F. Manenti – Crea in me un cuore puro

 

 

Il tema del salmo 51 è «il peccato dell’uomo nel quadro della misericordia di Dio» (B. MAGGIONI, Davanti a Dio. I salmi 1-75, 2001, 162). La Sacra Scrittura parla del peccato dell’uomo in riferimento alla misericordia di Dio (cfr Es 34, 6-7: «Il Signore passò davanti a lui [Mosè] e gridò: “Signore, Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco in grazia e fedeltà, che conserva la grazia fino alla millesima generazione, perdonando la colpa, la ribellione e i peccati»).

Il credente esperimenta insieme la realtà del proprio peccato e quella della misericordia di Dio, ritrovando, così, il coraggio della verità e la serenità del perdono. Diversamente, chi non tiene conto della misericordia di Dio finisce per cadere nella paralizzante angoscia del peccato; chi non riconosce con serenità il proprio peccato vive nella menzogna.

 

LEGGIAMO IL TESTO

Salmo 51
1 Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.   2 Quando venne da lui il profeta Natan dopo che aveva peccato con Betsabea.
3 Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
4 Lavami da tutte le mie colpe,  mondami dal mio peccato. 
5 Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
6 Contro di te, contro te solo ho peccato,  quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto;
perciò sei giusto quando parli,  retto nel tuo giudizio.
7 Ecco, nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre.
8 Ma tu vuoi la sincerità del cuore e nell’intimo m’insegni la sapienza.
9 Purificami con issopo e sarò mondo; lavami e sarò più bianco della neve.
10 Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che hai spezzato.
11 Distogli lo sguardo dai miei peccati,  cancella tutte le mie colpe.
12 Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.
13 Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito.
14 Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso.
15 Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno.
16 Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza, la mia lingua esalterà la tua giustizia.
 17 Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode;
18 poiché non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti.
19 Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.
20 Nel tuo amore fa grazia a Sion, rialza le mura di Gerusalemme.
21 Allora gradirai i sacrifici prescritti, l’olocausto e l’intera oblazione, 
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.

 

La “nota introduttiva” (vv 1-2) suggerisce un collegamento tra il salmo e un episodio della vita del re Davide (cfr 2Sam 11-12). Davide s’invaghisce di Bestabea, moglie di Uria, un soldato che si trova in guerra per il suo re. Quando la donna resta incinta, Davide tenta, dapprima, di combinare un incontro tra Uria e Betsabea, richiamandolo dal fronte; poi, di fronte al rifiuto di Uria di incontrare la moglie, si sbarazza di lui, rispedendolo al fronte con una lettera al comandante delle truppe, dove da’ disposizione che Uria sia tolto di mezzo (cfr 2Sam 11,15).

Davide non prova alcun disagio a comandare l’eliminazione di Uria, soltanto dopo l’aspro rimprovero del profeta Natan (cfr 2Sam 12,7) riconoscerà la gravità di quanto ha compiuto.

La vicenda di Davide mostra che è la parola di Dio a svelare la natura del peccato, che solo l’incontro con Dio consente di cogliere la portata del proprio peccato: così è per Adamo (cfr Gn 3,10), per Isaia (cfr Is 6), per Pietro (cfr Lc 5,8), per Zaccheo (cfr Lc 19,8), per Paolo (cfr At 9,8).

Le definizioni del peccato dell’uomo

v 3: «Cancella il mio peccato». Qui “peccato” traduce il termine ebraico fesha’, che esprime l’idea di ostilità e di rancore, una specie di ribellione, di tradimento. La parola usata nei confronti di Dio fa pensare a una relazione (alleanza) tra Dio e l’uomo, di cui il peccato è rottura, abbandono, infedeltà (cfr Is 1,2-3: «Udite, o cieli, ascolta, o terra, perché il Signore parla: ho allevato dei figli e li ho resi grandi, ma si sono ribellati contro di me. Il bue conosce il suo padrone e l’asino la greppia del suo possessore; Israele invece non mi conosce, il mio popolo non comprende»).

