Messaggio augurale del Patriarca | L’importanza di leggere e riscoprire i fatti semplici e sconcertanti del Natale: “Gesù Bambino non è una favola”

“Il Natale ci dice, nel modo più forte, che Dio è vicino a tutti”: inizia così il messaggio augurale per il Natale 2018 del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia che, subito, evidenza anche “il rischio d’esser distratti e fuorviati da luci che abbagliano e snaturano il significato e il segno autentico della festa che, anche nei più lontani, ha la forza di accendere nostalgie per i valori del Vangelo: la misericordia, il perdono, la riconciliazione, il sentirsi fratelli. Gesù Bambino – diciamolo, con forza, ai nostri piccoli – non è una favola e non va confuso con Babbo Natale!”.

Il Patriarca invita, quindi, a lasciarsi “prendere per mano da Colei che Dio stesso ha scelto per realizzare il mistero che ha cambiato il mondo: Maria, una semplice ragazza di una sperduta, povera e sconosciuta cittadina della Galilea. È Lei che ci aiuta a cogliere l’evento più grande della storia iniziato a Nazareth e compiutosi a Betlemme dove, nel suo grembo verginale, Dio si è fatto uomo! Maria ha saputo leggere i segni che Dio le manifestava e che altri non erano in grado di scorgere. E soprattutto vi ha corrisposto con semplicità e con il dono di sé. Bisogna riscoprire il valore dei segni umili e semplici del Natale affinché ci raggiunga la “buona notizia”, il dono dell’amore, della verità, della riconciliazione, della pace. Guardiamo a Maria e, poi, ai pastori e ai Magi che hanno saputo ascoltare il lieto messaggio. E, soprattutto, si sono lasciati coinvolgere diventando, a loro volta, segni umili e concreti di Dio per altri”.

Nel messaggio – il testo integrale è riportato qui in allegato ed è pubblicato sul settimanale diocesano Gente Veneta – si fa anche riferimento a “fatiche, difficoltà e timori, insicurezze e chiusure che non aiutano a guardare con fiducia al futuro. Le ultime indagini statistiche sulla società italiana parlano di un Paese smarrito, disilluso e definito, addirittura, “rancoroso” e “cattivo”. Ecco perché ci fa bene ritornare ai fatti semplici e “sconcertanti” del Natale; ecco perché è fondamentale saper leggere oggi i segni del Natale.  La fede, la speranza e la carità unite intimamente alle opere di misericordia spirituali e corporali sono il Natale perché, se serve dare il pane, il vestito, la casa e come anche visitare i malati e i carcerati, serve anche consigliare i dubbiosi, consolare gli afflitti, perdonare le offese, pregare e annunciare la verità bella di Gesù nato per tutti gli uomini, nessuno escluso! Vivere e celebrare con fede il Natale di Gesù fa continuare, in noi, la storia di salvezza iniziata duemila anni fa a Nazareth e a Betlemme e che, anche oggi, deve illuminare e trasformare la vita delle persone e delle comunità: dalla famiglia all’economia, dalla cultura alla politica, dalle vicende locali alle grandi questioni nazionali e internazionali che ci coinvolgono e, spesso, affliggono”.

“Si accenda per tutti – conclude il Patriarca – una luce di speranza e fioriscano nuove relazioni più calde, solidali e fraterne. Nel Bambino Gesù che nasce per noi ci raggiunge, di nuovo, l’amore e la misericordia di Dio che non lascia mai soli e, anzi, dona la gioia e la pace che sempre invochiamo e attendiamo… E liberiamoci da una cultura che ci ha intrappolati e obbligati a guardarci allo specchio e ad accudire oltremisura noi stessi”.