Il Patriarca all’incontro con il clero, alla Salute, per l’inizio dell’anno pastorale: “La grande opera di Gesù è costruirci, con pazienza, in comunità. Come Chiesa”

Il capitolo 21 del Vangelo secondo Giovanni, con l’apparizione del Risorto a sette suoi discepoli, è stato al centro della meditazione svolta dal Patriarca Francesco Moraglia giovedì 5 ottobre davanti ai sacerdoti e ai diaconi della Diocesi nell’incontro tradizionale dell’inizio dell’anno pastorale che si è tenuto stavolta nell’ambito del Seminario Patriarcale che si appresta a festeggiare i 200 anni di presenza nel complesso della Salute. “In questo brano scopriamo che non c’è più la totalità dei discepoli – ha osservato il Patriarca -; sono solo sette, non sono tutti. Non scoraggiamoci, allora, quando guardiamo alla vita delle nostre comunità e vediamo che manca qualcuno. E non recriminiamo su quello non c’è: quelli che ci sono…  sono quelli che il Signore ci dà e ci consegna. La comunità di Gesù risorto, ci dice questo brano, stenta a formarsi e a camminare perché ricostruire la comunità non è cosa facile. Ma Gesù opera con pazienza, iniziando da quelli che ci sono. La grande opera di Gesù, infatti, è costruirci in comunità, come Chiesa. Gesù ci prende come siamo, non è che non capisca che manca qualcuno, ma parte da quelli che ci sono e prende quei sette che è sempre un numero di perfezione. Se i sette, invece, avessero cominciato a discutere su chi manca e sul perché manca o a fare processi agli altri, alla fine… non avrebbero incontrato il Signore risorto che ci chiede anche di buttarci per gli altri, nella logica del piccolo seme che cresce e sicuri che Lui produce molto”.

E ancora ha osservato: “Il carisma più alto e grande nella Chiesa (Pietro) non ha in sé la totalità dei carismi. Anzi, l’iniziativa e la pesca di Pietro si rivelano un fallimento; solo l’iniziativa di Gesù porta alla grande pesca”. Tutti questi discepoli, ha continuato poi il Patriarca, devono passare “attraverso la notte della pesca fallimentare e dell’insuccesso. Nel loro andare a pescare c’è un momento di ambiguità, di non chiarezza e di indecisione: ritorno al passato o fedeltà a quanto aveva detto loro il Maestro? Il Signore si serve dell’insuccesso nostro e delle nostre comunità per dirci qualcosa che in altri momenti non ci può dire. Il Signore se ne serve per purificarci e fare chiarezza dentro di noi, per farci capire che la nostra felicità non è sempre lì dove l’attendavamo, magari in una buona e abbondante pesca… E il grande messaggio è, allora, che noi siamo sempre più grandi di quel momento di successo o di insuccesso che viviamo”. L’incontro alla Salute è stata anche l’occasione per consegnare ai sacerdoti il sussidio “Lievito di fraternità” predisposto dai Vescovi italiani ed incentrato “sul rinnovamento del clero a partire dalla formazione permanente” e che costituirà il testo di riferimento per i prossimi incontri formativi zonali del clero del Patriarcato.