Auguri!? Perché….

Fin dall’inizio della sua storia Israele conosce la vicinanza di Dio: il popolo geme per la sua schiavitù in terra di Egitto. Il suo grido sale a Dio. La sofferenza dell’uomo sale a Dio e Dio ascolta il suo grido. Non gira la testa. Se ne dà pensiero. Così è lungo tutta la storia del popolo ebraico. La Bibbia rivela che Dio, di fronte alla vita dei suoi figli e in particolare di fronte alle nostre sofferenze, si piega su di noi con infinita misericordia: “Ricordati che come un padre porta il proprio figlio così io ho portato te per tutto il cammino che hai fatto” (Dt). Dio porta i suoi figli per tutto il loro cammino.

A natale questo grande mistero di un Dio che si dà pensiero di noi ci viene svelato nella sua radicalità: il Figlio di Dio si è fatto carne. Uomo debole, fragile nel grembo di Maria. E noi in Gesù vediamo Dio diventato nostro fratello. Dio non soltanto ci guarda, ci ascolta e ci parla, ma entra nell’umanità e la assume. Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo – “carne”, “sarxs”, dice l’evangelista Giovanni per indicare l’umanità nella sua debolezza e fragilità – in tutta la sua vita non farà altro che proclamare il vero volto di Dio: amore misericordioso, amore che cerca, che non abbandona mai, che perdona settanta volte sette. Amore che non gira la faccia dall’altra parte di fronte alla sofferenza e al peccato, alla miseria dei suoi figli.

Il Natale ci svela questo senso della storia e ci fa vedere dietro ogni uomo, buono o cattivo, l’amore di Dio che è Padre e che ci ama talmente da dare per noi l’unico Figlio.

Gli angeli annunziano ai pastori di Betlemme: “Oggi è nato per voi un Salvatore… Non temete!”. Tutti noi abbiamo tante paure: la paura radicale è quella della morte e insieme ad essa abbiamo tante altre paure. È bello pensare che il primo annunzio della nascita di Gesù sia “Non temete”. Sarà la parola che l’angelo della risurrezione dirà alle donne: “Non abbiate paura voi!”. Non abbiate paura, perché siete amati. Sempre e incondizionatamente.

Il Natale è epifania, rivelazione dell’Amore. Credere che i nostri figli con i loro problemi sono sempre amati da Dio. Credere che tutti gli uomini, per quanto lontani, sono sempre vicini al cuore di Dio. Noi possiamo essere lontani da Dio. Dio non è mai lontano da noi.

Credere questo cambia la vita. Credere questo cambia le relazioni fra di noi. Forse proprio per questo a Natale, credenti e non credenti, ci si sente più fratelli ed è quasi un bisogno del cuore scambiarci gli auguri.

(Marco Cè, ai collaboratori dell’Oders, Natale 2013)