Messaggio per la Pasqua 2000
Alla Diocesi
Messaggio

“L’AMORE È IL DONO PROPRIO DELLA PASQUA”
Il messaggio pasquale del Patriarca di Venezia card. Marco Cè

La Pasqua invita tutti, credenti e non credenti a farsi segni di risurrezione, ad aiutare i più deboli, a rifiutare la violenza ad operare per la pace: “L’amore è il dono proprio della Pasqua”. Questi alcuni dei concetti espressi dal Patriarca di Venezia card. Marco Cè nel suo messaggio pasquale inviato alla Diocesi. Il messaggio viene pubblicato sul nuovo numero del settimanale diocesanoGente Veneta in edicola da sabato 22 aprile.

Nel suo messaggio il card. Cè sottolinea tra l’altro l’importanza della figura femminile nella storia dell’evento pasquale e ricorda la situazione spesso drammatica delle donne che “scappano dalla fame e dalla miseria alla ricerca di un lavoro, spesso disponibili ad aiutare i nostri anziani e i nostri ammalati, ma condannate a vivere nella irregolarità; donne che escono dal carcere dove hanno espiato la loro pena e poi faticano a reinserirsi nella società e a trovare una soluzione dignitosa ai loro problemi”.

A questo proposito il card. Cè ricorda il segno giubilare della Chiesa di Venezia rivolto proprio alle donne uscite dal carcere: una casa che sarà dedicata a Giovanni XXIII, “che vuole essere un ‘segno di risurrezione’ posto sul territorio, nell’anno in cui facciamo festa a Gesù, nostro Salvatore”.

DI SEGUITO IL TESTO COMPLETO DEL MESSAGGIO

La Pasqua ritorna anche quest’anno come festa della Vita e dono di speranza.

Il Bimillenario cristiano che stiamo celebrando, non è solo memoria d’un evento, ma incontro col Risorto. Disse infatti l’angelo alle donne andate per imbalsamare il corpo di Gesù: “Non abbiate paura: voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E’ risorto, non è qui. Andate e dite ai suoi discepoli che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete”. La Galilea è la nostra storia quotidiana: qui il Risorto ci attende e ci manda perché diventiamo testimoni della sua vittoria sul male e sulla morte.

Due giorni dopo Pasqua noi celebreremo la festa del nostro patrono San Marco. Egli fu testimone del Risorto con la predicazione del Vangelo e col suo martirio. Per la nostra città non poteva esserci auspicio migliore: San Marco nella potenza vittoriosa della Risurrezione.
Durante la quaresima da tutte le zone del nostro territorio si sono mossi i pellegrinaggi verso San Marco: insieme abbiamo proclamato la nostra fede e l’impegno a essere nella storia con amore. Il ritorno da San Marco è stato vissuto nel segno delle parole di Gesù: “Andate in tutto il mondo’ e siate miei testimoni!”

La Pasqua, dono di vita nuova e di speranza, invita tutti, credenti e non credenti, a farsi segni di risurrezione, a parteggiare per la vita, anche la più debole, per la dignità umana, anche la più umiliata, per il rifiuto d’ogni violenza, per la pace, per l’accoglienza.
“Non abbiate paura!” dice l’angelo alle donne. Anche noi non dobbiamo avere paura. Nel crogiolo delle nostre fatiche d’una stagione inedita ed esigente, mentre ci troviamo a dover affrontare impreviste e sconvolgenti diversità (di pelle, di cultura, di etnia, di lingua, di ceto sociale e di religione), non dobbiamo dimenticare che questa storia è “la Galilea”, in cui ci ha preceduto il Risorto. Qui lo incontriamo: nel volto del fratello, nell’impegno a costruire una storia nuova.

E’ la nostra sfida. L’amore farà nuovo il mondo. L’amore è il dono proprio della Pasqua. Allora mi domando: cosa significa celebrare la Pasqua con la sua forza esplosiva di vita nuova, a fronte del dramma della Cecenia, del Mozambico, e dell’Etiopia e di tanti popoli dove si muore di violenza e di fame? Allora diventa segno di risurrezione anche l’impegno umile ma fortemente vissuto a spingere perché il debito estero dei popoli poveri sia cancellato o fortemente alleggerito.

4. Le donne sono protagoniste nell’evento pasquale; sono le prime testimoni della tomba vuota, le prime a incontrare Cristo risorto: un fatto carico di profezia, di novità e di speranza.
Penso alla situazione drammatica di tante donne, nei paesi del sottosviluppo. Purtroppo anche da noi esistono donne vendute schiave sui mercati del sesso; donne che scappano dalla fame e dalla miseria alla ricerca di un lavoro, spesso disponibili ad aiutare i nostri anziani e i nostri ammalati, ma condannate a vivere nella irregolarità; donne che escono dal carcere dove hanno espiato la loro pena e poi faticano a reinserirsi nella società e a trovare una soluzione dignitosa ai loro problemi.
Proprio per queste ultime la Chiesa di Venezia si è impegnata a realizzare una casa, che dedicherà a Giovanni XXIII, il “Papa buono”, a ricordo della sua Beatificazione, e che vuole essere un “segno di risurrezione” posto sul territorio, nell’anno in cui facciamo festa a Gesù, nostro Salvatore.

Un cordiale augurio di Buona Pasqua a tutti.

Venezia, Pasqua 2000

21-04-2000