Ascoltare

Per ascoltare noi dovremmo fare un po’ di silenzio: far tacere per qualche tempo le preoccupazioni di casa, di lavoro, i progetti, anche le nostre preoccupazioni spirituali, perché nella pace del cuore possiamo intendere quello che Dio ci dice.

È necessario che gli facciamo posto, che finalmente nella nostra vita diamo la parola a Dio. Lui che è il primo dovrebbe sempre avere la parola, invece siamo pieni di tante nostre parole! E Dio non trova lo spazio per poterci parlare.

Il nostro silenzio non sia un “vuoto”:  non ha valore il tacere in sé.  C’è anche bisogno psicologicamente di stare un po’ zitti e di vivere qualche momento in silenzio, perché siamo sempre così frastornati, ma il problema non è psicologico.

Dovremmo fare silenzio per ascoltare, per accogliere il “Pellegrino” che bussa alla porta, per accorgerci che c’è uno che bussa alla porta della nostra vita. Il problema è saper ascoltare. E per saper ascoltare, per lasciare a Dio lo spazio,  è necessario sostenere il silenzio con la preghiera   (Annotazioni da un’ introduzione agli esercizi spirituali)

È proprio nel silenzio esteriore, ma soprattutto in quello interiore, che egli [Celestino V] riesce a percepire la voce di Dio, capace di orientare la sua vita. C’è qui un primo aspetto importante per noi: viviamo in una società in cui ogni spazio, ogni momento sembra debba essere “riempito” da iniziative, da attività, da suoni; spesso non c’è il tempo neppure per ascoltare e per dialogare. Cari fratelli e sorelle! Non abbiamo paura di fare silenzio fuori e dentro di noi, se vogliamo essere capaci non solo di percepire la voce di Dio, ma anche la voce di chi ci sta accanto, la voce degli altri.    (Benedetto XVI, Domenica 4 luglio 2010)