Marco CÈ – Parola irrinunciabile

Continuando il pellegrinaggio ai luoghi materni della fede, ci incontriamo oggi con l’ambone, cioè il luogo da cui si proclama la parola di Dio.

La parola di Dio è la strada della vita cristiana su cui camminare.

I nostri antichi padri avevano più di noi il senso della parola di Dio, anche se ora, grazie al Concilio, andiamo ampiamente recuperando nelle nostre comunità l’importanza della Parola. Però c’è stato un periodo dopo la Riforma protestante durante il quale, per ragioni polemiche, nel cattolicesimo la parola di Dio non era così sottolineata.

Per testimoniare come i nostri padri avessero più vivo di noi il concetto, cito due fatti. Il primo ci è dato dai grandi amboni delle chiese: pensate per esempio a quello di San Marco che è una “teologia in marmo”, nulla è casuale in vista della proclamazione della Parola: dall’affaccio più  alto si proclama il vangelo e da quello più basso l’antico testamento e gli scritti apostolici.

L’altra testimonianza che ci viene dall’antichità sono i grandi preziosissimi lezionari. San Marco aveva dei lezionari evangelici di grande bellezza e preziosità, oggi per lo più custoditi nella Biblioteca Marciana e nel Tesoro di San Marco: il libro stesso era onorato. Adesso si va riscoprendo questa sensibilità, che nei primi secoli era un sentimento spontaneo per il senso vivo che si aveva dell’importanza della parola di Dio.

Come testo di riferimento per introdurci in questa meditazione, leggiamo Luca 5,1-11. Gesù stava predicando. La predicazione era l’impegno fondamentale e primario del ministero di Gesù: per la gran parte del tempo egli predicava, poi guariva gli infermi e liberava gli ossessi da quelle forze occulte che il vangelo chiama demoni.

“Mentre la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, stando presso il lago di Genesaret, Gesù vide due barche addossate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì su una barca che era di Simone e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alla folla dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: – Prendi il largo e gettate le reti per la pesca-. Simone rispose: -Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla. Ma sulla tua parola getterò le reti. Fecero così  e presero una quantità enorme di pesci  e le reti quasi si rompevano.   Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: -Signore, allontanati da me perché sono un peccatore-. Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: -Non temere: anzi d’ora in poi sarai pescatore di uomini -. Tirarono le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.”

Che cosa ha mosso Pietro, pescatore esperto, praticissimo del suo lago, a gettare le reti nonostante la nottata inutile, sulle parole del Rabbi?

Certamente Pietro aveva ascoltato la predicazione di Gesù, l’aveva ritenuta autorevole, gli aveva toccato il cuore, e ora crede e si consegna alla sua Parola. E quella Parola è efficace, una Parola che porta frutto, un frutto abbondante.

Dice Isaia (55,10-11):

“Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata.”

E la lettera agli Ebrei (4,12-13):

“La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Non v’è creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto.”

La Parola è efficace: Pietro crede

In questo brano evangelico notiamo soprattutto due cose:

– Pietro si consegna alla parola di Gesù, crede che la Parola è veramente efficace, fino al punto di cambiare la sua vita e mettersi alla sequela di Gesù.

– La fiducia nella Parola ha fatto di Pietro un discepolo del Signore, ha dato inizio alla costruzione della comunità cristiana.

La Parola ci chiama, ci cambia il cuore, ci apre a Dio e così dà inizio alla famiglia dei figli di Dio.

La Parola convoca

A questo punto ci domandiamo: da chi e da che cosa è convocata la comunità cristiana?  La comunità cristiana è radunata dalla parola di Gesù. L’iniziativa è di Dio perché è la fede che raccoglie la comunità e la fede è la risposta della libertà dell’uomo alla parola di Dio. È sempre Dio che raccoglie la comunità cristiana.

Ogni domenica, partecipando all’Eucarestia, noi siamo messi nella possibilità di ascoltare la parola di Dio e se l’ascolto diventa apertura del cuore e consegna della vita, noi diventiamo discepoli del Signore.

Ma cosa vuol dire diventare discepoli del Signore? Non vuol dire soltanto imparare qualcosa o imitare esternamente una persona, non basta. Il vero discepolo è colui che partecipa pienamente al cuore di Cristo, colui che entra nella famiglia dei figli di Dio e partecipa alla filiazione divina di Gesù.

Vi ricordo un episodio che troviamo in Luca (8,19-21): Gesù sta predicando circondato dalla folla; sua madre e i suoi parenti vogliono vederlo perché la gente lo giudicava fuori di sé.

“Andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fu annunciato: -Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti. – Ma egli rispose: – Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica.”

