvertire di più l’urgenza e la necessità di un approccio “integrale” autenticamente umano e che può permettere a noi – creature fragili ma alla cui responsabilità è affidato molto (il creato e l’uomo stesso) – di stabilire un corretto, armonioso ed equilibrato rapporto con Dio, con noi stessi, con gli altri e, appunto, con il creato.

Quanto è importante che tutto questo abbiano ben presente le nuove generazioni – veniamo da giorni in cui abbiamo visto ragazzi e giovani, in tutto il mondo, manifestare per la difesa dell’ambiente e richiamare in modo forte gli adulti e i potenti ai loro compiti e responsabilità – e quanto è fondamentale che i più giovani, senza lasciarsi strumentalizzare, possano crescere con questa sensibilità integrale e scevra da pregiudizi e posizioni di tipo ideologico!

 “È questo il tempo per intraprendere azioni profetiche – qui riprendo un altro passo del Messaggio di Papa Francesco per la Giornata del Creato -. Molti giovani stanno alzando la voce in tutto il mondo, invocando scelte coraggiose. Sono delusi da troppe promesse disattese, da impegni presi e trascurati per interessi e convenienze di parte. I giovani ci ricordano che la Terra non è un bene da sciupare, ma un’eredità da trasmettere; che sperare nel domani non è un bel sentimento, ma un compito che richiede azioni concrete oggi. A loro dobbiamo risposte vere, non parole vuote; fatti, non illusioni. Ogni fedele cristiano, ogni membro della famiglia umana può contribuire a tessere, come un filo sottile, ma unico e indispensabile, la rete della vita che tutti abbraccia. Sentiamoci coinvolti e responsabili nel prendere a cuore, con la preghiera e con l’impegno, la cura del creato. Dio, «amante della vita», ci dia il coraggio di operare il bene senza aspettare che siano altri a iniziare, senza aspettare che sia troppo tardi” (Papa Francesco, Messaggio per la celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, 1° settembre 2019).

Può aiutarci tutti – credenti e non – il Santo d’Assisi che qui, nell’isola che oggi ci ospita, è venerato come San Francesco del Deserto. Francesco è stato un uomo e un santo integrale; lo comprendiamo solo a partire dal suo rapporto personale con Gesù Cristo che, per lui, era l’Unico necessario e sufficiente, del quale non si può proprio fare a meno. Qui si comprende la libertà piena dai meccanismi del mondo, la povertà autentica ricercata e praticata con semplicità, il senso di fraternità e il legame splendido con il creato che Francesco ha vissuto e ha propagato così diffusamente, sapendo amare tutti e rivolgendosi a tutti senza distinzioni o discriminazioni.

“Niente di questo mondo è indifferente”, recita il sottotitolo del nostro odierno incontro. San Francesco d’Assisi accompagni il nostro impegno di tutti i giorni e indichi a ciascuno di noi come ritrovare quella connessione fondamentale ed equilibrata – con Dio, con gli altri, con il creato – da cui dipende il presente e il futuro della nostra vita e del mondo e che richiede nuovi stili di vita, personali e sociali, nonché scelte politiche e, in primis, educative capaci di mettere in questione innanzitutto una visione funzionalista ed economicista del creato visto solo come bene di cui impossessarsi, da consumare, e non da custodire e far crescere.

Anche nella trasmissione della fede – alludo qui alla formazione catechistica – auspico che trovi più spazio la bella verità di fede di Dio Creatore unitamente ad una visione che esprima la gioia, la consapevolezza, la responsabilità d’essere creatura e avvertire così il dovere di custodire il creato, opera di Dio e anche dell’uomo.

Nel cammino della iniziazione cristiana ricordiamo, con maggior forza, la bella verità del Dio Creatore – per il passato non è sempre stato così – e chiediamo, con scelte e stili di vita coerenti, di non abusare dei beni che Dio ha creato; pensiamo all’aria, all’acqua, alla terra, al valore della biodiversità, ossia alla coesistenza – nello stesso ecosistema – di diverse specie animali e vegetali, così da creare e sviluppare un equilibrio grazie alle reciproche relazioni.

Insegniamo, infine, ai ragazzi e ai giovani non soltanto a cantare ma – spiegandone la lettera e lo spirito – a comprendere in profondità e non tanto in emotività, il Cantico delle Creature per riuscire poi, realmente, a cantarlo col vero spirito di Francesco. Così il nostro personale Cantico delle Creature diverrà reale ed incessante lode e adorazione a Dio, il Creatore e il Redentore; un cantico che si snoda nel rispetto della vita e nella vera fraternità con tutte le altre creature e l’intero creato.