“La luce gentile di Betlemme fa cogliere il vero senso di Dio, della vita, dell’uomo, della convivenza sociale”: l’omelia del Patriarca Moraglia nel giorno di Natale

«La gentile luce del Natale, che rischiara le tenebre dell’umanità, dona la capacità di vedere col cuore. Così verità e fede, bontà e amore sono inseparabili ma non confuse. La vita del cristiano è un vedere nell’amore e un amare nella verità»: la luce del Natale, la luce che arriva da quella straordinaria nascita avvenuta a Betlemme, cambia tutto e finalmente «permette di vedere» il vero senso della realtà, di noi stessi, di Dio.  È il cuore della riflessione offerta dal Patriarca Francesco Moraglia durante l’omelia del solenne Pontificale del giorno di Natale celebrato nella basilica cattedrale di San Marco a Venezia (testo integrale allegato in calce).

«Natale viene dal verbo “nascere”, ossia “venire alla luce” – ha osservato il Patriarca -. La venuta di Dio porta la luce e, con essa, la possibilità di vedere. Ma noi uomini non vogliamo vedere! Sì, è la luce che consente di vedere. Chi è nelle tenebre non vede, tutto è oscuro, tutto si fa complicato e incerto, anche i gesti più semplici, e così si procede a tentoni. La luce è quell’ente fisico che sollecita, nell’occhio, le sensazioni visive cosicché possiamo vedere gli oggetti; qualcosa di analogo avviene sul piano spirituale per cui il Natale illumina il cuore dell’uomo e lo rende capace di vedere la realtà. La nascita di Gesù ci dona la luce spirituale che ci permette di vedere».

«Il Natale – ha continuato – è la grazia che ci viene incontro e risponde al bisogno di luce che gli uomini hanno per poter vedere. Noi uomini, infatti, facciamo fatica a vedere, non riusciamo a vedere e, talvolta, non vogliamo vedere. Senza la luce del Natale non riusciamo ad avere uno sguardo vero e misericordioso sul mondo. Ribadisco: vero e misericordioso, perché le due cose vanno insieme, evitando di ridurre il mondo e gli altri alle mie interpretazioni soggettive. È essenziale avere la luce che ci permette di cogliere il senso di Dio, della vita, dell’uomo, della famiglia, della convivenza sociale».

Per il Patriarca «nella luce gentile del Natale il bene diventa possibile e, quasi, conseguenza di un nuovo modo d’essere mentre nelle tenebre l’unica cosa che emerge è l’io che nasconde Dio e il prossimo; le tenebre nascono dall’io egemone che vuole essere il centro di tutto.  Quando si è nella luce si compiono facilmente anche i gesti più complicati mentre al buio i più semplici diventano problematici. Senza luce non riusciamo a vedere la realtà com’è; ne scorgiamo solo una parte e, a volte, nemmeno quella. Quando manca la luce della verità tutto diventa complicato, opinabile e indecifrabile; ognuno getta il suo parziale fascio di luce su ciò che vede e il risultato è che non riesce a cogliere la verità di Dio e delle situazioni. Gesù è la luce misericordiosa di Dio, che ci illumina e permette di vedere bene. Gesù è essenziale e necessario, ecco il senso del Natale!».

«A tutti – ha infine concluso – auguro un santo Natale, in cui possiate vedere con il cuore e amare nella verità perché è da qui che proviene il discernimento del cristiano. A tutti, soprattutto alle persone sole e sofferenti e ai poveri, rinnovo l’augurio di un sereno Natale».