Gesù ci dice che la sua famiglia è formata da coloro che credono alla parola di Dio e gli consegnano la vita per conformarla alla Parola stessa.

Questa è la comunità cristiana, composta da coloro che ascoltano la parola di Dio e si sforzano di metterla in pratica.

Come si ascolta la voce del Padre?

Guardiamo a Gesù che è vissuto costantemente condotto dalla parola del Padre. Quasi ad ogni pagina del Vangelo troviamo: “Questo avvenne perché si adempisse la Scrittura che dice….”. Gesù vive sempre “secondo le Scritture”, cioè secondo quello che nell’Antico Testamento era detto del Messia. Gesù vive sempre in obbedienza al progetto che il Padre gli ha comandato di realizzare, quello di essere solidale con l’umanità peccatrice. Nel vangelo di Giovanni troviamo che quando i discepoli lo invitano a mangiare Gesù risponde: “Mio cibo (cioè, la mia vita) è fare la volontà del Padre e compiere l’opera che mi ha affidato” (Gv 4,34).

Il rapporto di Gesù con la Parola è “vitale”: egli vive della parola di Dio.  Sempre nel  vangelo di Giovanni molte espressioni di Gesù lo attestano: “La mia dottrina non è mia, ma è di colui che mi ha mandato” (7,16); “Compio le opere del Padre mio” (cf 10,37-39);“Colui che mi ha mandato è con me e non mi lascia mai solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite” (8,25). Anche nell’ultima Cena, prima di andare nell’Orto degli Ulivi, Gesù dice “Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui.” (Gv 14,31) e s’incammina verso la sua passione.

Questo è l’esempio di Gesù: ascolta la Parola e la compie.

Così la comunità dei discepoli del Signore.

Parrocchia, scuola di ascolto

Il primo compito della parrocchia è quello di essere scuola di ascolto della Parola. Non c’è Chiesa del Signore Gesù ove non ci sia il primato dell’ascolto e per questo nelle chiese parrocchiali non manca mai l’ambone (il leggìo), perché da lì si proclama e si ascolta la parola di Dio.

Quando leggiamo la Bibbia non cerchiamo soltanto informazioni. La Sacra Scrittura, in particolare il Vangelo, quando lo si legge nella fede, è grazia e incontro con l’adorabile persona di Gesù. Sottolineo perciò l’importanza di accostare il testo, di riflettere su di esso, di apprezzare le parole di cui si compone, perché questo testo è veicolo di una grazia: l’incontro con la verità del Figlio di Dio fatto uomo. La Bibbia è da leggere sempre pregando. Per un credente la lettura del Vangelo va fatta nella fede, nella fede orante, che apre il cuore al Signore perché si riveli e gli parli.

Questo incontro con la persona di Gesù attraverso la sua Parola porta con sé la grazia del cambiamento della vita che deve diventare secondo la Parola. Una grazia che possiamo accogliere ma che possiamo anche rifiutare.

Così dalla Messa domenicale, in cui si è ascoltata la parola di Dio, nasce una comunità nuova, trasformata dalla Parola a immagine di Gesù, che emana il “profumo di Cristo”, come dice San Paolo (cf II Cor 2,14-15), e diventa durante la settimana il lievito che fermenta la storia profana e apre alla speranza della resurrezione.

Direi che due sono gli scopi della parrocchia per quanto riguarda la Parola.

Educare alla Parola. Attraverso la predicazione e l’ascolto della Parola diventiamo discepoli del Signore.

Annunciare a tutti la Parola di salvezza. La parola di Dio è sempre universale, non è mai solo per me, perché è detta dal Padre di tutti e rivolta a tutti. La Parola ci spinge ad uscire dalle nostre chiusure spirituali e aprirci nei confronti degli altri. È rivolta a me perché io la condivida, un pane che Dio mi dà perché lo spezzi e lo consumi insieme ai miei fratelli.

La parola di Dio pronunciata duemila anni fa, in una cultura diversa dalla nostra deve parlare alla vita di oggi. Questo avviene per opera dello Spirito Santo che ci abilita a tradurre nella nostra vita di ogni giorno il vangelo.

Viviamo in un mondo completamente diverso da quello di Gesù: altra cultura, altre circostanze, altre responsabilità, altri doveri, altri compiti e lo Spirito Santo ci aiuta a capire come vivere secondo il vangelo, compiendo i gesti di Gesù.

Dobbiamo riprendere, ciascuno come può, una maggior consuetudine con la parola di Dio. Il contatto più frequente, più affettuoso, più cordiale con la parola del Signore è essenziale per la vita cristiana.

(Testo tratto dalla predicazione del patriarca Marco Cè agli esercizi spirituali sui “Luoghi materni della fede”, Cavallino VE, gennaio 2011)