L’OMELIA INTEGRALE DEL PATRIARCA | Al Redentore per ritrovare Dio e metterlo al centro della vita. “Amore per la libertà e carità accogliente”, i valori di Venezia

Il rinnovato pellegrinaggio al tempio del Redentore sia impegno “ad una convivenza sociale dignitosa per tutti e pervasa dai valori che, da sempre, appartengono a Venezia e alla sua storia: l’amore per la libertà e una carità accogliente che nasce dalla fede”. Lo afferma il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia nella sua riflessione annuale – anticipata in sintesi a beneficio dei quotidiani domenicali e poi più ampiamente ripresa ed approfondita nell’omelia della Messa solenne celebrata la sera di domenica 15 luglio nell’omonima basilica alla Giudecca (testo integrale nel file riportato in calce, insieme alla preghiera finale) – in occasione della caratteristica festa veneziana.

“Venezia – sostiene il Patriarca – è la città dell’evangelista Marco e una comunità che ha una relazione profonda con Dio non può vivere un’etica personale e sociale minimalista. Il Redentore ci aiuti, nelle sfide dell’oggi, a compiere scelte sagge e – ad un tempo – sostenibili e generose, legali e accoglienti.  E per quanto riguarda il rapporto oggi delicatissimo con gli immigrati, per il cristiano vale il principio: generosità e legalità, integrazione sostenibile, come ribadisce con forza Papa Francesco. Non sono accettabili i “sì” e i “no” a priori; qui è in gioco il nostro essere uomini, il rimanere umani, la necessità di sconfiggere l’indifferenza”.

La città lagunare, continua, “è, da sempre, porta d’Oriente ed è, per antonomasia, la città della Bellezza in cui si esprime in modo unico l’alleanza fra Dio e uomo! Michelangelo, nella volta della Cappella Sistina, ha fermato l’attimo della creazione di Adamo; tale gesto divino è anche l’inizio dell’alleanza che, in modo mirabile, si rende presente nella nostra città. La sua bellezza, frutto sia dell’opera di Dio sia del lavoro dell’uomo, esercita un fascino indicibile. Il cielo, il mare, la laguna, le luci estive e invernali, le nebbie autunnali riverberano sensazioni inesprimibili nell’animo umano. Venezia è quel prezioso scrigno d’arte che si unisce al bello, opera del Creatore, ed è affidato alla nostra cura; nella Laudato sì Papa Francesco ha scritto al riguardo pagine significative. Venezia è la città dei ponti ed “essere ponte” è la sua vocazione. Il Bello (pittura, scultura, architettura, musica, poesia), il Bene (chiese, ospedali, mense, dormitori), il Vero (scuole, università, biblioteche, archivi) sono ponti gettati verso gli altri ma, soprattutto, verso l’Altro. E solo nell’incontro con Chi è il Bene, il Buono e il Vero l’uomo si ritrova, ritrovando prima di tutto Dio”.

Questo è, dunque, il punto da tenere fermo: “Dio va riscoperto e posto al centro della vita del singolo e della città perché Dio è garanzia di libertà per tutti e del rispetto tra le persone, senza discriminazioni, affinché nessuno si innalzi sopra gli altri. Oggi percepiamo ancora in mezzo a noi la presenza di un Altro, di un Redentore in grado di appagare quella sete d’infinito – il più delle volte inconscia – che divora l’uomo postmoderno? La società industriale ha ceduto il posto a quella dell’immagine e della comunicazione; tutto è più sfumato, articolato e pervasivo e perciò ha bisogno d’un supplemento d’umanità e, soprattutto, di Vangelo. Ma ogni incontro – degno di tale nome – avviene non attraverso un “contatto virtuale” in rete ma attraverso un “dialogo reale” tra persone disponibili a percorrere strade non facili, mai scontate o banali. Sì, bisogna riscoprire il valore del dialogo, della fraternità e dell’accoglienza. Soprattutto oggi. Ma questo presuppone di riscoprire il valore dell’incontro con la paternità di Dio perché da qui fiorisce ogni altro rapporto”.

E la città di Venezia – osserva ancora il Patriarca – “deve, inoltre, trovare risposte a questioni essenziali per il suo futuro: il flusso eccessivo dei visitatori, in un territorio unico per bellezza ma anche per fragilità, e il calo strutturale dei residenti. Le questioni si richiamano a vicenda e vanno affrontate insieme con sano realismo e giusta idealità, senza scaricare sugli altri le proprie utopie e prendendo le distanze da visioni ideologiche. Riconoscere dei limiti anche alle possibili fonti “illimitate” di ricchezza è una scelta a cui una società è chiamata in vista del bene comune, anche in rapporto alle future generazioni”.

“La Madonna della Salute – conclude – interceda per noi presso Suo Figlio, il Redentore, così da poter camminare come singoli e comunità che guardano al rispetto dell’altro, all’accoglienza e alla legalità come a principi che si imparano prima di tutto in famiglia, prima cellula della società”.