Moraglia: Pasqua, “mattina di primavera” che “ribalta e riscrive tutto”, “novità che plasma il mondo”

“La Pasqua è perdono, è gioia, è la vera novità che plasma il mondo a partire dal cuore dell’uomo. Ciò che il peccato aveva deformato e distrutto, a Pasqua, prende di nuovo forma e si rigenera. Pasqua è la luce che illumina e squarcia le tenebre e, alla fine, dona la grazia a quanti impotenti l’attendono”: ha iniziato così la sua omelia di Pasqua il Patriarca Francesco Moraglia nel corso della messa solenne presieduta la mattina di domenica 27 marzo nella basilica cattedrale di S. Marco a Venezia (testo integrale in allegato, anche nella versione in lingua inglese). La misericordia di Dio – ha proseguito – entra, così, nella storia; da quel momento tutto rinasce, tutto assume nuova vita. La Pasqua assomiglia a una mattina di primavera; è un inizio, che si manifesta attraverso la novità di un incontro inatteso ma reale e che si fa strada dall’esterno, non è la proiezione di un io suggestionato. Pasqua è l’incontro col Crocifisso risorto, incontro che fa gioire i discepoli e li invia in missione.

Per il Patriarca “la gioia è la nota qualificante della Pasqua. Il cristiano, a Pasqua, è nella gioia non tanto per motivi propri e che lo spingono a far festa. Il cristiano a Pasqua potrebbe, infatti, non avere motivi personali per gioire e, per lui, ogni cosa potrebbe essere oscura e drammatica. Nonostante ciò Pasqua è tempo di gioia vera  e obiettiva perché il cristiano guarda in modo nuovo il suo futuro e quello del mondo in quanto, a Pasqua, la salvezza è donata in Gesù, il Vivente risorto. Credere nella risurrezione non vuol dire chiudere gli occhi di fronte alle ingiustizie della storia, anche di fronte agli eventi drammatici e assurdi di questi giorni. La Pasqua dice un’altra cosa, che l’ultima parola sulla storia e i suoi avvenimenti non sarà quella degli uomini. Papa Francesco insiste sugli esiti tragici della cultura dello scarto e a Pasqua cosa succede? Tutto si ribalta, tutto assume una nuova logica, tutto si riscrive in Dio e secondo la logica di Dio al di là delle anguste e grette possibilità umane e, quindi, oltre le ingiustizie e i drammi della storia… Bisogna crescere in umanità: solo percorrendo la nostra umanità, toccandone i limiti, giungeremo dove tutto parla di Dio e dell’uomo; scopriremo di essere parte di  progetto più grande, non nelle mani dell’orologiaio dell’universo ma del Padre di Gesù risorto”.

“Come discepoli e comunità cristiana – ha poi affermato mons. Moraglia nella parte conclusiva dell’omelia – siamo chiamati a diventare sempre più Chiesa del Risorto. Papa Francesco ci chiede, in particolare, di assumere i cinque verbi che esprimono il contenuto e lo stile ecclesiale – vale a dire: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare – e ripensando così la nostra vita di discepoli e di comunità del Risorto. È bello aprirsi nella fede a Gesù, il Risorto, dando seguito ai due imperativi paolini – “cercate le cose di lassù” e “rivolgete il pensiero alle cose di lassù”-, tenendo lo sguardo fisso su questo mondo e le sue periferie trasfigurandole, ossia sapendole cogliere nella loro consistenza umana più vera per affidarla all’umanità risorta del Cristo. Auguro una fede “pasquale”, capace di incontrare Gesù Cristo, il Risorto, per poterlo annunciare agli altri con umiltà, forza e convinzione”.