Collaborazioni pastorali: ridisegnata la “geografia” del Patriarcato di Venezia

Prendono forma le collaborazioni pastorali. Come indica la scheda qui sotto allegata, vengono costituite in tutta la nostra Chiesa le realtà pastorali frutto di un lavoro lungo quattro anni, svolto in modo comunitario a tutti i livelli, diocesano, parrocchiale e degli organi di partecipazione. Dobbiamo ringraziarne il Signore – sottolinea il Vicario per la Pastorale, don Danilo Barlese – e ne va reso merito a chi li ha attuati e, in particolare, a chi più si è speso sia in ambito parrocchiale che vicariale e diocesano».

Lo spirito di un lavoro insieme. Sono 40 le collaborazioni pastorali identificate: «Hanno l’obiettivo – riprende don Barlese – di traghettare, orientare il cammino a partire dal comune lavoro già ricordato. In questo contesto anche le realtà più forti sono chiamate a sostenere le più deboli e tutti siamo chiamati a lavorare insieme, in quanto Popolo di Dio, nello spirito del comune Battesimo riscoperto e valorizzato, della missionarietà, della sinodalità e della Chiesa in uscita indicata da papa Francesco e richiamata dal Patriarca nella sua recente lettera pastorale». E’ un processo – questo verso le collaborazioni fra comunità – che coinvolge tutta la Diocesi. Il che significa che non ne sono estranee quelle parrocchie che, nell’elenco qui sotto, risultano tali, cioè formalmente non parte di una collaborazione: «Anch’esse sono chiamate al coinvolgimento missionario verso le realtà vicine: ricordo in questo senso l’esempio dei giovani educatori di Jesolo, che danno una mano nelle parrocchie vicine. Ma questa logica vale per tutte quelle realtà “forti” che, per configurazione e storia, possono essere almeno attualmente meno toccate da questo processo».

Quattro passi per far crescere le collaborazioni. Un processo, appunto. Cioè un percorso, in divenire, per agevolare il quale è opportuno si compiano quattro passi. Questi: «Il primo – spiega il Vicario episcopale – è accogliere con cuore disponibile le collaborazioni indicate e avviare un processo in questa direzione, coinvolgendo e motivando tutti i battezzati». Il secondo è un impegno fattivo nel consolidare il lavoro comune sulle pastorali più in difficoltà: trasmettere la fede agli adolescenti, rallentando o arrestando l’emorragia cui di solito si assiste dopo la Cresima; confermare e sostenere nella fede le giovani famiglie e dar corpo alla catechesi degli adulti; infine coltivare il pensiero sociale della Chiesa.

La storia delle comunità e la formazione delle persone. L’impegno fattivo delle collaborazioni parrocchiali – continua don Barlese – può riguardare anche altri ambiti, perché il territorio diocesano è vario e mostra talune specificità che, nel tempo, si sono sviluppate nelle singole comunità e ne segnano virtuosamente la storia. Il terzo passo si chiama formazione, per tutti ma, in particolare, per i formatori e gli operatori di riferimento. Nuove opportunità, in questo senso, saranno offerte dalla Scuola Diocesana di Teologia.

Verso un cenacolo per ogni collaborazione. Il quarto passo, infine, coincide con la creazione dei cenacoli e con la partecipazione ad essi. «Il cenacolo – così l’ha definito il Patriarca descrivendolo, sabato scorso, al convegno dei gruppi d’ascolto – è una piccola comunità di 15-20 persone al massimo, compresi i sacerdoti, che fa una vita fraterna a partire dall’ascolto della Parola di Dio. E vita fraterna vuol dire che ascolta la Parola, prega e cerca di dire come si può rendere il Vangelo più vivo nel proprio territorio e nella propria comunità. Il cenacolo è cioè funzionale alla collaborazione pastorale. E si impegna in particolare a coinvolgere tutti i battezzati nelle pastorali comuni maggiormente in difficoltà» (adolescenti, giovani famiglie e adulti, ndr). Il cenacolo sarà composto da laici, sacerdoti, religiosi e diaconi. Ce ne sarà uno per ciascuna collaborazione e chi si renderà disponibile per farne parte ne parlerà con il proprio parroco.

Un incontro annuale con il Patriarca e i suoi collaboratori. Ogni cenacolo della collaborazione vivrà un proprio cammino formativo a carattere ecclesiale, spirituale e pastorale che valorizzerà l’incontro, la conoscenza, la riflessione e lo studio, la preghiera e la fraternità della piccola comunità. Sarà infine indicato e sussidiato dal coordinamento per la pastorale diocesana il percorso annuale fondamentale, ritmato su tre incontri prima di Natale e tre incontri prima di Pasqua. Per quanto possibile il Patriarca desidera incontrare annualmente ciascun cenacolo, di persona oppure attraverso i vicari episcopali.

 

Quattro passi per collaborare

 

Sono quattro i passi proposti per attuare meglio le collaborazioni pastorali. Questi:

1)            Accogliere con disponibilità

Si tratta di accogliere con cuore disponibile le collaborazioni indicate e avviare un processo in questa direzione, coinvolgendo e motivando tutti i battezzati.

2)            Il lavoro sulle pastorali “difficili”

Iniziare o impegnarsi in modo fattivo a consolidare il lavoro comune sulle pastorali più in difficoltà: trasmettere la fede agli adolescenti, confermare e sostenere nella fede le giovani famiglie e dar corpo alla catechesi degli adulti; infine coltivare il pensiero sociale della Chiesa.

3)            La formazione personale

Il terzo passo è la formazione, per tutti ma, in particolare, per i formatori e gli operatori di riferimento. Nuove opportunità, in questo senso, saranno offerte dalla Scuola Diocesana di Teologia.

4)            La partecipazione al cenacolo

Il quarto passo, infine, coincide con la creazione dei cenacoli, uno per collaborazione, e con la partecipazione ad essi.

 

(articolo di Giorgio Malavasi, tratto da Gente Veneta n. 18/2016)