R. Martinelli – Alzatevi e levate il capo

Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.

Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande.

Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.

E disse loro una parabola: “Guardate il fico e tutte le piante; quando già germogliano, guardandoli capite da voi stessi che l’estate è vicina. Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia della terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo”. (Lc 21, 25-36)

Come coniugare il nostro quotidiano con questo scenario?

Facciamo un primo passo: “Vedranno il Figlio dell’uomo venire con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose alzatevi e levate il capo”.

  1. Ecco il primo verbo: alzatevi e levate il capo.

L’ atteggiamento di chi non si lascia schiacciare dal peso delle circostanze, ma guarda avanti, verso “il Veniente”. Egli appunto viene a rialzare, risollevare. Quindi siamo incoraggiati a vivere il quotidiano non ripiegati o chiusi nelle nostre paure, perché la paura non fa vedere,  non schiacciati sulle nostre ansie e attenti solo alle nostre vicende, ma con il capo alto.

  1. E disse loro una parabola: guardate il fico e tutte le piante. ‘Guardate’. Secondo i profeti è l’atteggiamento della sentinella che guarda, interpreta e comunica. Il cristiano è un profeta, tutti siamo profeti, nel senso che tutti abbiamo il dono di guardare, decodificare, interpretare e comunicare agli altri la buona novella. E non basta uno sguardo generico: ci vuole una capacità di lettura dei segni. Dobbiamo diventare bravi nel cogliere i segni, che non sono scontati.

Può aiutarci l’esempio di Maria di Nazaret che, secondo la narrazione di Luca, “custodiva”, “conservava” (cfr Lc 2,19.51). Ella sa tenere insieme tutte le cose, ricostruire attraverso i frammenti tutto il disegno. Maria ci dice la capacità di vivere non frammentariamente le cose che capitano, ma di collegarle, di coglierne l’armonia, la pertinenza, il richiamo, la continuità. Ancora, Maria “guarda attraverso” le cose, cioè  attraverso il visibile riesce a riconoscere e capire ciò che sta dietro. Attraverso il frammento si guarda in profondità il quotidiano.

  1. State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano…. E che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso come un laccio, esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.

Le passioni, il possesso dei beni, la tirannia delle cose, gli affanni appesantiscono la vita, la rendono una vita deviata, senza speranza. Mentre, paradossalmente,  la povertà, intesa come libertà dalle cose, è condizione di scioltezza, di sicurezza per il futuro. Le passioni ci spingono ad accumulare, a cercare sicurezze in ciò che noi predisponiamo, progettiamo, facciamo; invece, la parola del Signore ci suggerisce un atteggiamento di libertà da noi stessi. Allora con questa immagine del quotidiano – il sonno, il  mangiare, il bere – recuperiamo tutte quelle piccole scelte di sobrietà, di stile alternativo di vita che aiutano la concentrazione, a vivere dell’essenziale, a liberarci dalla dissipazione, ad essere svegli.

  1. Vegliate e pregate in ogni momento perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo. Il permanere nella preghiera dà pienezza al nostro tempo, ne fa occasione di dialogo con il Signore e di servizio per i fratelli, di obbedienza e di pace, perché la preghiera ci radica nel futuro di Dio. Così il quotidiano non è più una trappola che ci paralizza con i sensi di impotenza, o ci appesantisce con il sovraccarico delle cose, degli affanni; piuttosto il vivere della vita stessa di Dio, del suo sguardo, ci consente di cogliere quello che è importante nel tempo, quello che rimane. Quindi, al di là di ogni tentazione di fuga o di appiattimento sull’attualità, sul superfluo, ci si muove in questa volontà del Signore che è infinita volontà di bene.

Ecco allora quattro verbi molto importanti, li direi ‘il respiro del quotidiano’: questi verbi ci consentono di respirare bene nel quotidiano, soprattutto di cogliere che non siamo prima di tutto noi ad essere attenti e a vegliare, ma che è il Padre del Cielo che è attento a noi e per primo veglia su di noi e che il nostro custode, come dice il salmo, non dorme mai (“Il tuo custode veglia”) e lascia i segni della sua presenza, da riconoscere.

Un paio di conclusioni pratiche, se non è sufficientemente pratico quello che si è detto finora.

– Puntiamo su ciò che rimane. Ascoltando la Parola di Dio ogni tanto troviamo questa affermazione clamorosa: la promessa che c’è qualcosa che rimane. Per esempio in Ebrei 12,28 si dice “riceviamo una grazia, un bene incrollabile”, nella I Corinzi 13,8-13 “rimane la carità”, oppure in Mt 24, 35 “passerà il cielo e la terra ma rimane la Parola”; ancora I Gv 2,17 “chi fa la volontà di Dio rimane in eterno”. Nella vita, nello sconvolgimento, nel mutare delle cose, sotto questa falce che pareggia tutti i fiori del campo e le erbe del prato, c’è però la promessa di realtà che rimangono. Per questo Papa Giovanni diceva “un’opera di bontà ogni giorno”, perché la bontà rimane, il dono rimane, la testimonianza rimane, oltre l’effimero. Con questa prospettiva si potrebbe vivere il quotidiano con una scintilla di festa, perché se quello che io faccio rimane, allora è già eternità, è già festa.

Ecco che è importante vivere la domenica: ogni otto giorni noi incontriamo il Cristo risorto, con tutto quello che ne deriva. Siamo richiamati a vivere la nostra settimana feriale pensando e gustando il fatto che qualcosa rimane.

– Un secondo suggerimento. Nel quotidiano tutta la persona va sempre mobilitata, mentre tendenzialmente si vorrebbe giocare al risparmio per dire “la mia vita quotidiana non merita che io sia tutto coinvolto, le do qualcosa, ma la testa è da un’altra parte”. Il vangelo ci insegna ad amare il quotidiano, ad amare ciò che piace a Dio nel quotidiano, perché se tu ami quello che fai e che sei, non solo lo fai più volentieri, ti pesa di meno, ma amando ciò che fai e che sei ad un certo punto la tua persona cresce, si compie, per usare una parola molto cara al linguaggio biblico. Che cosa sono queste dissociazioni nel quotidiano? La dissociazione dissangua.

Tutta la persona è mobilitata:

lo sguardo che penetra; ci è dato lo sguardo di Gesù sui gigli del campo, sui fanciulli, sulla vedova al tempio, sulla peccatrice….  abbiamo lo sguardo di Cristo sul quotidiano: usiamolo. Il figlio è un problema o è un dono? Guardiamolo. Questo nemico è un malvagio o è un uomo che ha bisogno di misericordia come me? Questa crisi che vivo è solo una crisi o anche una chances? Guardiamo bene.

E poi il cuore che ricorda, fa memoria, vive alla presenza del Signore. Noi siamo sempre davanti al volto del Signore, non siamo gente che vuole vivere o esportare dei contenuti. La verità non è un contenuto solamente, è prima di tutto vivere alla presenza del Signore.

E ancora, la mano che semina, che fa. Perché fare il bene fa bene. Seminare il bene con gratuità, senza calcoli e risentimenti, fa bene. Dare senza esigere il cambio è il modo più certo per fidarsi di Dio e vivere un quotidiano sereno. Preparare il futuro della speranza: dare con gratuità, senza esigere il cambio.

(Appunti da una meditazione di don Romano Martinelli, Cavallino 2003 )