Il Patriarca alla manifestazione per la Speedline: “Dialogo tenace e coraggioso tra le parti, alleanza tra territorio e impresa per sostenere il lavoro e il bene di tutti”

Manifestazione territoriale per la Speedline (S. Maria di Sala / Venezia, 19 dicembre 2021)

Intervento del Patriarca di Venezia e Presidente della Conferenza Episcopale Triveneto Francesco Moraglia

 (in calce il pdf del testo, nell’album Flickr in home page i video dell’intervento del Patriarca)

  

Sono qui nella veste di Presidente della Conferenza Episcopale Triveneto (CET), insieme al Vescovo di Treviso Michele Tomasi che è anche il Vescovo delegato per la Pastorale sociale e del lavoro del Triveneto.

Insieme rappresentiamo le Diocesi della nostra Conferenza Episcopale ma, in particolare, quelle più direttamente coinvolte in questa vicenda che riguarda centinaia di lavoratori, lavoratrici e le loro famiglie, ossia le Diocesi di Venezia, Treviso, Padova, Chioggia. A questi lavoratori assicuriamo tutta la nostra vicinanza e solidarietà.

Volentieri i Vescovi aderiscono a questa giornata di sensibilizzazione perché in essa c’è una risposta di tipo trasversale e non di parte; tutte le componenti che vivono in questo territorio sono, infatti, presenti. Sì, è un territorio intero che si è mosso, con i diversi soggetti che lo rendono attivo, vivace e significativo anche a livello nazionale.

Come ho scritto nella lettera con cui ho risposto ai segretari della FIM-CISL e della FIOM-CGIL ai Vescovi stanno a cuore i lavoratori, le lavoratrici e le loro famiglie, ben consapevoli che il lavoro è ciò che contribuisce a dare dignità sociale all’uomo.

La nostra Carta Costituzionale, poi, ci ricorda già nel suo primo articolo che “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. E, quindi, il lavoro deve essere un bene fruibile per tutti, per generare e garantire vita e prosperità e mai morte come, purtroppo, accade nei troppi incidenti sul lavoro che le cronache venete e nazionali di questi giorni ci raccontano e che, in modo eufemistico, sono denominate morti “bianche”.

Quante volte Papa Francesco è ritornato proprio sul tema del lavoro, ponendolo come questione essenziale per la dottrina sociale della Chiesa!

I Vescovi e le Chiese venete auspicano, quindi, la piena riuscita della trattativa in corso, attraverso la modalità del confronto e della concertazione e, possibilmente, non in chiave conflittuale.

Dopo l’incontro tra le parti – avvenuto venerdì scorso, presso il Ministero dello Sviluppo Economico – e a seguito della volontà manifestata da Ronal Group di sospendere la decisione di chiudere, entro un anno, la Speedline di Santa Maria di Sala, è lecito guardare con più serenità ad una soluzione condivisa.

Chiediamo, allora, alla politica che continui ad essere presente aiutando le parti – per quanto è di sua competenza – a trovare un giusto ed equo accordo. Certamente riteniamo che gli anelli più deboli debbano essere maggiormente garantiti e tutelati.

Nutro fiducia anche perché, sul sito di Ronal Group, si leggono come premessa alla filosofia della azienda queste parole: ”Una cultura d’impresa motivante, che oltre all’impegno nel lavoro si focalizzi anche sulla coesione e la soddisfazione dei collaboratori, è ciò che contribuisce in maniera sostanziale al nostro successo”. Tutto questo autorizza a sperare.

Desidero ricordare quanto sia importante l’impegno comune delle categorie e delle istituzioni nel costruire insieme una politica ed un’economia in grado di stimolare al massimo le attuali dinamiche industriali nel rispetto della dignità della persona e nel perseguire il buon sviluppo di un territorio.

Così ci appelliamo, con forza, alla responsabilità sociale dell’impresa, considerando il valore sociale del lavoro soprattutto in rapporto ad un territorio, in un’alleanza tra territorio ed azienda per il bene di tutti.

È, poi, un dato obiettivo che lo stabilimento di S. Maria di Sala abbia professionalità importanti e, quindi, nell’ottica dello sviluppo del capitale umano l’eventuale scelta di depauperare il territorio di tali professionalità suonerebbe ancor più come una sconfitta e una sconfessione dei soggetti chiamati oggi a collaborare per dare soluzione alla vertenza.

Mere logiche economiche dimenticano che uno stabilimento non è solo un luogo ove si produce e crea profitto, ma è anche un luogo per far crescere le persone e il recente dibattito sugli spostamenti dei siti produttivi si spera conduca a strumenti validi e condivisi per la salvaguardia del lavoro.

La strada che, come Vescovi, riteniamo percorribile è quella di un dialogo paziente, realista, tenace e coraggioso tra le parti affinché, insieme, si possa raccogliere e vincere questa sfida per il bene di tutti.