ANNUNCIAZIONE 2003Discorso del Card. Marco Cè all''Infiorata'
 Piazzale della Stazione ferroviaria di Venezia, 25 marzo 2003
25-03-2003

Anche quest’anno, il 25 marzo, genetliaco della nostra città, ci vede raccolti intorno alla statua della Madonna: è un omaggio a Venezia, è una preghiera che s’innalza dal cuore perché il Signore la custodisca, sempre più impegnata nella conservazione della sua identità culturale e tesa verso obiettivi comuni il più largamente condivisi e, così, pronta anche a proiettarsi nel mondo portandovi il suo messaggio di riconciliazione e di pace.
Il Patriarca, impegnato a Roma in un’importante riunione del Consiglio Permanente, organo di governo dell’Episcopato Italiano, saluta tutti, Autorità e cittadini; a tutti in questo momento così grave, proprio per l’intercessione della Madre di Gesù, vorrebbe consegnare un invito alla preghiera e un messaggio di speranza.
Fino a pochi giorni fa eravamo fra guerra e pace. Ora siamo in guerra: una guerra terribile di distruzione e di morte, che ci lascia sgomenti e senza parole.
Giovanni Paolo II, che ha fatto l’impossibile per evitarla, qualche giorno fa si è espresso così: ‘Quando la guerra, come in questi giorni in Iraq, minaccia le sorti dell’umanità, è ancora più urgente proclamare, con voce forte e decisa, che solo la pace è la strada per costruire una società più giusta e solidale. La pace è dono di Dio e costante conquista degli uomini. Mai la violenza e le armi possono risolvere i problemi degli uomini’.
Tutti ci auguriamo che la guerra sia breve e che si risparmino il più possibile le popolazioni civili che, dopo tanti anni di sofferenze e lutti, rischiamo di pagare ancora prezzi pesantissimi.
La nostra festa perciò si deve tradurre in preghiera: per la nostra città, per l’Italia, soprattutto per la pace fra le nazioni.
Nel mistero dell’Annunciazione che oggi celebriamo, si compie l’evento dell’Incarnazione, quando il Figlio di Dio, assumendo un corpo simile al nostro, divenne uno di noi. Divenendo uomo Egli si fece carico di ogni uomo, senza nessuna discriminazione. Perché questo è il comandamento di Dio Padre, che ci ama tutti: ‘Egli ci ha fatti e noi siamo suoi’. Gesù è l’unico Salvatore di tutta l’umanità.
Un grande pensatore e fervente cristiano, con una vertiginosa intuizione ha scritto che Gesù é in agonia fino alla fine del mondo. Certo non nella sua persona fisica, ma in coloro che il Padre gli ha dato perché li portasse a salvezza.
Questa è una verità che sfida la nostra libertà: e su questo noi saremo giudicati alla fine della vita. Sfida anche la nostra cultura e la spinge a una concretissima globalizzazione della solidarietà.
La presenza di Gesù, il Figlio di Dio incarnato, nella storia dell’uomo è perciò un grande motivo di speranza. Nonostante tutte le nostre rivendicazioni di autonomia da Dio e tutti i nostri rifiuti, il Salvatore non abbandonerà la barca dell’uomo nel mare in tempesta, ma Egli sarà sempre là, lo vediamo o non lo vediamo, per stenderci la mano.
Noi oggi invochiamo Maria, la Madre di Gesù, perché interceda presso il Figlio e noi possiamo godere giorni tranquilli e di pace.