Brillare di gioia

Bisognerebbe aver cura di lasciarsi educare al silenzio dal creato, dal cosmo. Vi sono esperienze attraverso le quali si percepisce di entrare in sintonia con il silenzio cosmico ...

 

( Da A. M.  Canopi, Silenzio. Ascoltando la sinfonia dell’universo)

Silenzio è innanzitutto un mistero di grazia che attinge la sua motivazione in Dio, nel desiderio di entrare in comunione con lui e di rimanere in adorazione alla sua presenza. Il silenzio è forse il modo più consono alla creatura umana per comunicare con il suo Creatore. Silenzio, infatti, significa anche umiltà e gratitudine; consapevolezza della propria piccolezza e stupore nello scoprirsi amati con predilezione da Dio….

Esso viene soprattutto sciupato dai discorsi orgogliosi del nostro ‘io’ che si erge a giudice e usurpa il posto di Dio. Questi non solo fanno rumore dentro di noi, ma ci fanno agire con presunzione e prepotenza verso gli altri, ai quali non sappiamo dare spazio poiché il nostro ‘io’ si impone su tutti, vuole sempre essere ascoltato, ma non sa ascoltare gli altri. Per custodire il silenzio occorre, dunque, vigilare molto attentamente e coltivare l’umiltà. Ciò non è possibile se non pregando e meditando nel cuore la Parola di Dio, sull’esempio della Vergine Maria che fu una creatura tutta silenzio e ascolto, perché umile e obbediente, totalmente attenta a Dio…

Maria non aveva parole da dire né su se stessa, né su altri o sugli eventi. Per lei l’amore al silenzio coincideva con l’amore alla volontà di Dio e alla sua Parola, con l’amore al servizio nel nascondimento. È questo l’autentico silenzio che porta con sé pace, serenità, calma, equilibrio, compostezza, ordine in tutto l’essere e, di conseguenza, fiducioso abbandono a Dio…

Ecco come Dietrich Bonhoeffer esprimeva le motivazioni del silenzio raccomandato a ogni cristiano che voglia crescere nella vita spirituale: «Facciamo silenzio prima di ascoltare la Parola, perché i nostri pensieri sono già rivolti verso la Parola… Facciamo silenzio dopo l’ascolto della Parola, perché questa ci parla ancora, vive e dimora in noi. Facciamo silenzio la mattina presto, perché Dio deve avere la prima Parola, e facciamo silenzio prima di coricarci perché l’ultima Parola appartiene a Dio. Facciamo silenzio solo per amore della Parola».

Bisognerebbe aver cura di lasciarsi educare al silenzio dal creato, dal cosmo. Vi sono esperienze attraverso le quali si percepisce di entrare in sintonia con il silenzio cosmico, e, attraverso questo, con il mondo invisibile, con la trascendenza. Contemplare nella notte davanti il cielo stellato, o fermarsi davanti a un’aurora o a un tramonto: sono momenti magici della giornata che mettono in silenzio e che plasmano l’anima nella sfera del silenzio. Così anche quando ci si trova immersi in una vasta campagna, in un bosco: non si può dire che lì manchino i suoni, eppure questi non rompono il silenzio; anzi, creano un’atmosfera di silenzio. Quante voci in una campagna: i grilli, le cicale, gli uccelli, lo stormire delle fronde!… Quanti suoni! Eppure tutti concorrono a creare un’atmosfera di silenzio. Perché? Perché insieme formano un’unica, grandiosa sinfonia. In questa orchestrazione delle creature regna sovrano l’ordine del Creatore. Analogamente possiamo dire che se, quando parliamo, attingiamo le parole dalla profondità del cuore, non rompiamo il silenzio, ma diciamo parole intrise di silenzio, cariche di significato. E le parole cariche di significato, cariche – possiamo dire – di Dio, creano unione, comunione.

La più bella lode è un canto di silenzio così puro, che coincide con la purezza di Dio, come un raggio di luce. E luce è la musica divina. Sì, così si canta in cielo: brillando! Lo dice anche il profeta Baruc: le stelle, chiamate da Dio, rispondono: «Eccoci!».   Ma come rispondono? Rispondono «brillando di gioia» (Bar 3,35). Brillando cantano la loro gioia per Colui che le ha create. E noi come cantiamo la lode più bella? Con la santità; diventando sempre più partecipi dello splendore della santità di Dio. Allora siamo una lode pura. Veramente il silenzio, la bellezza, la purezza, la santità sono la lode più degna di Dio. «Tibi silentium laus».

 Per educarci al silenzio è necessario, certo, cominciare a tacere, a disciplinare la lingua, ma non basta, perché fare silenzio non è soltanto non parlare. Dobbiamo riempirci del silenzio che coincide con il Verbo di Dio, Verbo silente, e poi parlare attingendo da quella sorgente; allora le parole sono calme, sono essenziali, sono buone, sono vere, sono belle, sono creatrici. Le parole che scaturiscono dal silenzio, cioè da Dio, partecipano della stessa creatività di Dio, sono feconde di vita. E che cosa comunicano, se non l’amore? Scaturiscono dall’amore e l’amore genera amore. Allora ci si intende subito, per intuizione d’amore. Quando ci si ama, non occorrono tante parole… Ci si parla di più con lo sguardo; ci si parla anche solo nel sentirsi presenti gli uni agli altri; intercorre un misterioso, ineffabile linguaggio che fa sentire gli uni negli altri e insieme nell’Altro.

(da AVVENIRE di domenica 23 novembre 2008, pag 18)