MESSAGGIO PER IL NATALE 2000
 
Messaggio

Carissimi,

‘alzate la testa, perché la vostra salvezza è vicina’. Il Natale è lieta notizia di speranza: Dio si è fatto uomo, perché nessuno lo possa sentire lontano.

E’ un grande ‘mistero’ questo Dio che ci attende in un ‘bambino’.
C’è un’esclamazione nella liturgia di Natale che canta: ‘O scambio stupendo’: Dio si è fatto uomo e l’uomo ha le sembianze di Dio. Il mistero più alto del cristianesimo ha come due facce: una si apre sull’abisso di Dio e l’altra sull’urgenza della solidarietà umana e della partecipazione. E le due facce del mistero non si possono disgiungere.

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A partire da qui, vorrei fare alcune considerazioni.
Sono alcune centinaia le persone che, a Venezia e a Mestre, ogni giorno vanno alle mense di Betania, di Ca’ Letizia, dei Cappuccini, della Madonna Pellegrina di Altobello e altrove. E questo è solo l’emergenza, qua e là, d’un vasto fenomeno di povertà, sommerso nella disinvoltura dei nostri sprechi e dei nostri inutili consumi. Alle mense della carità è lo stesso Dio Padre che si cinge il grembiule e serve a tavola: là ogni giorno avviene la moltiplicazione dei pani.
Ma noi ce ne rendiamo conto?
Se poi ci apriamo al mondo, l’universo dei poveri è immenso. I mezzi della comunicazione sociale ce lo mettono sotto gli occhi. Nessuno di noi può dire: non sapevo. Oggi uno stile di vita più sobrio risuona alla nostra coscienza di credenti nel Natale come urgenza morale indeclinabile.

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Un pensiero affettuoso di augurio, a nome di tutti, voglio rivolgere agli anziani. Vorrei rassicurarli che non sono da noi considerati ‘un problema’: noi li amiamo, e siamo ben consapevoli che il nostro benessere è dovuto anche alla lunga tenace fatica dei nonni.
Penso anche con profonda partecipazione alle famiglie che portano nel loro grembo anziani non più autosufficienti, persone affette da disabilità gravi o da malattie mentali: esse talora portano pesi al di sopra delle loro forze.
La consapevolezza di queste situazioni, spesso vicine alla porta di casa, deve sollecitare la nostra solidarietà: il Natale ne uscirà certamente più autentico e più vero. Gesù bambino non lo si incontra nella statuina del presepio ‘ quel presepio che vorrei vedere in tutte le case ‘ ma nel fratello e nella sorella che hanno bisogno di noi. Non c’è cosa più bella a Natale che sentirci dire dallo stesso Gesù bambino: ‘Beato sei tu, perché quanto hai fatto a tuo fratello, l’hai fatto a me’
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Vorrei infine invitare tutti a farsi carico del dramma che ogni giorno si consuma nella terra di Gesù. A Natale dobbiamo accogliere l’invito che ci viene dal salmo: ‘Domandate pace per Gerusalemme” Nella Terra Santa hanno le loro radici i credenti in un unico Dio e Padre: non ci sarà pace nel mondo finché non ci sarà pace a Gerusalemme, la Città Santa.

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Il Natale è la promessa che Dio vuol salvare il mondo, un patto di alleanza che noi potremmo rinnegare, ma che Dio non smentirà mai, perché non può rinnegare suo Figlio. Esso ci svela la sconvolgente verità che Dio è amore. E solo a partire da Dio-amore si può giocare tutto noi stessi per un mondo più giusto e in pace.

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Con l’Epifania si concluderà anche la celebrazione del Bimillenario della nascita di Gesù. Io sono felice di compiere questo atto solenne nel carcere femminile della Giudecca, la sera del 5 gennaio e poi alla mensa di Betania, la sera dell’Epifania.
Porrò questi segni umili e grandi in nome della Chiesa di cui Dio mi ha fatto pastore, perché credo che il vertice dell’annunzio di salvezza stia proprio qui:. ‘Ai poveri, ai piccoli e ai peccatori è annunziata la lieta notizia che Dio ama l’uomo e, in Gesù, lo salva’.

Buon Natale a tutti.

22-12-2000