“Tra la chiesa e il campo” | Installazione temporanea presso la gradinata della chiesa veneziana dei Tolentini (3 – 11 settembre 2016)

Da sabato 3 a domenica 11 settembre 2016 l’installazione “Tra la chiesa e il campo” animerà la scalinata della chiesa dei Tolentini: da tempo meta di quotidiani pic-nic e oggetto di un uso spesso poco riguardoso da parte di turisti (e non solo). Il progetto, ideato dagli studenti dell’Università Iuav di Venezia con il sostegno del Patriarcato di Venezia, vuol essere un delicato richiamo alla natura sacra dello spazio e un invito a viverlo e ad abitarlo rispettosamente. In un momento in cui l’uso – e abuso – della città di Venezia è oggetto di attenzione e denuncia quasi quotidiana, l’iniziativa di questi studenti è particolarmente significativa: un segnale piccolo, ma importante di sensibilità al valore anche civile degli spazi comuni e di orientamento alla salvaguardia. Elementi, questi, costitutivi del patrimonio genetico di Iuav e di cui gli studenti dell’Ateneo si fanno interpreti.

 

ABSTRACT La scalinata della chiesa dei Tolentini è spesso usata come luogo di sosta e riposo. Coloro che vi si siedono così spontaneamente sicuramente ne riconoscono la bellezza, ma probabilmente non fanno caso al fatto che essa rappresenta il momento di avvicinamento ad un luogo sacro e pertanto ignorano la sua vera funzione in favore dell’uso abituale che se ne è fatto.  Crediamo che il modo per ridonarle dignità sia metterla in mostra, ritagliandole uno spazio che sia caratterizzato da una presenza volumetrica. Abbiamo realizzato una struttura in legno che si appoggi sui gradini, un grande atrio che circoscrive la scalinata, protetto da un telo bianco che lasci intravedere un ritaglio di cielo e non permetta la vista diretta sul campo. L’installazione modificherà radicalmente il modo di vivere questo spazio, poiché coloro che frequentano abitualmente il campo di fronte la chiesa si troveranno invece in uno spazio inclusivo e meditativo, che induce alla quiete e alla riflessione e, disorientati, non riconoscendo il luogo di sempre, si fermeranno per coglierne il carattere e apprezzarne il significato.

ESPERIENZA

In occasione della Call for Ideas 2016 indetta dal Senato degli Studenti Iuav, abbiamo deciso di partecipare con un progetto che riguardava noi stessi in prima persona. Riflettendo sulla condizione in cui verte la scalinata, ci siamo resi conto che il luogo in cui sorge ritaglia esattamente un passaggio diretto tra il campo e la biblioteca ed è quindi spesso utilizzata come “scorciatoia”; inoltre la vicinanza con il bacareto “da Lele” la trasforma ogni giorno, durante l’ora di pranzo e quella dell’aperitivo, in una meta di bivacco. Riconosciamo di essere noi stessi colpevoli di questo malcostume ma, decisi a cambiare lo stato attuale delle cose, abbiamo pensato ad un progetto critico e in controtendenza, presentando la nostra proposta al parroco della chiesa, don GIlberto Sabbadin, che ci ha indirizzato a don Gianmatteo Caputo, delegato Patriarcale per i beni culturali, per portare la nostra proposta ad una ad una fase più matura. Nella sua attiva partecipazione abbiamo compreso il disagio che interessa non solo i Tolentini ma la maggior parte delle chiese di Venezia, poiché uno dei motivi principali, che spinge turisti e locali ad un uso scorretto di pronai o scalinate è proprio la mancanza di sedute adeguate sul suolo pubblico.

Samuele Compero e Chiara Buccolini

 

LA SOGLIA…

Nel corso dei secoli l’edificio-chiesa, anche da un punto di vista simbolico, ha sempre dichiarato all’esterno le sue caratteristiche senza rischiare di confondersi con altre strutture architettoniche. Il luogo santo o sacro (come ordinariamente viene definito),ha sempre visto nel sagrato il suo punto di contatto e discontinuità: un luogo quindi ricco di significati che il progetto di questi studenti ha voluto sottolineare caratterizzandolo come una pausa rispetto all’uso funzionale non consono con cui viene oggi vissuto.

Nel 315/6 viene realizzato il primo sagrato dopo che alle comunità cristiane fu concesso di uscire dalle catacombe.

Eusebio di Cesarea lo descrive così: “Tra il tempio e il vestibolo ha lasciato un vastissimo intervallo (…) aperto e sgombro affinché si potesse vedere il cielo e godere lo splendore dell’atmosfera illuminata dai raggi del sole. (…) Qui è la prima sosta del pellegrino in cui concilia bellezza e purezza e dove il catecumeno trova gradevole il soggiorno».

Sin dalle origini, questa soglia si offriva come spazio di accoglienza e aggregazione per chi entra in chiesa e come luogo di congedo e missione per chi ne esce.

Nell’autorizzare il progetto e l’installazione ho potuto apprezzare le motivazioni e la passione di Samuele e Chiara che hanno affrontato questo lavoro nel rispetto delle indicazioni liturgico-pastorali che riguardano l’edificio e nella tensione verso una nuova modalità di comunicazione che si serve di un allestimento architettonico per far dialogare con la città il luogo di culto.

Lasciamoci coinvolgere da questa esperienza che non rappresenta una soluzione all’abuso di uno spazio (parabola di quanto accade nell’intera città) ma una pausa di riflessione per tutti, veneziani e turisti, costringendoci a guardare in alto quello squarcio di cielo dal quale la nostra terra riceve il suo vero valore e dignità.

arch. don Gianmatteo Caputo

delegato Patriarcale per i Beni culturali

 

 

 

ANALISI TECNICA La struttura è stata progettata in maniera tale che sia indipendente dal punto di vista statico rispetto a ciò che la circonda. Si tratta di un telaio in legno di abete trattato, con sezione 4.8 x 6.8 cm ed incastri a 45°, legati da viti autofilettanti da 13mm. Il telaio trova solidità grazie ad una serie di accorgimenti predisposti in fase progettuale, un sistema di angolari in legno che legano travi e pilastri permettendo una trasmissione dei carichi omogenea; una serie di otto cinghie di ancoraggio con cricchetto che legano i pilastri superiori alle colonne della chiesa; e la disposizione di assi a profilo costante nella parte del basamento della struttura evitando lo scivolamento orizzontale.

Per come è stata concepita l’installazione non si presenta l’eventualità di un effetto vela causato dal vento, le tende che circondano il perimetro essendo ancorate nella parte superiore permettono il libero passaggio dell’aria in tutte le direzioni.

Il materiale plastico delle tende, una doppia zanzariera cucita, è stata testata al fuoco e non crea fiamma libera. In ogni caso, per evitare episodi vandalici notturni i tendaggi verranno ogni sera legati alle travi superiori, così da non essere raggiungibile da malintenzionati.

La struttura raggiunge nella parte più bassa 3.50 m e 2.50 m in quella superiore, evitando così possibili ed eventuali scontri con i passanti. Seguendo il tema del progetto, la parte centrale verrà lasciata libera per permettere il passaggio verso la chiesa e verso il campo senza che vi siano ostacoli.