Le parole del Patriarca al Pellegrinaggio

Le parole del Patriarca al Pellegrinaggio dei giovani alla Madonna della Salute di sabato 20/11/2021

 

Siamo qui, potremmo essere da un’altra parte. Oltre a essere una nostra scelta, il pellegrinaggio è anche sempre guidato dal Signore.

Abbiamo ascoltato nel Vangelo di Luca come al termine del pellegrinaggio di Maria, che da Nazareth si reca nel villaggio di Ain Karim vicino a Gerusalemme per fare visita alla cugina Elisabetta, Nell’incontro entrambe sono superate da qualcosa che va oltre di loro. A cosa debbo che la madre del mio Signore venga a me? Appena ho ascoltato la voce del tuo saluto il bimbo che porto in grembo ha sussultato. Il Signore ci precede.

Cari ragazzi, soprattutto quando si è all’inizio della propria vita avere questa convinzione, questa certezza. Il nostro pellegrinaggio è scandito da quella parola che Gesù rivolge a Paolo: ti costituisco testimone di ciò che hai visto.

Chi era Paolo? Un uomo sicuro di sé, giovane. Si ritiene che Paolo sia nato intorno all’anno 10 dell’era cristiana. Quindi questo evento riguarda un uomo di 25 anni circa. Un uomo sicuro di sé, che sapeva tutto. Alla fine della vita Paolo ritornerà a quell’evento che aveva cambiato la sua vita scrivendo ai Filippesi: sono stato afferrato, sono stato rapito, sono stato portato oltre le mie sicurezze di quel momento. Io che ero ebreo della tribù di Beniamino, circonciso l’ottavo giorno. Io, che ero ero secondo la legge fariseo. Io che andavo a Damasco per portare in catene coloro che erano diventati l’ossessione della mia vita. Ma l’ossessione della sua vita era un altro, era quel Gesù che lo incontra e lo scardina in un istante.

Ecco, cari ragazzi, noi dobbiamo pensare che al di là delle cose che vediamo, che tocchiamo della nostra agenda, dei nostri orari, dei nostri impegni, delle cose buone e belle che facciamo –  e metto anche i momenti di incontro con gli altri, di divertimento – tutto concorre al bene per il cristiano. Però dobbiamo rimanere aperti anche a qualcosa che può andare oltre le nostre convinzioni, le nostre legittime convinzioni.

E allora mettiamo tra le presenze della nostra vita non solo il nostro io – quanto è ingombrante il nostro io, quanto bene può fare il nostro io, quanto male può fare il nostro io – non mettiamo solo quelle presenze gradite o sgradite che affollano le nostre giornate, mettiamo anche quella presenza che molte volte non scorgiamo perché non la lasciamo manifestare nella nostra vita.

Questo camminare verso la Basilica di colei che è stata la prima discepola del Signore, colei che è stata motivo di gioia per Gesù, colei che è stata motivo di gioia per il villaggio di Nazareth. Andiamo verso lei, la Servitrice e la Signora della gioia.

Vogliamo essere felici ad ogni età della vita, quando si è bambini in un modo, quando si adolescenti in un’altro, quando si adulti in un altro, quando si anziani si cerca ancora la gioia, la felicità.

Andiamo dalla Signora della gioia, la Servitrice della gioia, Colei che ci può insegnare a essere felici. E Paolo ci ricorda col suo vocabolario un po’ impegnativo – perché Paolo fosse stato il vostro viceparroco, il vostro parroco o il vostro compagno di cammino, si sarebbe posto come una persona molte volte scomoda – Paolo dice, scrivendo ai Romani: so che io vedo il bene, voglio il bene ma non riesco a farlo, so che io coi miei peccati alimento il male.

Ma non mi devo fermare qui. Paolo dice che il Signore Gesù ci può afferrare, ci può portare oltre noi stessi. Iniziamo questo pellegrinaggio nel nome di Gesù. Pensate, in tutto il Nuovo Testamento (Vangeli, Lettere, Atti degli Apostoli, Apocalisse) il nome di Gesù risuona 600 volte, 400 volte è nei testi di Paolo, lui che dice “sono stato afferrato”, sono stato carpito, sono stato preso da colui che pensavo fosse il problema della mia vita.

E torniamo a un tema molto importante: fintantoché Gesù non è la soluzione e la gioia della nostra vita, rimane un problema.

Chiediamo a Paolo in questo pellegrinaggio che ci aiuti a riscoprire veramente quella presenza discreta e silenziosa che si chiama Gesù di Nazareth, il nostro Salvatore.

Patriarca Francesco