Intervento del Gran Cancelliere al Dies academicus della Facoltà Teologica del Triveneto (Padova, 22 novembre 2018)
22-11-2018

Intervento del Gran Cancelliere al Dies academicus della Facoltà Teologica del Triveneto

(Padova, 22 novembre 2018)

 

 

 

Il più cordiale benvenuto ai vescovi, alle autorità e ai rappresentanti delle istituzioni vicine alla Facoltà Teologica del Triveneto. Saluto il preside prof. mons. Roberto Tommasi, i docenti, il personale amministrativo e tecnico e gli studenti della Facoltà e degli istituti accademici che appartengono ad essa a vario titolo.

Grazie al professore padre Christoph Theobald che terrà la lectio magistralis. Ci disponiamo ad ascoltare la sua proposta teologica che oggi gode il favore di molti e in cui tra l’altro si dà una forte sottolineatura al valore sociale del Vangelo introducendo l’inusitata espressione di “Chiesa rabdomante”. Grazie, professore, per aver accolto il nostro invito.

Un pensiero riconoscente va al Santo Padre Francesco per la recente promulgazione della Costituzione apostolica “Veritatis gaudium” che segue di trentanove anni la “Sapientia Christiana” di san Giovanni Paolo II; il fine è riformare e aggiornare gli studi delle Università cattoliche ed ecclesiastiche.

Vorrei soffermarmi, ora, su due articoli della Costituzione che trattano della Facoltà di Teologia. Li troviamo nella parte II, fra le norme speciali, al titolo I: gli articoli sono il n. 69 e il n. 73.

La Facoltà di Teologia – recita l’articolo 69 – ha lo scopo di approfondire e di trattare sistematicamente, secondo il metodo scientifico a essa proprio, la dottrina cattolica, attinta con la massima diligenza dalla divina Rivelazione; è quello, ancora, di ricercare accuratamente le soluzioni dei problemi umani alla luce della stessa Rivelazione” (Papa Francesco, Costituzione apostolica Veritatis gaudium, n. 69).

Ciò che qui viene richiesto va realmente perseguito, in quanto è in gioco la stessa ragion d’essere di una Facoltà che deve essere all’altezza di questo compito.

D’altra parte, la Facoltà svolge la sua funzione pastorale proprio se si pone come istituto accademico, ossia di ricerca e didattica. Fare teologia, infatti, non è far catechesi o tenere un corso di esercizi spirituali. Ed è esattamente questo che la Costituzione apostolica richiede a una Facoltà di Teologia: esser fedele a se stessa.

Le Facoltà di Teologia sono utili e, in un certo senso, “necessarie” alla Chiesa se perseguono la loro finalità; altrimenti, nella migliore delle ipotesi, si configura una sorta d’invasione di campo nei confronti di altri saperi e funzioni ecclesiali.

Il Santo Padre delinea poi l’ambito della teologia – la divina Rivelazione – e, come detto, ne sottolinea la scientificità che, ovviamente, è chiamata a confrontarsi con le richieste di una determinata epoca e alla cui luce deve trattare i problemi umani.

La storia ci avverte che il sapere teologico si è connotato in modi diversi nelle differenti epoche; si apre, qui, una questione complessa e variegata sul piano storico, epistemologico e contenutistico.

Un conto, per esempio, è la teologia nella prospettiva mitico- narrativa di Omero o in quella della filosofia aristotelica o della sacra doctrina “subordinata” alla scienza di Dio e dei beati di Tommaso d’Aquino o, ancora, nella prospettiva della riforma cattolica o della teologia che ha prima preparato e che poi si è affermata dopo il Concilio Vaticano II.

La teologia dell’epoca della christianitas è diversa da quella della modernità e ancor più della post-modernità, impegnata a “udire” e a “dire” Dio in maniera comprensibile a un mondo secolarizzato e a culture pervase dal disincanto.

Il Santo Padre afferma che la fonte normativa della teologia è la Rivelazione biblica e, a tale proposito, ricordiamo che la specificità soggettiva della rivelazione è la fede che ha il suo spazio nella Chiesa, la comunità dei fedeli che ha ricevuto in dono il sensus fidei.

