L’omelia di Natale del Patriarca: “Prendere esempio da Maria di Nazareth, che sa cogliere il mistero e leggere i segni di Dio nella quotidianità della vita”

Maria è “la personificazione stessa del Natale, l’esempio a cui guardare” per essere sicuri di vivere in modo autentico la festa del Natale, ossia andando “oltre le distorsioni che questa festa subisce sempre più e di cui gli acquisti frenetici e il consumismo sono solo un aspetto, come la punta dell’iceberg”; in caso contrario, si corre il serio rischio di vivere questa grande festa – che pure è “il cuore della fede cristiana” – anche “in radicale contrasto col Vangelo”. Lo ha affermato il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia nel corso del solenne Pontificale di Natale, presieduto la mattina di martedì 25 dicembre nella basilica cattedrale di S. Marco a Venezia.

“La festa del Natale – ha proseguito il Patriarca nell’omelia (testo integrale in calce) – non può essere omologata ai criteri della società scristianizzata e sottostare ai riti del consumismo. Da decenni la festa, che è il cuore della fede cristiana, presenta forti segni di scristianizzazione così da perdere presso molti le radici e il significato originario. Ritrovare la strada che conduce al Natale, al Vangelo, ha un nome e un volto di donna: Maria di Nazareth, che è l’unica diretta collaboratrice del mistero dell’Incarnazione! Se guardiamo bene, le parole dell’angelo all’Annunciazione si inseriscono nella quotidianità della vita di Maria, una vita in cui si esprime una fede che sa cogliere il progetto di Dio. Così nel Natale non ci introduce il teologo, l’operatore di pastorale o l’esperto della comunicazione ma Lei, Maria, la fanciulla di Nazareth. E, dopo di lei, quanti l’hanno seguita nell’obbedienza della fede”.

Il Patriarca ha così invitato a prendere esempio “da Maria di Nazareth che, interpellata da Dio, sa cogliere il mistero. Maria percepisce quanto altri non sono in grado di percepire.  Il segno ha, per la fede, un valore fondamentale che consente di accorgerci di Dio, di percepire qualcosa che rimanda ad un’altra realtà lasciando libero chi deve decifrare il segno. Dio ha posto nel mondo tanta luce – è un pensiero di Pascal – al punto che colui che vuol vedere riesce a vedere, insieme però a tanta oscurità al punto che chi non vuol vedere può continuare a non vedere. Maria, la fanciulla di Nazareth, si è mossa in questo chiaroscuro che caratterizza la fede e, in cui, ogni persona è libera di decidersi. La fede non prescinde dalla libertà; è atto che deve essere degno dell’uomo”.

“La fede – ha concluso – è umile, semplice e fiduciosa ma anche operosa, motivata e, quindi, capace di render ragione della propria speranza. Questa è la fede di Maria che rende possibile il Natale. Maria è la personificazione del Natale e ci testimonia come questa festa richieda di saper leggere, in modo libero e intelligente, i segni che Dio non fa mancare a nessuno nel cammino verso di Lui. Tutti siamo, così, chiamati al discernimento; tutti, di volta in volta, siamo pastori, magi, Erode, sommi sacerdoti e scribi chiamati a riconoscere i segni di Dio nella nostra vita. Domandiamo alla Vergine Madre che doni anche a noi il passo agile e fermo che l’ha sostenuta mentre si recava dalla cugina Elisabetta la quale, a sua volta, scorge in Lei il segno della presenza di Dio. Il Natale ci dice che chi accoglie i segni di Dio, diventa, a sua volta, segno di Dio per gli altri. Maria è il segno di Gesù che è la salvezza di Dio”.