Messaggio augurale del Patriarca Francesco Moraglia per il Natale 2018

Patriarcato di Venezia

Ufficio stampa

Venezia, 22 dicembre 2018

 

Messaggio augurale del Patriarca Moraglia per il Natale 2018

L’importanza di saper leggere e riscoprire il valore dei fatti semplici e sconcertanti del Natale: “Gesù Bambino non è una favola”

 

“Il Natale ci dice, nel modo più forte, che Dio è vicino a tutti”: inizia così il messaggio augurale per il Natale 2018 del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia che, subito, evidenza anche “il rischio d’esser distratti e fuorviati da luci che abbagliano e snaturano il significato e il segno autentico della festa che, anche nei più lontani, ha la forza di accendere nostalgie per i valori del Vangelo: la misericordia, il perdono, la riconciliazione, il sentirsi fratelli. Gesù Bambino – diciamolo, con forza, ai nostri piccoli – non è una favola e non va confuso con Babbo Natale!”.

Il Patriarca invita, quindi, a lasciarsi “prendere per mano da Colei che Dio stesso ha scelto per realizzare il mistero che ha cambiato il mondo: Maria, una semplice ragazza di una sperduta, povera e sconosciuta cittadina della Galilea. È Lei che ci aiuta a cogliere l’evento più grande della storia iniziato a Nazareth e compiutosi a Betlemme dove, nel suo grembo verginale, Dio si è fatto uomo! Maria ha saputo leggere i segni che Dio le manifestava e che altri non erano in grado di scorgere. E soprattutto vi ha corrisposto con semplicità e con il dono di sé. Bisogna riscoprire il valore dei segni umili e semplici del Natale affinché ci raggiunga la “buona notizia”, il dono dell’amore, della verità, della riconciliazione, della pace. Guardiamo a Maria e, poi, ai pastori e ai Magi che hanno saputo ascoltare il lieto messaggio. E, soprattutto, si sono lasciati coinvolgere diventando, a loro volta, segni umili e concreti di Dio per altri”.

Nel messaggio – il testo integrale è riportato qui in allegato ed è pubblicato sul settimanale diocesano Gente Veneta – si fa anche riferimento a “fatiche, difficoltà e timori, insicurezze e chiusure che non aiutano a guardare con fiducia al futuro. Le ultime indagini statistiche sulla società italiana parlano di un Paese smarrito, disilluso e definito, addirittura, “rancoroso” e “cattivo”. Ecco perché ci fa bene ritornare ai fatti semplici e “sconcertanti” del Natale; ecco perché è fondamentale saper leggere oggi i segni del Natale.  La fede, la speranza e la carità unite intimamente alle opere di misericordia spirituali e corporali sono il Natale perché, se serve dare il pane, il vestito, la casa e come anche visitare i malati e i carcerati, serve anche consigliare i dubbiosi, consolare gli afflitti, perdonare le offese, pregare e annunciare la verità bella di Gesù nato per tutti gli uomini, nessuno escluso! Vivere e celebrare con fede il Natale di Gesù fa continuare, in noi, la storia di salvezza iniziata duemila anni fa a Nazareth e a Betlemme e che, anche oggi, deve illuminare e trasformare la vita delle persone e delle comunità: dalla famiglia all’economia, dalla cultura alla politica, dalle vicende locali alle grandi questioni nazionali e internazionali che ci coinvolgono e, spesso, affliggono”.

“Si accenda per tutti – conclude il Patriarca – una luce di speranza e fioriscano nuove relazioni più calde, solidali e fraterne. Nel Bambino Gesù che nasce per noi ci raggiunge, di nuovo, l’amore e la misericordia di Dio che non lascia mai soli e, anzi, dona la gioia e la pace che sempre invochiamo e attendiamo… E liberiamoci da una cultura che ci ha intrappolati e obbligati a guardarci allo specchio e ad accudire oltremisura noi stessi”.

 

 

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