La Costituzione chiede anche che sia perseguita l’unità del sapere teologico (cfr. art. 70, §2) che, per un verso, è strutturale; si parla, infatti di ”unità dell’intero insegnamento teologico” finalizzata alla ”conoscenza intima del mistero di Cristo perché sia annunciato al popolo di Dio e a tutte le genti”. L’unità del sapere teologico appartiene, poi, alla ratio intrinseca del ciclo istituzionale frequentato da studenti – e fra essi futuri ministri ordinati – che non è detto si iscriveranno al ciclo della licenza e del dottorato. Richiamo e raccomando le già citate parole del Papa: “trattare sistematicamente (…) la dottrina cattolica attinta con la massima diligenza dalla divina Rivelazione” (Papa Francesco, Costituzione apostolica Veritatis gaudium, n. 69).

Tale invito all’unità del sapere teologico, accolto e fatto proprio, garantisce sia l’intelligenza critica della fede sia la dimensione sapienziale-profetica. La prima è propria degli specialisti e penso ai docenti degli istituti accademici della Facoltà, in grado di percorrere cammini rigorosi tanto nella ricerca quanto nella didattica con le competenze proprie degli specialisti; la seconda è la dimensione sapienziale-profetica e, oltre che agli specialisti, appartiene a tutto il popolo di Dio, aii credenti docili all’azione dello Spirito Santo e soprattutto ai semplici e ai retti di cuore.

In conclusione, richiamo l’articolo n. 73 in cui si stabilisce un rapporto forte tra teologia e magistero, un rapporto strutturale e non funzionale: ”Nello studio e nell’insegnamento della dottrina cattolica deve sempre aver rilievo – scrive il Papa – la fedeltà al Magistero della Chiesa. Nell’adempiere l’ufficio didattico, specialmente nel ciclo istituzionale, siano anzitutto impartiti quegli insegnamenti che riguardano il patrimonio acquisito della Chiesa. Le opinioni probabili e personali, che derivano dalle nuove ricerche, siano modestamente proposte come tali” (Papa Francesco, Costituzione apostolica Veritatis gaudium, n. 73).

Si tratta di riconoscere le caratteristiche stesse della teologia che affonda le radici nell’ecclesialità, in una verità che è ricevuta dalla Chiesa, una volta per sempre, attraverso la divina Rivelazione e che tutta la Chiesa e, in essa, i pastori – con mandato specifico – sono chiamati a trasmettere fedelmente.

Francesco qui si riferisce alla teologia e al rapporto col magistero, alludendo – senza menzionarli – a differenti tipi di insegnamento. Così, in termini positivi, non parla di dissenso ma di diversi tipi di assenso. Giova perciò ribadire quanto scrive il Papa: ”…siano anzitutto impartiti quegli insegnamenti che riguardano il patrimonio acquisito della Chiesa. Le opinioni probabili e personali, che derivano dalle nuove ricerche, siano modestamente proposte come tali” (Papa Francesco, Costituzione apostolica Veritatis gaudium, n. 73).

Le tensioni fisiologiche tra teologia e magistero chiedono d’esser vissute nel rispetto della specificità della funzione propria del magistero e della teologia, riconoscendo la reciproca correlazione e importanza all’interno della compagnia ecclesiale, poiché teologia e magistero, nella diversità dei ruoli, si illuminano a vicenda e, in tal modo, la teologia (insegnamento scientifico) gode di ampio spazio per la sua investigazione in dialogo cordiale col Magistero (insegnamento autentico) che, in certi momenti, è istanza che aiuta a superare incomprensioni o comprensioni riduttive del messaggio cristiano. Il Papa parla esplicitamente di ”insegnamento della dottrina cattolica” e di “patrimonio acquisito della Chiesa” come imprescindibili riferimenti per la teologia (cfr. n. 73).

In tal modo la teologia, messa in guardia da comprensioni insufficienti o restrittive, potrà dedicarsi con le sue specifiche competenze ad una migliore intelligentia fidei e, soprattutto, alle questioni che non hanno trovato ancora una risposta sul piano della dottrina esplicita della Chiesa contribuendo, in fedeltà al suo statuto (scientificità ed ecclesialità), a favorire un’intelligenza più completa della Parola di Dio. Il magistero avrà dalla teologia quell’aiuto specifico che gioverà al suo esercizio autentico. Teologia e magistero, quindi, si richiamino, avvertendo sempre più il bisogno reciproco.

Ai docenti e agli studenti auguro un anno accademico in cui possano percorrere come pellegrini dei cammini di ricerca e di didattica in cui avvertano la bellezza della loro vocazione in una Facoltà di Teologia a servizio – secondo il suo proprium – delle Chiese del Nordest.