«Non possiamo accettare che la violenza diventi un modo per costruire la storia»: l’intervento del Patriarca alla Salute durante la preghiera per la pace in Ucraina

Venezia, Basilica della Salute, 27 febbraio 2022

Oggi pomeriggio, alle 15.30, presso la basilica della Madonna della Salute, si è svolta la preghiera per la pace in Ucraina, presieduta dal Patriarca di Venezia Francesco Moraglia. Insieme ai fedeli greco-cattolici ucraini, accompagnati dal loro cappellano padre Yaroslav Chaykivskyy, i fedeli del Patriarcato hanno pregato il Santo Rosario. Le decine dell’Ave Maria che compongono la corona sono state pregate alternando italiano ed ucraino. Nel corso della celebrazione sono stati meditati alcuni brani del magistero dei recenti Pontefici, in particolar modo Papa Francesco. L’appuntamento di preghiera è stato preceduto dalla celebrazione della Divina Liturgia.

Condividiamo di seguito il testo integrale dell’intervento del Patriarca:

Quando a Venezia accadono delle cose dolorose e faticose, soprattutto eventi di fronte ai quali gli uomini si sentono impotenti, si viene alla Salute.

Per questo ho chiesto che questo momento si svolgesse nella nostra Basilica “mariana” per eccellenza, dove il nostro popolo e il vostro vengono a chiedere il bene primo che non si possono dare da soli: la pace! Il Signore saluta: “Vi do la pace”. Oggi il vostro popolo non è in pace e vivete una sofferenza acuita dalla lontananza. Quando si è lontani si soffre di più.

Desidero ringraziare l’assessore Laura Besio che è qui a titolo personale e in rappresentanza del Sindaco di Venezia. Ho ricevuto un messaggio del Presidente della Regione Veneto, di cui riferisco la vicinanza e la sua preghiera. Saluto tutti gli uomini e le donne della comunità ucraina, ma soprattutto i bambini e gli anziani. Abbiamo pregato il rosario anche per i morti che, purtroppo, ci sono – come sappiamo – e sono tanti.

Saluto padre Yaroslav Chaykivskyy, cappellano della comunità greco-cattolica ucraina di Venezia. Saluto il Vicario generale mons. Angelo Pagan e la comunità del Seminario Patriarcale che ci ha accolto volentieri, unendosi alla preghiera.

Se aprite il Nuovo Testamento, nella prima lettera di Timoteo, trovate come l’apostolo Paolo raccomandi che «…si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità» (1Tm 2,1-4).

Ci vuole più coraggio nel fare la pace che a fare la guerra!

Chiediamo alla nostra e vostra Madonna della Salute che parli di noi di ciò che è più sacro. Cosa c’è di più sacro in ognuno di noi della madre e della patria? Si dice che al termine della vita, tra le ultime parole ci sia “mamma”. E si dice degli immigrati che, anche al termine della loro vita, pensano solo alla loro patria.

La promessa cristiana, come quella ebraica, nasce da un grembo fecondo e dalla promessa di una terra. Abramo crede alla promessa di Dio: “Tua moglie avrà un figlio”. Vediamo oggi quanto i vincoli dell’amore e della famiglia siano sacri e nessuno deve toglierceli.

Condividiamo oggi un dolore che non ha parole e non può essere definito. Le immagini tristi che abbiamo visto dicono più delle parole, che in questa circostanza vanno misurate perché rischiano di essere retoriche. Abbiamo visto la guerra attraverso la sofferenza di chi la vive, là dove si combatte e qui dove si combatte in altro modo, il dolore per i morti… Neanche i bambini sono stati risparmiati.

Per il cristiano questo è il tempo della preghiera. Non è qualcosa di consolatorio, ma l’unica arma che fa tacere le armi e riesce a spuntare le armi degli uomini. Non possiamo accettare che la violenza diventi un modo per costruire la storia. Preghiamo perché Dio Padre tocchi il cuore di tutti.

Se per il passato la storia l’ha scritta la violenza, dobbiamo pregare perché oggi questo non avvenga più. L’appello di Papa Francesco – che abbiamo ascoltato in questi giorni – dice in modo breve e significativo: «Tutti facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della Pace e non della guerra, che è Dio di tutti, non di qualcuno, che ci ha fatto fratelli e non nemici» (Papa Francesco, Appello di mercoledì 23 febbraio 2022).

Mi ha fatto piacere sentir risuonare qui la parola “perdono”. Come è difficile! E come è necessaria! Perdono vuol dire pregare perché gli altri si convertano. E anche noi dobbiamo convertirci con loro.

Chiediamo alla Madonna della Salute di liberarci dalla violenza del potere e di salvarci dal peccato della guerra.

Chiediamo alla Vergine Santissima, Madonna della Salute, che oggi non si manchi contro il comandamento di Dio: “Non uccidere”.

Chiediamo alla Vergine Santissima che ci aiuti oggi a credere nella potenza della nostra preghiera.

E torniamo a casa convinti che qualcosa è cambiato, perché nessuna preghiera è mai inutile. La potenza della preghiera: la preghiera per chi governa, come chiede San Paolo nella lettera a Timoteo, e per i popoli che dipendono dai governanti.

O Madonna della Salute, che sei la Madonna dei sofferenti: degli uomini e dei popoli che soffrono. Tu conosci le sofferenze di ciascuno di questi tuoi figli e figlie. Accogli la loro preghiera. Ti affidiamo il popolo ucraino, gli uomini, le donne, i bambini e gli anziani. Ti preghiamo perché questa guerra cessi presto, il più presto possibile. Ti preghiamo per chi è offeso e per chi offende. Nessuno è senza peccato. Tu perdonaci tutti. Salva chi vive oggi la sofferenza e l’angoscia di un momento terribile.

Chiediamo alla Vergine Santissima di prendere nelle sue mani questo nostro mondo che si fa male con le sue mani, perché le mani dell’Immacolata – Madre di Dio e Madre dell’umanità – possano lenire le sofferenze e asciugare le lacrime e, soprattutto, portare il dono della pace.