Messa del Patriarca e preghiera contro la tratta nella chiesa veneziana dove fu battezzata Bakhita (8 febbraio 2021, ore 17.30, diretta tv su Antenna 3 Nordest)

Venezia, 4 febbraio 2021

 

Lunedì 8 febbraio, alle 17.30, Santa Messa del Patriarca Francesco Moraglia, in diretta televisiva su Antenna 3 Nordest (canale 13) per pregare contro la tratta e la prostituzione, nel ricordo di una schiava liberata, Santa Bakhita: la Messa sarà infatti celebrata nella chiesa dove la Santa è stata battezzata, presso l’oratorio di San Giovanni Battista di Rio Terà dei Catecumeni a Dorsoduro, Venezia, nel giorno della memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita. Saranno presenti alla celebrazione alcune suore dell’Istituto delle “Salesie”, che vivono nel convento dei Catecumeni, e due suore Canossiane.

La S. Messa è organizzata con l’associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII” per poter vivere, anche in questa situazione pandemica, l’annuale appuntamento per tutto il Triveneto di sensibilizzazione e testimonianza contro lo sfruttamento delle donne e la loro schiavizzazione sessuale.

L’evento si inserisce nelle iniziative per la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, promossa dalla rete mondiale della vita consacrata Talitha Kum e dai suoi partner.

La Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata nel 1968 a Rimini da Don Oreste Benzi, con le sue attività di contrasto alla tratta negli anni ha assistito, grazie alla collaborazione con altri enti ed associazioni, circa 7000 persone. Don Oreste Benzi sin dal 1990 aveva a cuore il dramma della tratta, soprattutto nei riguardi delle donne e minori. La Papa Giovanni promuove la Campagna di sensibilizzazione “Questo è il mio Corpo” per chiedere al Parlamento che anche in Italia sia approvata una legge che riconosca la responsabilità dei clienti.

La celebrazione sarà preceduta dalla videotestimonianza portata dalla Papa Giovanni e sarà fruibile sulle pagina Facebook di Gente Veneta e dell’associazione di Don Benzi.

Nell’oratorio di San Giovanni Battista, a pochi metri dalla grande Basilica della Madonna della Salute, è stato celebrato il battesimo di Santa Giuseppina Bakhita, suora canossiana giunta a Venezia dal Darfur (Sudan Occidentale), dopo una drammatica e complessa vicenda di vita, che la condusse a conoscere il Signore e sceglierlo come unico e vero “Paròn” (come la stessa santa diceva in dialetto veneto), un padrone che in realtà è Padre e desidera il bene e la libertà dei suoi figli.

Nella piccola chiesa si conserva ancora il fonte dove l’allora Patriarca e cardinale Domenico Agostini le amministrò i Sacramenti dell’iniziazione cristiana, il 9 gennaio 1890. A quei tempi il convento dei Catecumeni era abitato e curato dalle suore Canossiane, per cui Giuseppina Bakhita chiederà di essere ammessa tra le novizie nel 1893. Sarà il nuovo Patriarca, Giuseppe Sarto (il futuro San Pio X) a confermare questo suo desiderio, dicendole: «Pronunciate i santi voti senza timori. Gesù vi vuole, Gesù vi ama. Voi amatelo e servitelo sempre così». Vivrà e lavorerà in molte case delle Canossiane, in particolare a Schio, dove abitò per 45 anni e dove si spense l’8 febbraio del 1947.

L’oratorio e il convento dei Catecumeni furono fondati dalla Serenissima Repubblica di Venezia nel 1557: si trattava di un ostello per i prigionieri di guerra gli schiavi non cristiani che desideravano affrancarsi dalla loro condizione abbracciando il cattolicesimo. Per questo motivo erano dunque “catecumeni”, cioè in formazione verso il battesimo. Per questo motivo la chiesa è dedicata a San Giovanni Battista e la pala d’altare, di Leonardo Bassano, raffigura il Battesimo del Signore.