A determinare il tradimento d’Israele è la sua ingratitudine nei confronti di Jahvè.

v 4: «Lavami da tutte le mie colpe». La parola “colpa” traduce l’ebraico ‘awon, che indica maggiormente la situazione del peccatore: una situazione disordinata, contorta, pesante, che schiaccia la persona. Cfr Sal 38,5: «Le mie colpe mi schiacciano il capo, gravano su di me come un pesante fardello».

v 5: «Il mio peccato mi sta sempre dinanzi». Il termine ebraico è chatta, che significa “sbaglio”, sbagliare il bersaglio, non raggiungerlo. Il senso è quello di un’azione mancata, fallimentare: il peccatore ritiene di raggiungere lo scopo, di guadagnare la meta, in realtà la manca, va incontro alla delusione.

Il peccato determina vuoto e delusione nel peccatore (cfr la delusione del figlio che abbandona la casa del padre, in cerca di una maggiore libertà e, trova, invece, la fame e un lavoro degradante [Lc 15]) e in Dio, il quale si aspetta dall’uomo una risposta positiva che invece non arriva (cfr l’allegoria della vigna in Is 5). In conclusione «il peccato delude Dio e l’uomo» (ID, 159).

Le definizioni della misericordia di Dio

v 3: «Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia, nella tua grande bontà cancella il mio peccato». Risaliamo ai corrispondenti termini ebraici.

“Pietà”→ hanan: indica il gesto di chi abbassa lo sguardo verso chi sta in basso, verso un suddito. Un gesto che indica gratuità ed esprime «quella signorile discrezione che non fa pesare il gesto che compie e non fa abbassare lo sguardo di chi lo riceve» (ID, 162).

“Misericordia”→ rahamin fa riferimento al grembo materno ed evoca quella ricchezza di emotività, ostinazione e tenerezza che caratterizzano l’amore di una madre. Si potrebbe tradurre con “appassionata tenerezza” come riferisce Is 49,15: «Forse che una donna si dimentica del suo bambino e cessa dall’aver compassione del figlio delle sue viscere? Anche se una donna si dimenticasse del suo bambino, io non ti dimenticherò».

“Bontà”→ hesed indica l’atteggiamento da assumere tra persone strette da un legame. Si potrebbe tradurre con “solidarietà fedele”, addirittura con “solidarietà ostinata”. Quella di Dio appare solidarietà ostinata nei confronti dell’uomo peccatore, anche se l’uomo viene meno.

L’azione della misericordia di Dio sollecitata dal salmista

vv 3-4: tre verbi:  cancella (il mio peccato); lavami (da tutte le mie colpe); mondami/purificami (dal mio peccato).

vv 11-12. quattro verbi:  distogli lo sguardo (da tutti i miei peccati); cancella (tutte le mie colpe), crea in me (un cuore puro); rinnova in me (uno spirito saldo).

L’azione di Dio è presentata secondo una progressione: parte del non tener conto dei peccati, dal non considerarli (“distogli lo sguardo dai miei peccati”); prosegue con il toglierli di mezzo (“cancella il mio peccato… tutte le mie colpe”), con la creazione di un cuore non più inquinato dalla presenza del male (“crea in me un cuore puro”) per compiersi con il mettere in condizione l’orante di prendere le distanze dal male, di non soccombere un’altra volta alle sue seduzioni (“rinnova in me uno spirito saldo”).

Il verbo “creare” traduce il verbo ebraico bara, utilizzato nella S. Scrittura per descrivere l’esclusiva e salvifica azione di Dio: la creazione dell’universo, la liberazione d’Israele dalla schiavitù, la creazione dei cieli nuovi e della terra nuova.

L’azione di Dio che “crea un cuore puro” e “rinnova uno spirito saldo”, ha a che fare con una creazione, non solo perché libera il cuore dell’uomo dal male, dalla schiavitù del male, ma anche (soprattutto) perché lo mette in condizione di sicurezza, lo rende capace di prendere le distanze dal male, di non soccombere ad esso.

Dal contesto emerge che il perdono di Dio è a un tempo gesto della sua misericordia e della sua potenza, perché libera la nostra libertà e la rende forte, capace di contrastare il male.

(Franco Manenti, Esercizi spirituali per sposi, Cavallino 2008)